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sabato 4 maggio 2013

Le parole del Papa Francesco (il meglio, aprile 2013)

Papa Francesco: no a “gratifica Conclave” per dipendenti vaticani
Quando la Chiesa diventa mondana, quando ha dentro di sé lo spirito del mondo, quando ha quella pace che non è quella del Signore […] la Chiesa è una Chiesa debole, una Chiesa che sarà vinta e incapace di portare proprio il Vangelo, il messaggio della Croce, lo scandalo della Croce…”.
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Nella Messa in Santa Marta, il Papa si sofferma sul Sacramento della Riconciliazione, spiegando che il confessionale non è un luogo di punizione, né una tintoria dove togliere una macchia.
"...vergognarsi è una virtù dell’umile, di quell’uomo e di quella donna che è umile”.  “Benedetta vergogna” ha anzi esclamato il Pontefice.  “Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio!”.
E se domani faccio lo stesso? Vai un’altra volta, e vai e vai e vai…. Lui sempre ci aspetta.
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Domenica 28 aprile, (V di Pasqua, giornata dei cresimandi)
un invito che rivolgo a voi cresimandi e cresimande e a tutti: rimanete saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore. Qui sta il segreto del nostro cammino! Lui ci dà il coraggio di andare controcorrente. Sentite bene, giovani: andare controcorrente; questo fa bene al cuore, ma ci vuole il coraggio per andare controcorrente e Lui ci dà questo coraggio!
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sabato 27 aprile, MESSA (S.Marta):
"Andare incontro a quanti sono alla ricerca della verità"
...comunità chiacchierone, che parlano contro, distruggono l'altro e guardano dentro, sempre dentro, coperte col muro. Invece la comunità libera, con la libertà di Dio e dello Spirito Santo, andava avanti, anche nelle persecuzioni.
...come sono le nostre comunità, le comunità religiose, le comunità parrocchiali? Sono comunità aperte allo Spirito Santo, che ci porta sempre avanti per diffondere la Parola di Dio, o sono comunità chiuse, con tutti i comandamenti precisi, che caricano sulle spalle dei fedeli tanti comandamenti, come il Signore aveva detto ai farisei?".
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Venerdì 26 aprile, MESSA (S.Marta)
...sebbene molti possano pretendere di vederci bene, ha osservato il Papa, ignorano di essere, simbolicamente parlando, “malati di cataratta” e di aver bisogno di un’operazione.
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Mercoledì 24 aprile,
tre brani evangelici “aiutano ad entrare in questo mistero” (del ritorno glorioso del Cristo): quello delle dieci vergini, dei talenti e del giudizio finale.
“Non addormentiamoci - ha esortato il Santo Padre - la vita dei cristiani addormentati è una vita triste, eh? Non è una vita felice”.
“Un cristiano che si chiude in se stesso, che nasconde tutto quello che il Signore gli ha dato, non è cristiano! È un cristiano che non ringrazia Dio per tutto quello che gli ha donato!”.
-          MESSA (S.Marta): "La Chiesa non è una ONG, ma una storia d'amore"
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Martedì 23 aprile, MESSA (Cappella Paolina), nella memoria di San Giorgio (suo onomastico): "L'identità cristiana è un'appartenenza alla Chiesa"
 
“È una dicotomia assurda voler vivere con Gesù senza la Chiesa, seguire Gesù fuori della Chiesa, amare Gesù senza la Chiesa”. Commentando la Prima Lettura (At 11,19-26), il Santo Padre ha affermato che “proprio nel momento in cui scoppia la persecuzione, scoppia la missionarietà della Chiesa”, la quale va avanti “fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni del Signore”, sempre a metà strada “tra la Croce e la Resurrezione”.
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Lunedì 22 aprile, MESSA (S.Marta): Gesù, la "porta d'amore" che non inganna
“Arrampicatori” sociali sono presenti “anche nelle comunità cristiane”. In questo modo la fede cristiana tradisce se stessa e degenera in una “religione da negozio”, un mercimonio.
