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mercoledì 28 gennaio 2015

Che cosa significa la parola Islam?

Dopo l’attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e i successivi fatti di cronaca si è tornato a parlare di scontro di civiltà e da più parti si è indicato l’Islam come problema o nemico dell’occidente.
Ma quando si parla dell’Islam di cosa si sta parlando? E’ un blocco monolitico e compatto? Che cosa è l'Islam e in che modo si compone? Se ci ponessero la stessa domanda rispetto alla realtà europea risponderemmo che è un mondo complesso e pieno di differenze. Probabilmente daremmo la stessa risposta se ci chiedessero di definire il cristianesimo, che non è una realtà unica ma che è divisa in almeno 3 macro gruppi (cattolico, protestante, ortodosso) che a loro volta hanno tantissime differenze interne (rito latino e riti orientali, centinaia di chiese riformate e protestanti diverse, chiese acefale etc...) che li rendono scarsamente accomunabili. 
Per provare a fare chiarezza abbiamo pensato a una breve sintesi con un prospetto delle varie articolazioni che danno estrema vivacità allo scenario dell'Islam attuale.
Islàm (con accento sull'ultima sillaba, in arabo: إسلام Islām) è un sostantivo verbale traducibile come «sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio]». La forma più antica dell'Islam organizzato risale all'epoca di Maometto e dei suoi primi seguaci. Già dal VII secolo, tuttavia, dopo la sua morte, si verificò una grave e definitiva frattura, causata dai contrasti sorti a proposito della successione del profeta nella guida religiosa e politica della comunità musulmana. Ancora oggi si possono distinguere all'interno dell'Islam almeno tre grandi correnti principali: i Sunniti, gli Sciiti e gli Scismatici:
Cronologia della storia politica islamica delle origini
Muhammad570-632
I califfi «ben guidati»(Rashidun)632-661
Prima guerra civile656-661
Dinastia degli Ommiadi661-750
Seconda guerra civile680-692
Ricostruzione del regime685-744
Terza guerra civile744-750
Dinastia degli Abbasidi750-1258
Consolidamento dell'impero750-850
Crollo dell'impero833-945
Stati successori indipendenti945-1220
Invasioni mongole
1220-1260
Sunniti - I musulmani che si mantengono fedeli alla Sunnah (tradizione) vengono designati con il nome di Sunniti: essi ammontano attualmente a più di un miliardo 360 milioni e costituiscono quindi l'80% di tutti i musulmani in quasi tutti i paesi islamici (tranne l'Iran, l'Iraq, l'Oman, il Libano e il Bahrein). Per i Sunniti, in origine la carica di califfo o successore era riservata al parente più prossimo al Profeta, discendente in linea maschile dalla dinastia dei Qurays;  una volta estintasi tale cerchia i Sunniti insistevano sulla libera elezione fatta dalla comunità. Più tardi, tuttavia con le dinastie ereditarie degli Omayyadi, degli Abbasidi, dei Fatinidi e degli Ottomani la successione al califfato seguì una strada diversa. Le tradizioni della Sunnah sulle parole, l'operato e la vita di Muhammad sono raccolte negli hadit (gli aneddoti sulla vita di Maometto) e costituiscono, insieme al Corano, la base normativa e religiosa di comportamento per ogni musulmano Sunnita. I Sunniti, che si considerano musulmani ortodossi, giudicano negativamente come Bib'A (innovazioni), tutte le modifiche alla dottrina e alle regole di condotta non previste nella Sunnah. Tratto comune di tutti i Sunniti è l'assenza di ogni forma di clero organizzato e investito di particolari autorità.
Neanche il sunnismo è però un blocco monolitico e contiene al suo interno almeno 4 scuole di pensiero: gli Hanifiti, i Malikiti, gli Shafiiti e gli Handaliti.
