Giungiamo, così, sempre sulla filigrana del testo evangelico - che è imprescindibile a causa del suo valore testimoniale - a quell'alba del «primo giorno della settimana», cantata dal filosofo Maurice Blondel nel suo diario del 1892 come «il giorno dell'eternità, l'immagine della patria, l'aurora di una vita nuova, della vera vita». Il gesuita Xavier Tilliette, nella sua opera La Settimana Santa dei filosofi (1992), ritiene giusto che «la filosofia si arresti alla soglia delle apparizioni pasquali, al sabato santo. Essa non deve testimoniare la Gloria. Per sua natura essa è destinata a soggiornare al capezzale di un morto, a vegliare un giacente. Occorre mantenere castamente la frontiera, diceva il filosofo Schelling». È vero, la filosofia e la storiografia non possono appropriarsi delle vie della grazia e della fede. Tuttavia questo non impedisce loro di guardare oltre quella frontiera.
Alla frontiera fra storia e fede