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venerdì 19 ottobre 2012

Nuova evangelizzazione (secondo Chiara Lubich)


La nuova evangelizzazione
Chiara Lubich (dal discorso ai Vescovi amici del Movimento dei Focolarini, 24.2.2002)

Come mai alla parola “evangelizzazione” è stato aggiunto l’aggettivo “nuova”?
Lo ha fatto Giovanni Paolo II per la prima volta nel 1983. Durante gli anni seguenti, poi, ha formulato dei principi, delle caratteristiche di questa “nuova evangelizzazione”.
Intanto occorre dire che, fin dai primi decenni del ’900, aveva in certo modo pronunciato questa parola “nuova” lo Spirito Santo, quando ha iniziato a mandare sulla terra – come fa di tempo in tempo – carismi particolari, per una rievangelizzazione della cristianità, che ne aveva bisogno, ed una più estesa evangelizzazione dell’umanità, dando origine così a vive e vibranti nuove forme associative, come i Movimenti e le Comunità ecclesiali.
I principi e le caratteristiche più importanti della “nuova evangelizzazione” annunciata da Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio (1990) sono una decina.
L’evangelizzazione deve essere:
1. nuova nel suo ardore;
2. nuova nei suoi metodi;
3. nuova nelle sue espressioni;
4. il primo annuncio che deve fare è: “L’uomo è amato da Dio”;
5. è destinata alla formazione di comunità ecclesiali mature;
6. occorre prima evangelizzare se stessi;
7. la Parola del Vangelo che metterà in rilievo sarà l’amore;
8. dovrà attuare e far attuare il Comandamento Nuovo di Gesù;
9. non la si potrà realizzare senza puntare sulla santità;
10. per una “nuova evangelizzazione” necessiterà naturalmente anche la Parola detta.

Tutti chiamati ad evangelizzare
Come si sa, le Parole di Gesù: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15) segnano la nascita dell’evangelizzazione.
Esse erano dirette ai suoi apostoli, ai loro successori ed a quanti avrebbero collaborato con loro.
E per 20 secoli è stato così.
Tutti i cristiani, e non solo, sono a conoscenza di missionari vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e qualche laico che, lasciando patria, casa, famiglia, lavoro, studi..., hanno adempiuto, lungo i secoli, questo comando. E a tutti è noto quale tipo di vita essi abbiano scelto per compiere tale missione; e quale esistenza, spesso eroica, abbiano condotto e conducano, ancor oggi, per annunciare il Vangelo alle genti. Evangelizzazione questa che, pensiamo, continuerà.
Primo principio: “nuova nel suo ardore”
Tuttavia oggi la Chiesa, per bocca del Papa, afferma la necessità di una “novità”.
Anzi, parlando ai vescovi del Celam in Haiti, già il 9 marzo ’83, il Santo Padre precisava che deve essere “nuova nel suo ardore”. E sarà tale se, man mano che procede, cresce, in chi la promuove, l’unione con Dio.
L’evangelizzare gli altri, i prossimi, il mondo, ha da portare, dunque, un aumento dell’unione con Dio in chi la opera. (…)
Poiché vi è uno stretto legame fra l’amore al prossimo e l’amore a Dio, più cresce l’uno, più aumenta l’altro e viceversa. Più cresce la radice di una pianta, più s’alza il fusto. E più s’allunga quest’ultimo – per il contributo dell’ossigeno, ad esempio –, più s’affonda la radice.
Ecco, quindi, la possibilità per tutta la Chiesa di una “evangelizzazione nuova” che fa crescere l’unione con Dio, l’“ardore” nei cuori.
Secondo principio: “nuova nei metodi”
Questa evangelizzazione deve essere “nuova nei metodi”. Lo ha detto il Santo Padre nel 1988, in un’omelia a Salto, in Uruguay.
Nuova nei metodi significa che, questa volta, sarà attuata non solo da persone speciali, come sarebbero gli ecclesiastici o i religiosi, ma dall’intero popolo di Dio.
Lo Spirito Santo, nel caso nostro, ha scelto sin dall’inizio proprio laici, o meglio laiche, per suscitare questa realtà ecclesiale, che è strumento di evangelizzazione.
È anche qui, dunque, il popolo che evangelizza e lo fa da quasi 60 anni. Ora però questo metodo deve diventare prassi per tutta la Chiesa.
Terzo principio: “nuova nelle sue espressioni”
La “nuova evangelizzazione” sarà nuova anche “nelle sue espressioni”. Afferma sempre il Santo Padre: «È ormai tramontata, anche nei Paesi di antica evangelizzazione (come l’Europa), la situazione di una ‘società cristiana’, che (...) si rifaceva ai valori evangelici. Oggi si deve affrontare (...) una situazione (...) nel contesto della globalizzazione e del nuovo (...) intreccio di popoli e culture che la caratterizza»(Novo Millennio ineunte, 40).
Per questo occorrono nuove espressioni di evangelizzazione. E non c’è dubbio che fra le forme di evangelizzazione moderne emergano i dialoghi, nei quali sono impegnati pure diversi Movimenti o Comunità ecclesiali: dialogo tra i cattolici (tra i vecchi e nuovi carismi) per essere “Chiesa-comunione”, dialogo ecumenico dove facciamo calcolo del molto che abbiamo in comune con i cristiani delle altre Chiese, dialogo interreligioso nel quale, come primo passo, cominciamo col vivere assieme la “Regola d’oro” presente in quasi tutti i Libri Sacri, regola che, nel Vangelo, recita così: «Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi» (cf Lc 6, 31); dialogo con persone di buona volontà. Si tratta dei quattro dialoghi già annunciati da Paolo VI nell’Ecclesiam suam7, previsti oggi da Giovanni Paolo II per la Chiesa intera.
Quarto principio: “l’uomo è amato da Dio”
Il primo annuncio da dare sarà: “L’uomo è amato da Dio!”, perché – ha detto il Papa ai vescovi degli Stati Uniti nel 1998 – «l’evangelizzazione è lo sforzo della Chiesa di proclamare a tutti che Dio li ama, che ha offerto la propria vita per loro in Cristo Gesù e che li invita a una vita eterna di felicità». (…)
Meravigliosa sintetica definizione della Buona
Novella.
E qui si può capire come la precisazione di questo doveroso primo annuncio da fare al
mondo, non può non aver stupito noi ed altri. Non siamo soli, infatti, ad iniziare proprio,
in tal modo, l’evangelizzazione.
Per quanto ci riguarda, come molti sanno, lo Spirito Santo, sin dai primi giorni della
“nostra nuova vita”, ha impresso nel nostro cuore una forte convinzione: “Dio ci ama”.
Dicevamo a tutti, in tutti i modi: «Dio ci ama immensamente».
E noi abbiamo creduto all’amore di Dio e, da allora, abbiamo continuato ad
annunciarlo nei 58 anni di vita del nostro Movimento. Ed è stato da quella fede che tutto
è incominciato e s’è sviluppato dando origine così alla nostra “spiritualità dell’unità”.
In obbedienza allo Spirito Santo, che parla nel Santo Padre, ora quest’annuncio potrà
essere universalizzato in tutta la Chiesa.
Quinto principio: “formare
comunità cristiane mature”


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