Gli Hanifiti sono i seguaci della scuola giuridica che prende il nome dall'Imam iracheno Abu Hanifa  (696-767): essi, nel caso di una "deduzione" giuridica conferiscono maggiore importanza alla logica e al ragionamento analogico (kiyas). A questa scuola aderiscono i Turchi e i musulmani indiani: oggi gli Hanifiti costituiscono il 40% di tutti i musulmani e sono perciò la scuola con più largo seguito tra i Sunniti;
I Malikiti sono chiamati i seguaci della scuola di diritto fondata dall'Imam Malik Ben Anas (710-795): tale corrente, che segue strettamente la tradizione di Medina, è diffusa nell'Africa settentrionale (Algeria, Marocco, Tunisia, Sudan e Alto Egitto) e nell'Africa centrale: attualmente conta sull'adesione del 20% dei musulmani;
Gli Shafiiti aderiscono alla scuola dell'Imam Al-Shafi'i Abu' Abdallah Muhammad Ibn Idris (777-820). Questi coordinò gli insegnamenti delle scuole dei Malikiti e degli Hanifiti e organizzò sistematicamente per la prima volta la giurisprudenza islamica, stabilendo un legame fra Corano, Sunnah, Igma (consenso o accordo della comunità) e Qiyas (la deduduzione logica) che considera i 4 pilastri del diritto: a lui risale inoltre il fondamento della Shari'a (legge). La scuola giuridica degli Shafiiti è diffusa in Siria, nel Basso Egitto, nell'Arabia meridionale, nell'Africa orientale, in Indonesia e nel Caucaso;
Con il termine di Handaliti vengono designati i seguaci della scuola ultra tradizionalista fondata da Ahmad Ibn Hanbal (780-855), che riconosce come fonti del diritto soltanto il Corano e la Sunnah: a tale scuola aderiscono i Wahhabiti dell'Arabia centrale, un movimento che prende nome dal fondatore Muhammad Ibn Abd Al-Wahhab (1703-1792). Il loro fondatore predicava il ritorno all'Islam tradizionale di Muhammad con il conseguente annullamento di tutte le innovazioni introdotte dopo il IX secolo, come la venerazione culturale del Profeta, delle reliquie e dei sepolcri. Tale corrente proibisce rigorosamente il consumo di vino, caffè e tabacco e sottolinea l'obbligo della "guerra santa". Nel 1801, infatti i Wahhabiti conquistarono Kerbala, dove devastarono la tomba di Husayn figlio di Alì (luogo invece sacro agli Sciiti); nel 1804 occuparono Medina e nel 1806 la Mecca, distruggendo la Ka'Ba, da essi considerata l'oggetto di un culto idolatrico. A partire dal 1744 il fondatore della corrente riuscì a convertire al suo insegnamento la famiglia dei Saud, emiri del Meged (penisola arabica). Dopo la prima guerra mondiale grazie all'ascesa della dinastia dei Saud il credo dei Wahhabiti diventò religione di stato in Arabia Saudita, regno sorto nel 1932 nei seguaci di tale corrente, accanto alla più stretta osservanza dei dettagli dell'Islam originario, si ritiene valida come base della vita religiosa, soltanto il Corano e la Sunnah primitiva, che rifiuta la deduzione analogica e il consenso della comunità a chi ha il potere di governare. Benché i Wahhabiti costituiscano una minima minoranza all'interno dell'Islam, grazie all'influenza esercitata dalla monarchia saudita in forza delle sue immense ricchezze, costituiscono un tratto estremamente appariscente della fisionomia musulmana attuale. 
Dominante in Iran, lo Sciismo è maggioritario in Iraq, in Libano e in Bahrein. Gli sciiti si dividono a loro volta in:
- un gruppo maggioritario (duodecimano, o imamita o ithnaʿashariyya),
- un gruppo minoritario (ismailita, o settimano o sabaʿiyya). Gruppi di Ismaeliti sono presenti in India,
- un gruppo più esiguo, detto "zaydita" e prevalente in Yemen, teorizza la possibilità che a guidare legittimamente la Comunità islamica (Umma) possa essere qualsiasi discendente del Profeta purché questi agisca concretamente contro i musulmani usurpatori del califfato e reprobi, con deciso impegno militante e che non lasci spazio a un comodo quietismo limitato a un'attività puramente teoretica.
Gli Sciiti costituiscono la minoranza più consistente (circa il 10%) del mondo islamico. Essi si richiamano all'eredità di ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino e genero di Maometto, e dei suoi figli più in particolare, di al-Ḥusayn. Vengono denominati Sciiti tutti i seguaci della Shi'a (partito di Alì). Si tratta di una denominazione collettiva comprensiva di diverse correnti molto eterogenee fra loro che concordano nel riconoscere quali legittimi successori di Muhammad, e quindi guide dell'intera comunità musulmana, solamente Alì cugino e genero del Profeta e califfo dal 656, e la discendenza del suo matrimonio con la figlia di Muhammad, Fatima. Discendenza che si spezzò tragicamente con l’uccisione di Husayn e la sua famiglia a Kerbala.  
I suoi diretti discendenti vengono perciò considerati "Imam" e cioè guide e custodi di questa sapienza segreta. La principale differenza dottrinale tra Sunniti e Sciiti consiste nel fatto che questi aggiungono ai 5 pilastri dell'Islam un sesto pilastro che è appunto la figura dell'Imam. Egli, ispirato da Allah è la vera guida della comunità islamica; a lui spetta un'autorità incontestabile, che discende in linea diretta da Muhammad.
