sabato 3 novembre 2012

DESERTO come esperienza spirituale


“FARE DESERTO”
L’espressione è divenuta nota all’interno della spiritualità cattolica ed indica un tempo di ritiro interiore, una esperienza personale di dialogo con sé stesso e con Dio.
Ne parla un maestro di spiritualità, Fr. Carlo Carretto, oggi ultracentenario (è nato nel 1910) Piccolo Fratello di Gesù, autore di molti saggi religiosi. Ne proponiamo un brano tratto da un suo famoso libro, Lettere dal deserto del 1967:
Quando si parla di deserto all'anima, quando si dice che il deserto deve essere presente nella tua vita, non devi intendere solo la possibilità di andare nel Sahara o in altri luoghi desertici. (…) E se tu non potrai andare nel deserto, devi però "fare il deserto" nella tua vita.
Fare un po' di deserto, lasciare di tanto in tanto gli uomini, cercare la solitudine per rifare nel silenzio e nella preghiera prolungata il tessuto della tua anima, questo è indispensabile, e questo è il significato del "deserto" nella tua vita spirituale.
Un'ora al giorno, un giorno al mese, otto giorni all'anno, per un periodo più lungo, se necessario, devi abbandonare tutto e tutti e ritirarti solo con Dio. Se non cerchi questo, se non ami questo, non illuderti; non arriverai alla preghiera contemplativa; perché essere colpevole di non volersi - potendo - isolare per gustare l'intimità con Dio, è un segno che manca l'elemento primo del rapporto con l'Onnipotente: l'amore. E senza amore non c'è rivelazione possibile.
 
Ma il deserto non è il luogo definitivo; è una tappa. Perché la nostra vocazione è la contemplazione sulle strade. (…)
Devi tornare tra gli uomini, devi mescolarti a loro, devi vivere la tua intimità con Dio nel chiasso della loro città. Sarà più difficile; ma devi farlo. E non ti mancherà, per questo, la Grazia di Dio. Ogni mattina prenderai la strada, dopo la S. Messa e la Meditazione, e andrai a lavorare in una bottega, in un cantiere; e quando tornerai la sera, stanco, come tutti gli uomini poveri costretti a guadagnarsi il pane, entrerai nella Cappellina della fraternità e resterai lungamente in adorazione; portando con te, alla preghiera, tutto quel mondo di sofferenza, di oscurità e sovente di peccato in mezzo al quale hai vissuto per otto ore, pagando la tua razione di pena e di fatica quotidiana.

 Ne parla ampiamente anche Gisbert Greshake in "Vivere nel mondo" (2009) nel capitolo "Il deserto ne fa parte..." (p.119-151) da cui sono tratte le seguenti riflessioni:
Negli ultimi anni un numero via via crescente di persone ha riconosciuto e sperimentato il significato e l'importanza del raccoglimento, della contemplazione e della meditazione. Molti si rendono conto che il semplice fare, agire e produrre offusca il loro io. Si rendono conto, spaventati, che, lasciandosi trascinare dalla frenesia e dall'attività, non riflettono più su se stessi, che perdono la loro "anima" nel rumore e nel trambusto delle faccende quotidiane. Così, non pochi scoprono di aver bisogno del deserto per poter vivere in modo umano. (p.125)
Il tuo deserto è nella tua città diceva Carlo Carretto:
Qui, nel deserto del nostro mondo concreto, i cristiani e le comunità cristiane devono essere "oasi", in cui gli esseri umani possono respirare e refrigerarsi: luoghi dell'ospitalità e della comunicazione, dell'ascolto e della consolazione, del soccorso e dell'impegno solidale e, non da ultimo, luoghi della preghiera intercedente, dove i fratelli e le sorelle si presentano in rappresentanza di altri davanti a Dio e li "prendono con sè" nel cammino verso Dio. (p.145)

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