martedì 27 gennaio 2015

L'ALDILA' secondo p. Spidlik

La vita eterna. Si dice che S.Teresa sempre piangeva quando si cantava, e un professore di Teologia diceva: “Sì, sì, piangere è una bella cosa ma spiegare cosa significa, questo è il guaio”. Perché sono due termini: “Vita” e “eterna”. Che cosa è la vita? E che cosa è “eterna”? Non è tanto facile a dire. E poi si parla dell’”escatologismo orientale”. Nel tempo del Concilio c’era il vescovo ortodosso di Parigi, Cassiano, e gli hanno mostrato le università pontificie di Roma, il Vaticano, e lui diceva: “Voi aspettate ancora la venuta di Gesù Cristo o volete fare tutto qua?”. E difatti questa obiezione sulla mancanza dell’Escatologismo, ha spinto i padri del Concilio ad aggiungere nella messa: “Nell’attesa della beata speranza della venuta di nostro Signore Gesù Cristo”. Ma vale anche l’obiezione contraria. Solov’ev dice: “A causa del suo escatologismo la Chiesa orientale ha dimenticato di occuparsi delle cose necessarie, dei poveri e di tutte queste cose”.
Dunque cos’è quest'escatologismo? Questo si può capire in due sensi: i predicatori al popolo dicono: “Verrà il giudizio finale, in questo giorno ecc..”, tutto verrà, verrà il giudizio finale.
Invece i monaci orientali avevano un altro escatologismo: vale a dire la vita eterna comincia già adesso. Noi diciamo quello che deve venire, “qui venturus est”, e in greco è “erchomenos” che si può tradurre “che sta lentamente venendo”. E volevano fare già in questa vita fare la contemplazione perché quella si farà nel cielo.
Dunque la vita eterna si può prendere come la vita dopo la morte e si può prendere la vita eterna che viviamo già adesso. Perché gli orientali distinguono la cosidetta “tricotomia”, l’uomo cristiano è composto dal corpo, dall’anima e dallo Spirito Santo. Corpo e anima appartengono già a questa vita e lo Spirito Santo appartiene già alla vita eterna. Dunaque abbiamo già la vita eterna da adesso. Ma come spiegare tutto questo?
Facciamo una riflessione storica, filosofico-teologica sull’eternità, come la gente se la immaginava. La prima concezione primitiva è quella circolare. Tutto gira eterno è solo il tempo. Dio Kronos che genera gli dei e gli uomini, ma tutto gira e rigira, non c’è niente di eterno se non il tempo stesso. Nelle catacombe etrusche si trova a volte il serpente che mangia la propria coda. Tutto gira e niente resta. Eraclito: “Tutto passa e non rimane neinte”. Solo il tempo. Questa è la prima concezione ciclica.
Vediamo la concezione popolare. La concezione popolare è lineare. Il tempo che continua, continua, continua. Fino all’eternità. Vivo in certo tempo, poi morirò e comincia l’eternità. Quanti anni! Cosa farò in tutto questo tempo d’eternità? Mi annoierò! L’eternità come lungo tempo non regge!
Veniamo alla terza concezione, la concezione greca. I greci si sono resi conto che sono due cose diverse il tempo e l’eternità. E nella mitoligia all’inizio era il re Kronos, re-tempo che mangiava i propri figli. Ma Zeus si è ribellato, lo ha ucciso e ha creato l’Olimpo. Dunque il tempo deve essere cancellato e comincerà l’eternità. E che cosa è l’eternità? Aristotele dice : “Tempo è movimento”, “è numero del movimento”. Tante volte gira la terra, tanti giorni abbiamo. Se domani la terra girasse più velocemente non ci accorgeremmo di niente perché tutto si muove. L’eternità significa che smette il movimento e tutto rimane. C’è una bella icona “Salita nel paradiso”, scala del paradiso sul monte Sinai dove i monaci salgono la scala. All’inizio sono più movimentati, più salgono e più sono tranquilli e all’ultimo gradino sono immobili. Il tempo si è fermato, comincia l’eternità. Certo comincia l’eternità, ma è ancora la vita? Quando tutto si ferma è ancora vita? Non va. È l’eternità ma non è la vita. E allora la risposta?