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Domenica 21 aprile, giornata delle VOCAZIONI

... fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte.
Ci sono molti giovani oggi, qui in Piazza. Siete tanti voi, no? Si vede… Ecco! Siete tanti giovani oggi qui in Piazza. Vorrei chiedervi: qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito? Non sento? Ecco… Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo voi? Siete d’accordo? Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! Dietro e prima di ogni vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, c’è sempre la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un nonno, di una madre, di un padre, di una comunità… Ecco perché Gesù ha detto: «Pregate il signore della messe – cioè Dio Padre – perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto.
-          S.MESSA, IV di Pasqua (ordinazioni sacerdotali)
...oggi vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa: per favore, non vi stancate di essere misericordiosi. Con l’olio santo darete sollievo agli infermi e anche agli anziani: non abbiate vergogna di avere tenerezza con gli anziani.
Siete Pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari. Infine, partecipando alla missione di Cristo, Capo e Pastore, in comunione filiale con il vostro Vescovo, impegnatevi a unire i fedeli in un’unica famiglia, per condurli a Dio Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.
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Venerdì 19 aprile, MESSA (S.Marta): "Ogni ideologia è una falsificazione del Vangelo"
Il salto di qualità tipico di tutti i profeti e santi è la “risposta dell’umiltà”, ovvero l’accoglienza della Parola di Dio “con il cuore”. Tutto il contrario dei dottori della legge, che “rispondono solo con la testa” e si rendono così impermeabili a qualunque conversione.
Gesù “va al cuore perché è Parola d’amore, è parola bella e porta l’amore, ci fa amare”.
Nemmeno il “moralismo” è una strada praticabile: anche chi si ostina a vedere in Gesù Cristo una mera “strada del dovere”, infatti, cade nella trappola della pretesa di comprendere tutto solo “con la testa”. Chi ha un atteggiamento del genere carica tutto “sulle spalle dei fedeli”.
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Giovedì 18 aprile, MESSA (S.Marta): La gioia della fede è quella di chi incontra Gesù
Gesù è una persona reale, non certo un “dio-spray”.
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Mercoledì 17 aprile,
"Occorre essere fedeli allo Spirito per annunciare Gesù con la nostra vita, con la nostra testimonianza e con le nostre parole. Quando facciamo questo, la Chiesa diventa una Chiesa Madre che genera figli, figli, figli perché noi, figli della Chiesa, portiamo quello. Ma quando non lo facciamo, la Chiesa diventa non madre, ma la Chiesa babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare. E' una Chiesa sopita.
UDIENZA: È salito al cielo, siede alla destra del Padre
 
Egli è il nostro avvocato: che bello sentire questo! Quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati!
Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio.
...l’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida; con noi ci sono tanti fratelli e sorelle che nel silenzio e nel nascondimento, nella loro vita di famiglia e di lavoro, nei loro problemi e difficoltà, nelle loro gioie e speranze, vivono quotidianamente la fede e portano, insieme a noi, al mondo la signoria dell’amore di Dio, in Cristo Gesù risorto, asceso al Cielo, avvocato per noi.
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Martedì 16 aprile, MESSA (S.Marta) Non addomestichiamo lo Spirito Santo!
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Lunedì 15 aprile, MESSA (S.Marta): "La calunnia è un'espressione diretta di Satana"
La calunnia vuole distruggere l’opera di Dio; la calunnia nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio. E chi fa l’odio è Satana”. “La calunnia distrugge l’opera di Dio nelle persone, nelle anime, utilizza la menzogna per andare avanti”.
In un’epoca “con più martiri che non quella dei primi secoli”, caratterizzata da “turbolenze spirituali”, c’è però un “posto sicuro” secondo il Santo Padre, che “è sotto il manto della Madonna”.
