L’ecumenismo è uno dei “segni dei tempi” di speranza: come si è potuto tollerare che fratelli dello stesso Padre, seguaci dello stesso Figlio (che prega “perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siamo anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”, Gv 17,20-21), animati dallo stesso Spirito, siano divisi e si siano fatti guerra, odiati, uccisi, contrastati con la violenza? Come essere credibili se permane lo scandalo della divisione?
Tanta strada è stata, provvidenzialmente, percorsa. Oggi si parla di un efficace ecumenismo di base (quello compiuto dai semplici fedeli, svincolati da strutture da salvaguardare) e di esperienze significative di comunione come quelle che si vivono delle comunità di Taizè in Francia e di Bose in Italia. Quest’ultima è stata fondata ed è tuttora guidata dal celebre monaco Enzo Bianchi, scrittore e giornalista, ma soprattutto profondo uomo di spiritualità.
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