Pagine

domenica 27 gennaio 2013

Credo (o almeno credo): c'è chi dice no (ateismo, agnosticismo...)


ATEISMO (a-Teo)
Gli atei sono persone che credono che Dio o gli dèi (o altri esseri soprannaturali) siano costruzioni umane, miti e leggende. L’ateismo, tranne casi isolati nella Grecia classica (IV-III sec. A.C.) nasce durante l’
illuminismo. Nel caso di Gesù Cristo nega la sua divinità.
> ATEISMO PRATICO: vivere “come se” non vi fosse Dio, senza riferirsi ad
alcuna divinità.
> MATERIALISMO: crede che l'unica realtà esistente sia quella visibile, materiale.> TEISMO: credere nella dimensione soprannaturale, in maniera impersonale;
Gesù Cristo è una espressione della divinità presente nel mondo.
> PANTEISMO: credere che Dio sia in tutte le cose (animate o inanimate); Gesù
Cristo è una delle persone o delle cose attraverso cui incontrare la divinità
(impersonale). Non crede che Gesù sia figlio di Dio.
AGNOSTICISMO: agnostico (dal greco a-gnothein non sapere) indica un atteggiamento con cui si sospende il giudizio rispetto a un problema, poiché  non se ne ha (o non se ne può avere) sufficiente conoscenza. In senso stretto è  l'astensione sul problema della realtà del divino e dunque anche della divinità di Gesù Cristo.
Ha affermato Einstein: «Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il  bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Ma non sa come. E non
conosce le lingue in cui sono stati scritti quei libri. Il bambino oscuramente sospetta che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra essere la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. Noi vediamo l’universo meravigliosamente disposto
e regolato da certe leggi. La nostra mente limitata (tuttavia) è in grado di intuire che una misteriosa forza muove le costellazioni».

Ø GNOSTICISMO: movimento dei primi secoli del cristianesimo fondato sulla
sapienza o illuminazione (gnosi) riservata agli iniziati. La salvezza dipende
dalla conoscenza illuminata (> NEOGNOSTICISMO e movimenti new age).
CREDENTE (in Cristo)
Crede che Gesù Cristo, così come testimoniato dalla Bibbia (Scrittura) e
trasmesso dalla Chiesa (Tradizione), sia uomo e insieme Dio, nato, morto e
Risorto e dunque vivente.

RELATIVISTA o soggettivista
Crede che la fede sia RELATIVA al soggetto, cioè a sé stesso e non tanto ad un
evento storico o ad una persona concreta: la fede puoi averla o non averla e
dipende da te come essa sia (“io credo
che… io sento” che…). Non crede a verità
assolute, ma a verità RELATIVE al soggetto.

SINCRETISTA
Crede a più religioni in contemporanea, prende da diverse religioni ciò che
preferisce facendo un mix religioso.