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Domenica 14 aprile, III di Pasqua
Messa(San Paolo fuori le mura), ore 18.30: "Annunciare, testimoniare, adorare"
...noi? Siamo capaci di portare la Parola di Dio nei nostri ambienti di vita? Sappiamo parlare di Cristo, di ciò che rappresenta per noi, in famiglia, con le persone che fanno parte della nostra vita quotidiana? La fede nasce dall’ascolto, e si rafforza nell’annuncio.
...a noi Pastori: non si può pascere il gregge di Dio se non si accetta di essere portati dalla volontà di Dio anche dove non vorremmo, se non si è disposti a testimoniare Cristo con il dono di noi stessi, senza riserve, senza calcoli, a volte anche a prezzo della nostra vita. Ma questo vale per tutti: il Vangelo va annunciato e testimoniato. Ciascuno dovrebbe chiedersi: Come testimonio io Cristo con la mia fede? Ho il coraggio di Pietro e degli altri Apostoli di pensare, scegliere e vivere da cristiano, obbedendo a Dio?
...non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio! Mi viene in mente adesso un consiglio che san Francesco d’Assisi dava ai suoi fratelli: predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole. Predicare con la vita: la testimonianza. L’incoerenza dei fedeli e dei Pastori tra quello che dicono e quello che fanno, tra la parola e il modo di vivere mina la credibilità della Chiesa.
E questo è un punto importante per noi: vivere un rapporto intenso con Gesù, un’intimità di dialogo e di vita, così da riconoscerlo come “il Signore”. Adorarlo!
...adoriamo il Signore? Andiamo da Dio solo per chiedere, per ringraziare, o andiamo da Lui anche per adorarlo? Che cosa vuol dire allora adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. Ognuno di noi, nella propria vita, in modo consapevole e forse a volte senza rendersene conto, ha un ben preciso ordine delle cose ritenute più o meno importanti. Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia.
Questo ha una conseguenza nella nostra vita: spogliarci dei tanti idoli piccoli o grandi che abbiamo e nei quali ci rifugiamo, nei quali cerchiamo e molte volte riponiamo la nostra sicurezza. Sono idoli che spesso teniamo ben nascosti; possono essere l’ambizione, il carrierismo, il gusto del successo, il mettere al centro se stessi, la tendenza a prevalere sugli altri, la pretesa di essere gli unici padroni della nostra vita, qualche peccato a cui siamo legati, e molti altri.
...dove trovavano i primi discepoli la forza per questa loro testimonianza? Non solo: da dove venivano loro la gioia e il coraggio dell’annuncio, malgrado gli ostacoli e le violenze?
E’ chiaro che solo la presenza con loro del Signore Risorto e l’azione dello Spirito Santo possono spiegare questo fatto. Il Signore che era con loro e lo Spirito che li spingeva alla predicazione spiega questo fatto straordinario. La loro fede si basava su un’esperienza così forte e personale di Cristo morto e risorto, che non avevano paura di nulla e di nessuno, e addirittura vedevano le persecuzioni come un motivo di onore, che permetteva loro di seguire le orme di Gesù e di assomigliare a Lui, testimoniando con la vita.

Questa storia della prima comunità cristiana ci dice una cosa molto importante, che vale per la Chiesa di tutti i tempi, anche per noi: quando una persona conosce veramente Gesù Cristo e crede in Lui, sperimenta la sua presenza nella vita e la forza della sua Risurrezione, e non può fare a meno di comunicare questa esperienza. E se questa persona incontra incomprensioni o avversità, si comporta come Gesù nella sua Passione: risponde con l’amore e con la forza della verità.
... in questo tempo ci sono tanti cristiani che soffrono persecuzione, tanti, tanti, in tanti Paesi: preghiamo per loro, con amore, dal nostro cuore.
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Non è un buon atteggiamento quello di truccare la vita, di fare il maquillage alla vita: no, no. La vita è come è, è la realtà. E' come Dio vuole che sia o come Dio permette che sia, ma è come è, e dobbiamo prenderla come è. E lo Spirito del Signore ci darà la soluzione ai problemi.