Intorno alla questione della vera discendenza del Profeta si sono formate varie correnti Sciite, tre sono le principali: gli Zailiti che, nel corso dei secoli dopo l’uccisione di Husayn, riconoscono 5 Imam "visibili"; gli Ismailiti che ne riconoscono 7 e gli Imamiti che ne riconoscono 12. Attualmente non esiste nessun Imam vivente visibile; l'ultimo Imam è in realtà "nascosto" per gli Sciiti e tornerà in un tempo stabilito come Madhi per fondare un regno di giustizia. Durante la sua assenza sono i Mullah a formulare le sentenze e a poter emettere la Igtdhad (decisione autonoma su una questione giuridica presa in base all'interpretazione delle fonti).
Un discorso a parte nell'ambito degli Sciiti merita la corrente dei Nusairiti: nell'872 essi si separarono dagli Ismailiti ed emigrarono in Siria dall'Iraq. La corrente prende nome dal loro fondatore, Muhammad Ibn Nusair. All'epoca del mandato francese in Siria i francesi dettero ad essi il nome diAlawiti, e diedero vita tra 1920 e il 1944 ad un autonomo stato degli Alawiti. Tra di loro Alì, Maometto e il suo compagno Salman Al-Farisi, vengono riuniti in una triade, con riferimento a Luna, Sole e cielo ritenute emanazioni di una forma divina superiore. I Nusairiti credono alla trasmigrazione delle anime e vivono oggi nelle valli del Libano e in Siria. Esprimono il gruppo dirigente in Siria fin dall'epoca del Presidente Ḥāfiẓ al-Asad.
Kharigiti, un tempo abbastanza diffusi, specialmente in Nordafrica, Iraq e Penisola araba, si dividevano in numerosi sottogruppi - sufriti, Azraqiti, Najadāt, Nukkariti - di cui sussistono solo gliIbaditi, oggi maggioritari nel solo Oman, ma presenti anche in qualche località del Nordafrica e dell'Africa Orientale.
 
Di derivazione islamica, ma considerati eterodossi e scismatici, sono invece:
Drusi, di originaria ispirazione ismailita (ma presto abbondantemente diversificatisi), sorti in età fatimide all'epoca dell'Imàm-califfo al-Ḥākim e presenti in Libano, nella regione montagnosa dello Shūf, in Siria (Golan, Gebel Druso) e Israele. La loro confessione accoglie elementi dell'Islam, del Giudaismo, dell'Induismo e del Cristianesimo, sostenendo la fede in un principio divino, l'ʿaql al-faʿʿāl (intelletto attivo). Lʿaql può manifestarsi in forma umana e secondo la comunità drusa l'ultima di queste manifestazioni si è avuta appunto nell'Imām-califfo al-Hākim, nell'XI secolo. È una religione che corre rischi di sopravvivenza perché dal 1043 è stata dichiarata chiusa la "porta dell'adesione", quindi solo chi è figlio di drusi può essere considerato parte della setta. Poiché praticano la monogamia e sono stati continuamente perseguitati in buona parte della loro storia, il loro numero sta diminuendo. I drusi sono l’unico esempio di persone di fede islamica inseriti regolarmente nei ranghi dell’esercito israeliano. 
Bahá'í, a loro volta gemmati dal Babismo, costretti dalla Rivoluzione Islamica dell'Iran a rifugiarsi in India e in Occidente (soprattutto Canada e Stati Uniti). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione completamente distaccata dall'Islam, e non una sua eterodossia.
Gli Aleviti appartenenti a una setta minoritaria d'ispirazione sciita duodecimana, ma con forti aspetti prossimi allo gnosticismo. Sono presenti soprattutto in Turchia dove rappresentano almeno il 15% della popolazione.
Gli Ahl-e Ḥaqq, presenti in Iraq e in Iran, di ispirazione sciita ma marcatamente eterodossa.
Gli Aḥmadiyya di Qādyān (India settentrionale) e Lahore (Pakistan), fondati da Mirza Ghulam Ahmad.
Sikh, presenti in India, sono nati dopo Muḥammad e ritengono validi alcuni punti del credo islamico (tra cui il monoteismo). Sono considerati tuttavia appartenenti a una religione completamente distaccata dall'Islam, e non una sua eterodossia.
Gli Yazidi, il cui sincretismo include anche alcuni elementi dell'Islam, pur discostandosene sostanziosamente.
Come si può facilmente capire da questo sintetico, e per forza di cose incompleto, quadro dell'Islam è difficile individuare un interlocutore unico quando si accenna a questa religione così come quando si invoca un dialogo con la stessa. Anche per la sua natura intrinsecamente non verticistica e che non riconosce un clero organizzato, ne tanto meno una guida unica da almeno 1300 anni. 
Le definizioni, le informazioni e i grafici usati per questo articolo sono tratti da: M. Campanini, Storia del Medio Oriente, 1798-2006, Bologna, Il Mulino e da R. Gritti, G. Anzera, 2007, I partigiani di Ali, Milano, Guerini e Associati.

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