Carlo Climati
Fino a qualche anno fa, il mondo in cui vivevamo era fortemente impregnato di cultura cristiana. Oggi, invece, il mondo è certamente più ateo. Questo è un male? Personalmente, non credo che gli atei siano peggiori dei credenti. L’ateismo, di per sé, non è un male, se è accompagnato dall’onestà intellettuale e dalla volontà di confrontarsi. Io credo che alcuni valori in cui i cattolici credono non siano strettamente “religiosi”. Sono valori universali. Mi riferisco ad una serie di “regole non scritte” che tutti (anche gli atei) dovrebbero condividere: l’unità della famiglia, l’amicizia, la gentilezza, la buona educazione, il senso del pudore, il rispetto degli altri, la cultura dello sforzo e dell’impegno, la pace, il rispetto dei diritti umani, a cominciare dal diritto alla vita. Io credo che questi valori siano semplicemente “umani”, condivisibili in ogni parte del mondo, al di là di ogni confine culturale e religioso. Oggi questi valori vengono continuamente messi in discussione. Le nuove generazioni sembrano aver smarrito la coscienza del bene e del male. E l’ateismo, purtroppo, si associa sempre di più al nichilismo e al relativismo morale. Si sta diffondendo un ateismo aggressivo, cattivo, presuntuoso. Io ho veramente nostalgia degli atei di una volta, che sapevano dialogare e anche mettersi in discussione. Oggi, molti atei sono superbi e non hanno neppure il coraggio di chiamarsi con il proprio nome. Preferiscono definirsi “laici”. Il termine “laico” viene utilizzato, erroneamente, come sinonimo di “libero”. Secondo una mentalità diffusa, i “laici” sarebbero più “liberi”, più “evoluti” e più “aperti” dei cattolici. Si parla, non a caso, di Stato “laico”, nell’illusione che questo tipo di Stato possa essere più “libero”, imparziale, o addirittura migliore degli altri. Lo stesso errore viene commesso quando si parla di scuola “laica”, di bioetica “laica”, di visione “laica” della famiglia e di tante altre cose che sembrerebbero essere più nobili, in quanto non “contaminate” dalla fede in Dio. Io credo che i cattolici dovrebbero nuovamente impossessarsi della loro “laicità”, senza paure e senza complessi. Io, ad esempio, sono “laico”, perché non sono un prete. Ma sono anche cattolico. E quindi, sono laico e cattolico. Gli altri, che non credono in Dio, non sono “laici”. Sono semplicemente atei. In questo diffuso terreno culturale ateo (e non “laico”), si sta verificando un fenomeno curioso: il ritorno della superstizione. Esoterismo, occultismo e spiritismo sembrano trovare energie nuove e terreno fertile nella credulità popolare di milioni di persone, soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione. Basta accendere la televisione, a qualunque ora, per trovarsi di fronte a maghi e cartomanti che vendono amuleti o leggono i Tarocchi. Tutto questo sembrerebbe essere in contrasto con lo straordinario bisogno di razionalità e di ateismo che caratterizza i nostri tempi. Nell’epoca dei computer e delle conquiste dello spazio, non si dovrebbe avere paura del malocchio e ricorrere ad un talismano per ritrovare fiducia in sé stessi. Eppure, questo è ciò che sta accadendo. Un grande scrittore, Chesterton, diceva che quando l’uomo smette di credere in Dio, non è vero che non crede più a nulla. Comincia a credere a tutto il resto. Ed è quello che sta succedendo oggi. Non siamo più credenti, ma creduloni. Molti giovani, oggi, dicono di essere atei e di non credere in Dio. Io non ci credo. Non sono atei, ma “politeisti”. Credono in tante “divinità”. Chi sono le nuove “divinità” di oggi? La carriera, i soldi, il sesso sfrenato, la bella automobile, il telefono cellulare dai mille usi, il computer ultimo modello, le scarpe alla moda, la casa lussuosa, le vacanze esotiche... I giovani sono avvolti in una specie di “nuovo paganesimo”, in cui le divinità ci sorridono dagli spot pubblicitari o dalle copertine di certe riviste. Tutto gira intorno al concetto di “avere”. I ragazzi sono spinti a credere che “se si ha, si è”. Altrimenti, non si è nessuno. E così, ancora una volta, scatta l’invito a comprare, consumare, accumulare. Anche quando non esiste un ragionevole bisogno di farlo. E’ questo il terreno culturale che è stato costruito per i giovani del terzo millennio. E’ facile dire che le nuove generazioni sono superficiali ed apatiche. Ma che colpa possono avere, se quasi nessuno ha il coraggio di proporre loro un’esistenza un po’ meno materialista? Un grande uomo di fede, Martin Luther King, disse: “Mentre una società opulenta vorrebbe indurci a credere che la felicità consiste nella dimensione delle nostre automobili, nell’imponenza delle nostre case e nella sontuosità delle nostre vesti, Gesù ci ammonisce che la vita di un uomo non consiste nell’abbondanza delle cose che egli possiede”. E’ da qui che bisogna ripartire, per donare fiducia e speranza ai giovani. "

Nessun commento:

Posta un commento