“La prima cosa che fanno è mormorare: chiacchierare uno contro l’altro” ha osservato papa Francesco, “ma questo non porta ad alcuna soluzione”. “Gli apostoli – ha proseguito - con l’assistenza dello Spirito Santo, hanno reagito bene: hanno convocato il gruppo dei discepoli e hanno parlato”.
È quello il primo passo da compiere, secondo il Papa: “Quando ci sono difficoltà, bisogna guardarle bene e prenderle e parlarne, mai nasconderle”. Gli Apostoli, infatti, non si nascondono ma “valutano e decidono”, consapevoli che il loro primo dovere “era la preghiera e il servizio della Parola”.
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Venerdì 12 aprile, MESSA (S.Marta): "Il Signore non fa come una fata con la bacchetta magica"
Il Pontefice ha definito il “trionfalismo” “una grande tentazione nella vita cristiana”, dalla quale non furono immuni nemmeno gli apostoli. Ma, ha rilevato, “il trionfalismo non è del Signore”, che ha vissuto “umilmente”. “Il Signore– ha proseguito – ci insegna che nella vita non è tutto magico, che il trionfalismo non è cristiano”.
V’è invece una “grazia che dobbiamo chiedere”, ha notato quindi il Papa, che “è quella della perseveranza: perseverare nel cammino del Signore, fino alla fine, tutti i giorni”. Nel cammino si procede “con difficoltà, con lavoro, con tante gioie”. L’invocazione allora è “che il Signore ci salvi dalle fantasie trionfalistiche”.
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Mercoledì 10 aprile,
Dio ci tratta da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo.
Tuttavia, questa relazione filiale con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve crescere, dev’essere alimentata ogni giorno con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera, la partecipazione ai Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia, e la carità. Noi possiamo vivere da figli! E questa è la nostra dignità - noi abbiamo la dignità di figli -. Comportarci come veri figli! Questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani, cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l’esperienza del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio. Per questo dobbiamo avere il coraggio della fede e non lasciarci condurre dalla mentalità che ci dice: "Dio non serve, non è importante per te", e così via. E’ proprio il contrario: solo comportandoci da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, sentendoci amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!
Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male e del peccato.
Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo, che è la vera libertà, quella che ci salva dalla schiavitù del male, del peccato, della morte! Guardiamo alla Patria celeste, avremo una nuova luce e forza anche nel nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane. E’ un servizio prezioso che dobbiamo dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo verso l’alto, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio.
...a volte “crediamo di farcela” davanti alle difficoltà, di essere sufficienti a noi stessi, magari basando tutto su sicurezze e idolatrie. Come ad esempio i soldi.
Altre volte“pensiamo di salvarci con la vanità, con l’orgoglio, crederci potenti…”. Ma “anche quello non va”, ha ribadito, è solo un “mascherare la nostra povertà, i nostri peccati con la vanità, l’orgoglio… E anche quello finisce”.
“E’ bello credere nell’amore, questa è la verità. E’ la verità della nostra vita!”.
L’invito a conclusione dell’omelia è di fare “oggi un atto di fede”, pregando: “Signore, io credo. Credo nel Tuo amore. Credo che il Tuo amore mi ha salvato. Credo che il Tuo amore mi ha dato quella dignità che non avevo. Credo che il Tuo amore mi dà la speranza”.
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...“dobbiamo fare di tutto perché quella vita si sviluppi nella vita nuova”. A cominciare dalle cose più semplici, anche quelle che si danno per scontato. Come la “mitezza nella comunità”, una virtù “un po’ dimenticata” secondo Papa Francesco, ma che invece è un buon antidoto per “tanti nemici”.  
Innanzitutto le “chiacchiere”, il giudizio, il parlare o meglio ‘sparlare’ l’uno degli altri, una vera ferita nel corpo che è la comunità cristiana. “Quando si preferisce chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro” ha detto il Santo Padre, bisogna ricordare che “sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”.
