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giovedì 12 febbraio 2015

«Ecco perché i cattolici non usano i metodi naturali»

Il clima culturale, la diffidenza del mondo medico, l’ostilità dei media. Fisichella: «C’è un boicottaggio laicista». Dopo le parole del Papa su «conigli» e «paternità responsabile», un’inchiesta sui modi per conoscere la fertilità

MAURO PIANTA, http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/pianificazione-familiare-family-planning-pianificacion-familiar-39085/

I cattolici e la paternità responsabileLa Chiesa, pur senza averli “inventati”, li raccomanda. Le multinazionali della contraccezione li guardano con il fumo negli occhi, perché contrari ai loro interessi economici. La medicina ufficiale, in genere, li snobba. Sono i metodi naturali: un modo per conoscere la fertilità basato sull’osservazione e la valutazione di segnali fisiologici presenti nella donna e che permette di distinguere i periodi fertili da quelli che invece non lo sono. Come funzionano? Le coppie che in un determinato momento della loro vita non desiderano gravidanze si asterranno dai rapporti nei giorni individuati grazie a questi metodi: quello dell’ovulazione (Billings) e quelli Sintotermici (Roëtzer e Camen). Al contrario, chi cerca la gravidanza, sarà aiutato dalla scoperta delle date potenzialmente feconde (qualche giorno al mese). Non si tratta, dunque, di pratiche contraccettive, ma di tecniche e stili di vita grazie ai quali è possibile scoprire quando la donna potrebbe rimanere incinta. E decidere consapevolmente. Nel 1968 Paolo VI scriveva nell’enciclica Humanae Vitae: «La Chiesa è coerente con se stessa sia quando ritiene lecito il ricorso ai periodi infecondi, sia quando condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione».


Sul tema è tornato anche papa Francesco durante il recente volo di ritorno dalle Filippine. Bergoglio, citando proprio Paolo VI, ha ribadito che la parola-chiave è sempre quella: «paternità responsabile». «Alcuni – ha detto il Pontefice rivolgendosi ai giornalisti - credono che – scusatemi la parola – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli. No. Paternità responsabile. Questo è chiaro e per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti, i pastori, e si cerca. E io conosco tante e tante soluzioni lecite che hanno aiutato».

Una soluzione, quella dei metodi naturali, non solo «lecita», ma profondamente umana. La pensa così Giancarla Stevanella, presidente della Confederazione italiana dei centri per la regolazione naturale della fertilità : «La scelta del metodo naturale è l'unica via capace di permettere e promuovere un autentico amore di coppia, basato sulla donazione e l’accoglienza totali l’uno dell’altra. È prima di tutto uno stile di vita. Al contrario, la scelta della contraccezione è essenzialmente anti-coniugale perché ci deruba dell’esperienza del dono e dell’accoglienza totali, non ci fa essere davvero noi stessi. Al di là delle intenzioni di chi la pratica, la contraccezione non ci fa accettare l’altro nella sua interezza».

Paola Pellicanò, medico e responsabile degli insegnanti italiani di metodi naturali (circa 700 persone), pone l’accento sull’aspetto educativo: «Questa proposta ci fa scoprire qualcosa che è scritto dentro di noi: i ritmi di fertilità inscritti nella persona hanno un significato profondo, sono segni che il Creatore ha posto in noi affinché gli sposi collaborassero, responsabilmente appunto, con il suo disegno».

Qual è l’identikit delle coppie che si affidano alla conoscenza della fertilità? Persone di tutte le fasce sociali, assicurano gli addetti ai lavori. Cattolici, soprattutto. Ma non solo. Conferma Pellicanò: «Ci sono atei, appartenenti ad altre religioni, coppie che approdano a questa scelta per motivi “ecologici”, per una visione naturista dell’esistenza o per motivi medici».


Ma questi metodi sono davvero efficaci da un punto di vista scientifico? Uno studio condotto da quindici centri di ricerca su 1328 donne tra i 19 e i 45 anni in dieci paesi europei nel 1999, e pubblicato sulla rivista Advances in Contraception, parla di una percentuale di efficacia intorno al 97 per cento. Nel 2005 ricerche condotte per conto del governo cinese (certo non sospettabile di vicinanza al cattolicesimo e – considerata la politica del figlio unico – attento soprattutto all’efficacia dei metodi di pianificazione) riferiscono di una percentuale di successo del 99 per cento. Nell’ottobre scorso un documento firmato da undici primari delle cattedre di Ginecologia e Ostetricia di tutte le università romane riconosceva come essi riservino «un particolare interesse e abbiano un loro oggettivo spazio nell’attività diagnostica e clinica».

Eppure i cattolici non sono convinti. Non vi fanno ricorso. E il più delle volte nemmeno li conoscono. Perché? «Ci sono diversi motivi- risponde Giancarla Stevanella -. C’è il clima culturale di una società che propone una sessualità di tipo consumistico, c’è la diffidenza del mondo medico scientifico, dettata da pregiudizi e da interessi economici, ci sono le nostre difficoltà a comunicare anche perché siamo tutti volontari e non abbiamo grosse somme da investire. E infine c’è un atteggiamento di pigrizia e disonestà intellettuale dei media che, su queste tematiche, non fanno il minimo sforzo per aggiornarsi…». Su questo terreno mons Rino Fisichella, arcivescovo, teologo, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, non esita a parlare con Vatican Insider di un «autentico boicottaggio da parte del mondo laico che quando parla di metodi naturali utilizza, senza conoscere ciò di cui parla, solo il registro dello scherno e del disprezzo».

«Purtroppo - aggiunge Giuseppe Spimpolo, 35enne veronese, insegnante di metodi naturali – queste proposte sono state vissute dai cattolici come dei diktat calati dall’alto piuttosto che come suggerimenti profondamente razionali, dunque pienamente umani. E sono per tutti perché ogni uomo che abbia a cuore il voler bene non può non interessarsi di qualcosa che valorizza l’amore come dono totale di sé…». E la paura? L’ansia di una gravidanza non cercata? Dice Mattea Rocca, 44 anni, veronese: «Nella mia esperienza, al contrario, questa strada ha portato una grande serenità. Certo, i metodi richiedono impegno, vanno applicati con rigore e attenzione. Ma per me è stata un’esperienza liberante». 

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