Dall’antico tempo gli autori orientali si rendevano conto che questo problema non si può spiegare nei termini umani. Tempo e eternità sono cose che non reggono. Allora cosa dice la Bibbia? Dio ha creato all’inizio e sarà la fine. Sull’icone c’è il rotolo del mondo, all’inizio si svolge e alla fine gli angeli lo riavvolgono di nuovo. Sarà l’inizio e la fine. Dio crea all’inizio gli uomini e le cose e poi dà ad ognuno il suo tempo. Ognuno riceve il tempo necessario per quello che deve fare. Per es. immaginate che mi chiamano alla radio e dicono: hai un quarto d’ora, parla di cosa vuoi ma hai un quarto d’ora. Questa sarebbe la prima concezione ciclica dove il tempo è eterno. Invece uno mi dice: tu devi andare a parlare alla radio dell’aldilà. Quanto tempo hai bisogno per spiegarlo? E dico: per spiegarlo bene avrò bisogno minimo di due ore. Dunque riceverai due ore. E così nella Bibbia tutti i tempi sono nella mano di Dio. E Dio regna per i secoli dei secoli. Dunque tempo ed eternità sono un po’ insieme ma nella mano di Dio. E come si uniscono? Viene l’ultima soluzione: Cristologica.
Cristo che è eterno si è incarnato, è nato dalla vergine Maria ed è morto sotto Ponzio Pilato. È entrato nel tempo. Dunque in Gesù Cristo l’eternità e il tempo si sono uniti. Come divinità me umanità. Lui è eterno e lui è storico. Domanda: la nascità di Gesù Cristo è passata, non esiste più? E la  morte è passata, non esiste più?noi rispondiamo che la nascita, la morte, tutta la vita di Gesù Cristo è eterna. E dove lo vediamo? Nella liturgia. La liturgia è anamnesis. Ricordiamo la tua nascita, la tua morte, la resurrezione, aspettiamo la tua venuta. Nel passato ci si chiedeva al catechismo, che differenza passa tra la cena dei protestanti e la messa latina? Si diceva: i protestanti hanno soltanto un ricordo, invece da noi c’è la realtà. È una buona risposta? In un certo senso la nostra messa non è un ricordo? Sì è un ricordo! Solo è un ricordo sacramentale. Cioè per mezzo delle parole del sacerdote ricorda Dio stesso. E ciò che Dio ricorda è presente. Dunque l’eternità è presente per mezzo di un ricordo eucaristico. E così la vita di Gesù Cristo è sempre presente, e in un modo simile dobbiamo pensare anche la nostra eternità. Non è andare avanti ma è piuttosto andare indietro, tutto deve tornare.
Io sempre pensavo dove sono gli argomenti per l’immortalità dell’anima. Ci sono gli argomenti filosofici: il corpo è materiale, l’anima è immateriale, quindi immateriale non può essere distrutta, dunque l’anima è eterna. È valido ma è filosofico non teologico. L’argomento teologico l’ho letto in una vita di una fondatrice di qualche congragazione, è difficile ricordare i nomi. Ma la cosa che ricordo è che curava una malata di cancro al volto e nessuno voleva avvicinarsi. E disse a questa malata “Pregate”, e questa “Se Dio esistesse io non sarei qui. Non esiste nessun Dio”. Va bene, la curava e dopo qualche mese quella malata disse “Dio esiste”, e la madre le chiese da dove le era venuta questa nuova convinzione. “Guardi”, le rispose, “quel bene che mi ha fatto non può essere perduto”. E questo è l’argomento teologico. Ogni opera fatta nella grazia di Dio non può essere perduta, deve ritornare in una eterna liturgia celeste. Certo che è difficile spiegarlo nei termini umani, però c’è una bella illustrazione. Conoscete Tarkowskj e il suo film “Nostalghija”. È profondamente teologico. Un profugo dal comunismo viene in Italia. Dall’inferno viene in paradiso. E questa Italia con tutta la sua arte, lui comincia a vedere le varie città, come un uomo che viene dalla terra in cielo e vede tutte le meraviglie. E un giorno dice: “come sono stanco di vedere sempre le belle cose”. C’è qui quella prima concezione di vedere sempre avanti, avanti. Alla fine stanca. E allora c’è un pazzo che vuole suicidarsi, cioè finire questo tempo per sempre, ma anche questa non è la soluzione. Poi incontra un altro pazzo, questo pazzo nella letteratura russa è sempre simbolo di una verità che supera la logica. E quello gli dà una piccola candela e questa è simbolo di fede e con questa piccola candela ripassa la sua vita e poi muore nella chiesa vicino Siena, e tutto ritorna, la sua mamma ecc., e cantano nella liturgia bizantina: eterna memoria. Tutto ritorna. Allora eternità in questo concetto non dico che è comprensibile ma è una bella cosa, che niente di bello e buono può essere perduto. Deve avere un valore assoluto e la vita deve avere un valore assoluto. Inutile immaginare dove vivremo, dove saremo, tutte quelle obiezioni inutili. Questo non ha nessun significato. E sapete che oggi molti parlano che una vita non basta e bisogna avere la reincarnazione, ecc.. quando si va avanti ci si potrebbe reincarnare cento volte, ma quando si va indietro questo non ha nessun significato. La mia vita deve essere salvata nella sua piena bellezza. Dunque qualche idea dell’eternità ci viene data dalla teologica orientale ma adesso il passaggio come si fa, dal tempo all’eternità?