E’ vero: “sono cose quotidiane che capitano a tutti, anche a me” ha aggiunto con grande sincerità; “sempre ci sono queste lotte”, in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra amici. Tuttavia, ha ribadito, “questa non è la vita nuova”.
In virtù di questo, i cristiani – ha rimarcato il Pontefice - sono chiamati a “non giudicare nessuno” perché “l’unico Giudice è il Signore” e a “stare zitti”. Nel caso in cui sia proprio necessario dire qualcosa, bisogna dirla almeno agli interessati o a “chi può rimediare alla situazione”, “non a tutto il quartiere”.
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Lunedì 8 aprile, MESSA (S.Marta): Annunciazione: Il vero amore cristiano è "abbassarsi" nell'umiltà
La “regola d’oro”, in base alla nuova terna “ignaziana” suggerita oggi dal Papa è: “progredire, avanzare e abbassarsi”.
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Domenica 7 aprile, II di Pasqua (Divina Misericordia)
«Pace a voi!» (Gv 20,19.21.26). Non è un saluto, e nemmeno un semplice augurio: è un dono, anzi, il dono prezioso che Cristo offre ai suoi discepoli dopo essere passato attraverso la morte e gli inferi. Dona la pace, come aveva promesso: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Questa pace è il frutto della vittoria dell’amore di Dio sul male, è il frutto del perdono. Ed è proprio così: la vera pace, quella profonda, viene dal fare esperienza della misericordia di Dio.
In ogni tempo e in ogni luogo sono beati coloro che, attraverso la Parola di Dio, proclamata nella Chiesa e testimoniata dai cristiani, credono che Gesù Cristo è l’amore di Dio incarnato, la Misericordia incarnata. E questo vale per ciascuno di noi!
MESSA (S.Giovanni in Laterano): insediamento sulla Cattedra di Vescovo di Roma: "Dio sempre ci aspetta, non si stanca"
La pazienza: Gesù non abbandona il testardo Tommaso nella sua incredulità; gli dona una settimana di tempo, non chiude la porta, attende.
Pietro: per tre volte rinnega Gesù proprio quando doveva essergli più vicino; e quando tocca il fondo incontra lo sguardo di Gesù che, con pazienza, senza parole gli dice: «Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me»; e Pietro comprende, sente lo sguardo d’amore di Gesù e piange. Che bello è questo sguardo di Gesù – quanta tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la fiducia nella misericordia paziente di Dio!
Questo è lo stile di Dio: non è impaziente come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare.
Dio sempre ci aspetta, non si stanca. Gesù ci mostra questa pazienza misericordiosa di Dio perché ritroviamo fiducia, speranza, sempre!
...la pazienza di Dio deve trovare in noi il coraggio di ritornare a Lui, qualunque errore, qualunque peccato ci sia nella nostra vita. Gesù invita Tommaso a mettere la mano nelle sue piaghe delle mani e dei piedi e nella ferita del costato. Anche noi possiamo entrare nelle piaghe di Gesù, possiamo toccarlo realmente; e questo accade ogni volta che riceviamo con fede i Sacramenti.
Forse qualcuno potrebbe pensare: il mio peccato è così grande, la mia lontananza da Dio è come quella del figlio minore della parabola, la mia incredulità è come quella di Tommaso; non ho il coraggio di tornare, di pensare che Dio possa accogliermi e che stia aspettando proprio me. Ma Dio aspetta proprio te, ti chiede solo il coraggio di andare a Lui. Quante volte nel mio ministero pastorale mi sono sentito ripetere: «Padre, ho molti peccati»; e l’invito che ho sempre fatto è: «Non temere, va’ da Lui, ti sta aspettando, Lui farà tutto». Quante proposte mondane sentiamo attorno a noi, ma lasciamoci afferrare dalla proposta di Dio, la sua è una carezza di amore. Per Dio noi non siamo numeri, siamo importanti, anzi siamo quanto di più importante Egli abbia; anche se peccatori, siamo ciò che gli sta più a cuore.
