Vi è una diffusa incomprensione su ciò che la Chiesa Cattolica insegna in materia di attrazione per lo stesso sesso. Purtroppo questo equivoco causa spesso isolamento per gli uomini e le donne cattolici che lottano con la propria identità sessuale e si sentono allontanati in un difficile momento della loro vita, quando invece necessitano dell’amore del popolo di Dio.
Una precisazione della posizione della Chiesa in tema di omosessualità è stata offerta da Arland K. Nichols, fondatore e presidente del “John Paul II Foundation for Life and Family”. Nichols ha giustamente preso spunto dal Catechismo e dal documento sulla «cura pastorale delle persone omosessuali» approvato ufficialmente da Giovanni Paolo II e realizzato dal cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Occorre comunque assicurare che la frase “oggettivamente disordinata” per quanto riguarda la tendenza omosessuale non si riferisce alla persona stessa. La Chiesa da sempre proclama un profondo rispetto per ogni persona, compresi coloro che provano attrazione per lo stesso sesso i quali riflettono l’immagine di Dio e sono, anche loro, preziose ai Suoi occhi. Mai dovrebbero essere oggetto di odio, come chiarisce il documento stesso:«Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico […]. Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni». Ma, aggiunge sapientemente il documento, «la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata».
Le persone che vivono questo tipo di attrazione non stanno peccando, è ingiusto che vivano un senso di colpa a causa della sola inclinazione. Allo stesso tempo, l’attrazione non può essere descritta come buona o neutra perché è indirizzata verso un atto che è, per definizione, immorale (cioè contro la felicità umana). Si consideri un adolescente che si sente attratto da una compagna di classe: anche se questa attrazione può consistere in pensieri e azioni esclusivamente sessuali, l’attrazione in sé è ordinata naturalmente al bene della persona (ad esempio, la complementarità reciproca, il matrimonio e la procreazione), quindi verso il suo compimento e la sua felicità. Tuttavia, se l’adolescente si ritrova sessualmente attratto da un compagno una tale attrazione non potrà mai essere rivolta al bene cioè alla complementarità reciproca, al matrimonio (nel suo senso cristiano) e alla procreazione. Questa attrazione, se seguita, è incapace di condurre al compimento della persona. Questo è ciò che intende la Chiesa quando usa il termine “disordine”.
La Chiesa afferma che ogni essere umano è “meravigliosamente creato” ad immagine di Dio e la colpa morale non è necessariamente presente da chi sperimenta attrazioni per lo stesso sesso. Anzi, queste persone posso diventare testimoni di santità quando, attraverso una grande libertà interiore, riescono ad abbracciare una vita di castità e di genuina amicizia. E se, nonostante i tentativi, non vi riescono saranno perdonate e accolte, così come vengono perdonati e accolti tutti coloro che riconoscono il loro peccato. Ogni cristiano ha una croce da portare. Per molti (si veda ad esempio la storia di Philippe Ariño), se determinati da una notevole spinta morale, è anche possibile (ma non facile) superarequesta inclinazione trasformandola, seppur non senza fatica e sofferenza, in un giusto (cioè ordinato al bene) orientamento.
La redazione
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