Dunque di nuovo distinguiamo la concezione primitiva: crede nella morte eterna, come nelle mitologie greche, si va nella regione delle ombre e le ombre rimangono per tutto il tempo ma non è la vita. Diceva un re che è meglio essere pastori sulla terra nel regno del sole che re negli inferi. È lo sheol, la terra dove si vive come ombre, come spiriti immateriali che possono apparire qualche momento sulla terra ma vivono nel regno delle ombre. Non è una bella concezione sulla morte.
Viene di nuovo la concezione greca: si cancella semplicemente questa vita e si passa in un'altra vita, e questa altra vita è bellissima, ma bisogna distruggere questa vita qua per passare all’altra. Allora questa misera vita qua, avrò poi la visione beatifica dove ci saranno le idee. Platone diceva che la vita è lo studio della morte, liberarsi da questo fardello del corpo e andare nella vita eterna. È una bella cosa, ma nessun buon contadino vuol facilmente lasciare questa valle di lacrime, dice “qui, grazie a Dio ci piango abbastanza bene”. Belle prediche!
La concezione biblica sulla morte non è per niente platonica dove la morte sarebbe liberazione. Secondo l’AT, la morte è effetto del peccato, le chiavi della morte sono nella mano del diavolo e distrugge la vita. Dio ha creato la vita e il diavolo è assassino dall’eternità e domina per mezzo della morte. Dunque la morte non è niente di bello. C’è qualche speranza? L’AT dice sì! Le anime dei giusti sono nella mano di Dio ma non si sa come. Conoscete l’icona dell’assunzione della Vergine dove Gesù tiene l’anima della Madonna sulla mano, come essa teneva il corpo, Gesù tiene l’anima, perché le anime dei giusti sono nella mano di Dio. Ma l’AT non ha risposta.
Viene il NT, ciò che Cristo ha assunto, ha liberato, e siccome ha assunto la morte, la morte diventa liberatrice. Dice Solov’ev: dire che la morte è qualcosa di buono, è un non-sense e contro ogni rivelazione, perché la morte non è per niente buona, ma siccome è assunta da Cristo allora diventa bene. E l’immagine della resurrezione nell’antica chiesa non è questo Cristo che sale, ma che scende negli inferi. Discese agli inferi, cioè nel regno della morte, e siccome ha assunto la morte, la morte diventa salvatrice. Allora una sola morte diventa liberatrice: la morte con Cristo. Ora viene al domanda: quale morte è insieme con Cristo? Allora qui c’è un interessante passaggio del pensiero. All’inizio il martirio. Dunque martiri, cioè “nessuno ha un amore più grande di quello che dà la vita per un altro”. Chi è martire va subito nel paradiso, da cui il culto dei martiri. Sono risorti, sono nel paradiso. Ma se non tutti muoiono come martiri? Soprattutto nella spiritualità slava, c’era “morto per qualsiasi motivo giusot”. I primi santi canonizzati russi non sono morti per la fede ma per la pietà familiare. Morire per una buona cosa è sempre un martirio. Ogni morte ingiusta rassomiglia a Cristo, e alla fine i teologi russi recenti dicono che ogni morte ha qualcosa in comune, immagine della morte di Cristo. È un battesimo, e il battesimo, quando uno non fa obiezioni, santifica. Loro parlano del sacramento della morte. Il sacramento della morte viene da Cristo, rassomoglianza con Cristo, nel battesimo siamo morti e questa seconda morte è soltanto un effetto. Evdokimov dice che siamo già morti e risorti nel battesimo, soltanto fenomenologicamente aspettiamo.  

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