Nella mia vita personale ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza; ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato.
Cari fratelli e sorelle, lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio; confidiamo nella sua pazienza che sempre ci dà tempo; abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui, di incontrare la sua misericordia nei Sacramenti. Sentiremo la sua tenerezza, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore.
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Venerdì 5 aprile, MESSA (S.Marta): "Non i maghi, né i tarocchi: solo Gesù ci salva"
...il Santo Padre ha raccontato uno dei suoi ormai popolari aneddoti del suo ministero episcopale a Buenos Aires: nella curia della capitale argentina lavorava un giovane padre di famiglia, con otto figli a carico.
Si trattava di un uomo umile, privo di istruzione ma con una grande fede: prima di uscire o di compiere un atto importante, invocava sempre il nome di Gesù. “Perché dici sempre: ‘Gesù’”, gli domandò un giorno il futuro Papa. “Quando io dico ‘Gesù’ mi sento forte, mi sento di poter lavorare, e io so che Lui è al mio fianco, che Lui mi custodisce”, fu la risposta del brav’uomo.
Papa Francesco ha descritto questo suo ex dipendente come un uomo che “non ha studiato teologia” ma ha “soltanto la grazia del Battesimo e la forza dello Spirito”. La sua testimonianza “a me ha fatto tanto bene”, ha commentato il Santo Padre.
Se da un lato - ha proseguito il Pontefice - il mondo “ci offre tanti salvatori, solo il nome di Gesù è quello che salva. E se da un lato molta gente ricorre ai maghi e ai tarocchi per risolvere i propri problemi, non dobbiamo stancarci di testimoniare che Gesù “è unico” e solo da Lui arriva la salvezza.
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Giovedì 4 aprile, MESSA (S.Marta): Lo stupore cristiano, strada maestra per la pace
Una volta provato lo stupore, seguito dalla consolazione spirituale, l’ultimo “scalino” è la pace. Anche nelle prove più dolorose, il cristiano “non perde la pace e la presenza di Gesù”, ha detto il Santo Padre.
La vera pace non si può perdere, né vendere, né comprare, perché “non  è nostra” ma è “un dono di Dio”, ha aggiunto papa Francesco, concludendo con queste parole: “Chiediamo la grazia della consolazione spirituale e della pace spirituale, che incomincia con questo stupore di gioia nell’incontro con Gesù Cristo”.
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Mercoledì 3 aprile,
“Si lamentavano”. E a forza di lamentele, la loro vita che, poco tempo prima, era stata illuminata dall’incontro con Gesù Cristo, sprofondava nell’amarezza, nell’incertezza e nel rimpianto.
Nella difficoltà, quando “ci visita la Croce”, il rischio più immediato che corriamo è proprio quello di “chiuderci nelle lamentele”, ha osservato il Papa. E anche se il Signore è lì accanto e cammina con noi, “non lo riconosciamo”.
Le lamentele, dunque, sono “cattive”, sempre sterili, perché “ci tolgono la speranza”. Quando arriva il momento della prova, non dobbiamo cadere quindi nel trabocchetto della lamentela, “ma se qualcosa non va rifugiamoci nel Signore, confidiamoci con Lui”.
Solo Lui è capace di farci uscire dalle mura in cui ci rinchiude la nostra amarezza. “Abbiamo fiducia nel Signore – ha esortato il Papa -. Lui sempre ci accompagna nel nostro cammino, anche nelle ore più oscure”.
...spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po’ quella fede "all’acqua di rose", come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita. Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova queste realtà quotidiane. La Risurrezione di Cristo è la nostra forza!
...le prime testimoni di questo evento furono le donne.
