LA DOMENICA, giorno
del Risorto
“Il primo giorno della settimana”,
raccontano i Vangeli, Gesù è Resuscitato e più volte, nello stesso giorno (“l’ottavo
giorno”), è apparso ai suoi.
Da allora non è più il sabato il giorno
della festa, il giorno del Signore, ma la domenica, giorno del Risorto che si
fa presente nell’Eucarestia celebrata dai suoi riuniti in assemblea. La
domenica, primo giorno della settimana, diventa il primo giorno della nuova
era.
“Giorno del Signore” e “signore dei
giorni” (come lo definisce un sermone del secolo V), la domenica è il giorno in
cui la Chiesa, per una tradizione che “trae origine dallo stesso giorno della
risurrezione” (Sacrosanctum Concilium 106) celebra attraverso i secoli il
mistero pasquale di Cristo, sorgente e causa di salvezza per l'uomo. (Nota
Pastorale CEI 1984)
Dire Domenica significa pronunciare Giorno
del Signore (dies Domini). "Questo è il giorno fatto dal
Signore". C'è un'unione profonda tra la Pasqua e la domenica. La
Domenica è, infatti, la "Pasqua settimanale" secondo
la definizione che risale ai primi secoli, molto amata dai Padri della Chiesa e
fortemente professata specialmente nelle Chiese d'Oriente.
Per sant'Agostino la Domenica è "sacramento
della Pasqua".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta quest'argomento dal nr. 2168 al 2195 e lo imposta sulla Bibbia. Cita due versetti, uno dell'Antico e l'altro del Nuovo Testamento. Il primo è tratto dal Libro dell'Esodo: "Ricordati del giorno del sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro: ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro" (Es. 20,8-10). Il secondo è tratto dal Vangelo di Marco: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'Uomo è Signore anche del sabato" (Mc.2,27-28).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta quest'argomento dal nr. 2168 al 2195 e lo imposta sulla Bibbia. Cita due versetti, uno dell'Antico e l'altro del Nuovo Testamento. Il primo è tratto dal Libro dell'Esodo: "Ricordati del giorno del sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro: ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro" (Es. 20,8-10). Il secondo è tratto dal Vangelo di Marco: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'Uomo è Signore anche del sabato" (Mc.2,27-28).
L'accostamento dei due testi è utile
comprendere il significato e il contenuto (dal punto di vista di Dio e di
Cristo, quindi teologico e cristologico) del terzo comandamento:"Ricordati
di santificare le feste". Il giorno di Sabato, giustamente tanto caro
ad Israele, rivela la sua pienezza nell'essere in qualche modo una
prefigurazione e un'anticipazione del "Giorno del Signore".
Vale a dire, un compimento e un superamento. E' sempre nello stile di Dio ( e
sua preoccupazione educativa) rivelare un poco alla volta il proprio mistero. E
la pienezza della sua rivelazione si ha nella persona di Cristo, anche quindi
riguardo al precetto della santificazione della festa. L'affermazione di Gesù
- "Il Sabato è stato fatto per l'uomo" - fa capire
l'intento profondo di Dio nel chiedere di non fare alcun lavoro nel giorno di
Sabato: "In onore del Signore tuo Dio". E’ il giorno
fatto perché l’uomo riposi e contempli il creato (e ciò che ha compiuto nella
settimana) per lodare il Signore che ha permesso tutto ciò.
Una delle testimonianze più antiche della
tradizione cristiana è quella di san Giustino che scrive: "Ci
raduniamo tutti insieme nel giorno del sole, poiché questo è il primo giorno
nel quale Dio, trasformate le tenebre e la materia, creò il mondo; sempre in
questo giorno Gesù Cristo, il nostro salvatore, risuscitò dai morti".
“Senza la domenica non possiamo vivere”
E. Bianchi nel libro “Giorno del
Signore, giorno dell’uomo”, (Piemme, 1994, pagg.171-173) ricorda:
“Talmente vitale era sentita
l’importanza dell’eucarestia domenicale che non si esitava ad affrontare il
rischio del martirio in tempo di persecuzione pur di partecipare alla cena del
Signore. E così l’eucarestia domenicale manifesta tutta la sua efficacia nella
vita di uomini e donne che offrono il loro corpo e versano il loro sangue
conformando pienamente le loro esigenze al mistero pasquale la cui celebrazione
ebdomadaria è per loro assolutamente irrinunciabile!
Negli Acta Martyrum noi abbiamo
un’impressionante narrazione dell’interrogatorio subito da Saturnino, Dativo e
altri nella colonia di Abitina in Africa durante la persecuzione di Diocleziano
(304) che li condusse al martirio. Arrestati perché celebravano il “dominicum”,
cioè l’eucaristia domenicale, sotto la guida del presbitero Saturnino, che ispirato
dallo Spirito del Signore afferma: “l’eucarestia domenicale non può
essere tralasciata”
E’ talmente forte e inscindibile il
legame tra eucaristia e giorno domenicale che, per indicare e l’una e l’altro,
si usa lo stesso termine “dominicum”. Vi è dunque una legge imprescindibile che
va seguita a costo della vita: radunarsi la domenica per celebrare l’eucarestia
e leggere le Scritture. In questo raduno è essenziale la presenza di tutti
perché proprio l’eucarestia domenicale manifesta in modo pieno l’unità e la
fraternità dei cristiani fra loro. “Noi cristiani –affermano ancora i
martiri di Abitinia- non possiamo stare senza l’eucarestia domenicale” (sine
dominico non possumus)”.
Nessun commento:
Posta un commento