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giovedì 20 settembre 2012

L’ULTIMA CENA secondo Leonardo

Iconografia eucaristica. Leonardo fu lo spartiacque. Sulla mensa i moti dell’animo
di Francesca Bonazzoli, Corriere della Sera, 31.8.11
Dal IV secolo ad oggi l'iconografia dell'eucarestia si può raccontare attraverso un prima e dopo Leonardo da Vinci. La sua Ultima cena, affrescata nel refettorio dove consumavano i pasti i frati domenicani del convento di Santa Maria delle Grazie, a Milano, è l'icona per eccellenza della storia della pittura, la più riprodotta, reinterpretata e copiata nonostante rappresenti il momento emotivamente più labile e ambiguo dell'istituzione del sacramento. Mai, prima di Leonardo, un artista aveva rappresentato quel preciso attimo della Cena che esclude qualsiasi descrizione concreta e si concentra invece sulla psicologia, sull'incertezza, lo stupore e il turbamento da cui sono presi tutti gli apostoli dopo che Cristo ha annunciato: «Uno di voi mi tradirà». Il genio da Vinci è infatti l'unico che dipinge le parole dell'evangelista Giovanni: «I discepoli si guardavano gli uni gli altri non riuscendo a capire di chi egli parlava»: tutti gli altri pittori si erano limitati a narrare la vicenda attraverso dettagli concreti, per esempio il momento in cui Gesù allunga la mano nello stesso piatto di Giuda annunciando il tradimento. (…)

Leonardo ha copiato da san Giovanni?
di Giacomo Maria Prati, Avvenire, 26.5.11
(…) Il capolavoro appare specialmente influenzato dall’Apocalisse e dal Vangelo di Giovanni, l’unico a descrivere lo stato interiore di Gesù al momento del drammatico annuncio (Gv 13, 21) (…)
L’apertura dietro al Signore è una porta (Gv 10, 9) non una finestra, mentre il vassoio sotto il petto di Gesù è vuoto, come i piatti degli apostoli, perché è Gesù l’Agnello di Dio (Gv 1, 29). La Cena sembra post-eucaristica, perché il pane è già in parte spezzato e il vino versato, ma resta agli inizi quanto al cibo, il cristico pesce o l’analoga anguilla, e un vassoietto lo mostra tagliato in quattro parti da tre tagli, allusione ai tre chiodi della croce e alle vesti di Gesù spartite in quattro (Gv 19, 23). Anche la posizione di Cristo è scritturale in quanto appare il settimo, Signore del Sabato (Mc 2, 27-28 e Ap 1, 20), visto sia da destra che da sinistra e anche rispetto alle sette lesene del soffitto a cassettoni. La triangolarità iconica del Cristo, rafforzata dalle tre aperture sul fondo, e ribadita dai tre vassoi sulla tavola, ci parla della giovannea ora di Gesù (Gv 2, 4 e 13, 1) e della reciproca glorificazione trinitaria fra il Figlio e il Padre (Gv 13, 31). (…)
Il soffitto è un quadrato simbolico che reca per tre volte il numero 6, alludendo al numero della bestia (Ap 13, 18). Su Gesù incombe l’impero della tenebra di cui parla Luca (Lc 22, 53). La pietra sulla tunica di Gesù è verde, segno di Dio quale pietra viva, roccia di salvezza, ma anche allusione allo smeraldo riassumente l’iride attorno al trono di Dio (Ap 4, 3). La successione apostolica quale iride mistica, mandorla cristica tipica del Cristo glorioso, pantocratore. (…) Molti apostoli presentano anch’essi una pietra sulla tunica, e il simbolismo rinvia alle 12 pietre della nuova Gerusalemme (Ap 21, 19-20) come al pettorale di Aronne (Es 28, 17-21) articolato in 4 serie di 3 pietre, come i 4 gruppi apostolici. Ne abbiamo conferma nella pietruzza che reca Matteo, citazione della pietra bianca che Gesù promette alla Chiesa di Pergamo (Ap 2, 17), o della perla a cui si paragona il Regno di Dio (Mt 13, 45-46). La serie apostolica inizia con Simone il cananeo e termina con Bartolomeo di Cana. Segno giovanneo.
E a Simone segue Taddeo, entrambi predicatori in Armenia e Persia, indice di fedeltà alle tradizioni ecclesiali e allusione, con Matteo (Etiopia) e Tommaso (India), all’Eden. Leonardo sottolinea il ruolo del prediletto Giovanni (Gv 13, 23) e di suo fratello Giacomo, posti alla destra e alla sinistra del Signore, come richiesto dalla madre dei figli di Zebedeo (Mt 20, 20-21). Una «prima cena» che è già banchetto regale. Allusa in Giovanni vi è una donna, Maria, associata a Giovanni da Gesù crocifisso (Gv 19, 26-27). Ancora giovanneo è Pietro che chiede all’evangelista chi sia il traditore (Gv 13, 24), mentre biblico si rivela il sale rovesciato da Giuda (Lv 2, 13).
Il volto di Giovanni manifesta la partecipazione mistica del discepolo al dolore di Cristo (Gv 13, 25). (…).
Giacomo invece, nel suo dolore carnale, fisico, ricorda gli angeli della crocifissione e della deposizione del Giotto degli Scrovegni e della crocifissione di Simone Martini. Giovanni e Giacomo, cioè il sole e luna ai lati della Croce, altro topos diffusissimo. (…) Le vesti di Gesù, rosso-blu, indicano i giovannei segni del sangue e dell’acqua (Gv 19, 34) e il suo distacco dai due lati delle schiere degli apostoli rinvia a Mosè nel Mar Rosso come allo squarcio del velo del Tempio (Lc 23, 45). (…)

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