Le donne sono spinte dall’amore e sanno accogliere questo annuncio con fede: credono, e subito lo trasmettono, non lo tengono per sé, lo trasmettono. La gioia di sapere che Gesù è vivo, la speranza che riempie il cuore, non si possono contenere. Questo dovrebbe avvenire anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani! Noi crediamo in un Risorto che ha vinto il male e la morte! Abbiamo il coraggio di "uscire" per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita! La Risurrezione di Cristo è la nostra più grande certezza; è il tesoro più prezioso! Come non condividere con gli altri questo tesoro, questa certezza? Non è soltanto per noi, è per trasmetterla, per darla agli altri, condividerla con gli altri. E' proprio la nostra testimonianza.
...un elemento a favore della storicità della Risurrezione: se fosse un fatto inventato, nel contesto di quel tempo non sarebbe stato legato alla testimonianza delle donne. Gli evangelisti invece narrano semplicemente ciò che è avvenuto: sono le donne le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo i criteri umani: i primi testimoni della nascita di Gesù sono i pastori, gente semplice e umile; le prime testimoni della Risurrezione sono le donne. E questo è bello. E questo è un po’ la missione delle donne: delle mamme, delle donne! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Gesù è vivo, è il vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza! Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a Lui, se siamo come i bambini che si fidano. Ma questo ci fa riflettere anche su come le donne, nella Chiesa e nel cammino di fede, abbiano avuto e abbiano anche oggi un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo Volto, perché lo sguardo di fede ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore. Gli Apostoli e i discepoli fanno più fatica a credere. Le donne no. Pietro corre al sepolcro, ma si ferma alla tomba vuota; Tommaso deve toccare con le sue mani le ferite del corpo di Gesù. Anche nel nostro cammino di fede è importante sapere e sentire che Dio ci ama, non aver paura di amarlo: la fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore.
Anche per noi ci sono tanti segni in cui il Risorto si fa riconoscere: la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, gli altri Sacramenti, la carità, quei gesti di amore che portano un raggio del Risorto. Lasciamoci illuminare dalla Risurrezione di Cristo, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i segni di morte lascino il posto ai segni di vita. Ho visto che ci sono tanti giovani nella piazza. Eccoli! A voi dico: portate avanti questa certezza: il Signore è vivo e cammina a fianco a noi nella vita. Questa è la vostra missione! Portate avanti questa speranza. Siate ancorati a questa speranza: questa àncora che è nel cielo; tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza. Voi, testimoni di Gesù, portate avanti la testimonianza che Gesù è vivo e questo ci darà speranza, darà speranza a questo mondo un po’ invecchiato per le guerre, per il male, per il peccato. Avanti giovani!
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Martedì 2 aprile, MESSA (S.Marta): "A volte gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime"
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Cristo ha vinto il male in modo pieno e definitivo, ma spetta a noi, agli uomini di ogni tempo, accogliere questa vittoria nella nostra vita e nelle realtà concrete della storia e della società.
...il Battesimo che ci fa figli di Dio, l’Eucaristia che ci unisce a Cristo, devono diventare vita, tradursi cioè in atteggiamenti, comportamenti, gesti, scelte. La grazia contenuta nei Sacramenti pasquali è un potenziale di rinnovamento enorme per l’esistenza personale, per la vita delle famiglie, per le relazioni sociali. Ma tutto passa attraverso il cuore umano: se io mi lascio raggiungere dalla grazia di Cristo risorto, se le permetto di cambiarmi in quel mio aspetto che non è buono, che può far male a me e agli altri, io permetto alla vittoria di Cristo di affermarsi nella mia vita, di allargare la sua azione benefica. Questo è il potere della grazia! Senza la grazia non possiamo nulla.
Esprimere nella vita il sacramento che abbiamo ricevuto: ecco, cari fratelli e sorelle, il nostro impegno quotidiano, ma direi anche la nostra gioia quotidiana! La gioia di sentirsi strumenti della grazia di Cristo, come tralci della vite che è Lui stesso, animati dalla linfa del suo Spirito!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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