L’affermazione, quasi un gioco di parole, è sempre
di papa Francesco. Nel viaggio di ritorno dalla Giorgia, il 2 ottobre 2016, il
papa veniva interpellato dai giornalisti per approfondire la questione spinosa
del gender riesplosa durante il viaggio. Rispondendo, ha innanzitutto precisato
che
Una cosa è che una persona abbia questa tendenza,
questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare
l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste
io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”.
Poi racconta:
L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo
che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una
ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una
ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha
detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la
mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta
presto. Ha fatto l’intervento. È un impiegato di un ministero di una città
della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un
bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato.
Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che
per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era
lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti.
Il peccato è peccato. Le tendenze o gli squilibri
ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “È tutto lo
stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo,
accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe
Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il papa santificherà i trans!”. Per favore!
Perché io vedo già i titoli dei giornali... No, no. C’è qualche dubbio su
quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. È un
problema. È un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la
misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio,
leggendo tutta l’"Amoris laetitia", ma sempre così, sempre con il
cuore aperto. E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello,
molto bello.
Poco prima aveva nuovamente fatto
riferimento a questo capitello:
A me piace raccontare – non so se l’ho detto, perché lo
ripeto tanto – che nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Vézelay c’è un
capitello bellissimo, del 1200 più o meno. I medievali facevano catechesi con
le sculture delle cattedrali. Da una parte del capitello c’è Giuda, impiccato,
con la lingua fuori, gli occhi fuori, e dall’altra parte del capitello c’è
Gesù, il Buon Pastore, che lo prende e lo porta con sé. E se guardiamo bene la
faccia di Gesù, le labbra di Gesù sono tristi da una parte ma con un piccolo sorriso
di complicità dall’altra. Questi avevano capito cos’è la misericordia! Con
Giuda![1]
Parlando
a braccio, papa Francesco sembra considerare normale la condizione di un “lui,
che era lei” e che si è felicemente “sposato” con un altro uomo. In realtà sta ribadendo
l’importanza dell’accoglienza misericordiosa di ogni persona, anche di Giuda. Le
polemiche tuttavia non sono mancate e Magister, tra i più impegnati a criticare
il papa, lo attacca frontalmente:
Con ciò, papa Francesco ha compiuto uno strappo rispetto
alla vigente disciplina della Chiesa, che non consente ai transessuali la
celebrazione del matrimonio sacramentale, stando a quanto ribadito dalla
congregazione per la dottrina della fede con una lettera ai vescovi tedeschi del 28 maggio 1991 e con un "appunto" per la congregazione per i religiosi del 2000, come
anche dalla conferenza episcopale italiana con una notificazione del 21 gennaio 2003.
A rinforzo chiama in causa lo psichiatra tedesco Christian Spaemann, uomo con una “solida formazione teologica”,
figlio di Robert Spaemann, “uno dei maggiori filosofi cattolici viventi, coetaneo
e amico di Joseph Ratzinger” autore di due
“memorabili stroncature di Amoris laetitia"[2].
Lo psichiatra entra nel vivo della questione:
La transessualità implica un grave dolore, soprattutto
per le persone direttamente coinvolte, ma anche per i loro parenti e,
soprattutto, per i loro bambini. È una sofferenza che con misure ormonali o
chirurgiche può solo essere attenuata. Vi sono studi che dimostrano che, anche
dopo operazioni di cambiamento del sesso, i transessuali sono esposti a
crescenti disturbi psichici, tentativi di suicidio e a un tasso effettivo di
suicidi che è venti volte superiore al normale. Ricorre spesso anche il
desiderio di operazioni di ripristino della precedente condizione fisica.
Con l’ideologia gender che cerca di sfruttare il fenomeno della
transessualità
ci si è spinti tanto oltre da considerare preminente per la definizione
del sesso la percezione soggettiva di sé e da parlare, eufemisticamente, di
operazioni "per l’adeguamento sessuale". Fa paura la fretta con cui
oggigiorno si spingono dei giovani nella pubertà a interventi di tipo
operatorio. Non c’è davvero nulla di cui gloriarsi per lo stato attuale della
scienza medica e psicologica, quando essa agisce con ormoni e bisturi per
eliminare un profondo disturbo di identità. Le complesse operazioni chirurgiche
e l’assunzione perpetua di ormoni non riuscirà produrre se non una sorta di
"fake sexuality", di sessualità artefatta. Un transessuale sarà
sempre una donna che è stata operata come uomo e una transessuale rimarrà
sempre un uomo che è stato operato come donna. Già solo per questo, la scelta dei
termini da parte del papa avrebbe dovuto essere più prudente.
Ma qui ci troviamo di fronte al dilemma se rispettare la percezione
sessuale della persona (che si sente uomo anche se è nato come donna) o
incaponirci a considerare la sua condizione fisica originaria (e mai del tutto
modificabile) contraddicendo la percezione della persona. Certo, ammette
Spaemann
La condizione di dolore delle persone che si sentono transessuali, al
punto da indurre tendenze al suicidio, può essere tanto grande che, in assenza
di alternative, anche da parte della Chiesa difficilmente si possono rifiutare
del tutto delle misure chirurgiche e ormonali volte a ridurre questa
sofferenza, una volta esaurite tutte le altre possibilità.
Conclude:
Da ultimo, l’anima umana ha la possibilità di rivolgersi direttamente a
Dio indipendentemente dalla propria sensibilità e caratterizzazione sessuale.
Sostenere e incoraggiare questa relazione con Dio è il primo compito della
pastorale. In questo non si può trovare uno specifico ostacolo per l’accesso ai
sacramenti della confessione e della comunione, anche se, certamente, c’è
bisogno di una specifica direzione spirituale, per affidare alla misericordia
di Dio quell’identità sessuale, non precostituita per natura e psicologicamente
agognata, invece che impossessarsene come una sorta di diritto
all’autodeterminazione, così come si propaga oggi. Si tratta, inoltre, anche di
accettare il fatto che nei registri parrocchiali dei battesimi non è possibile
un cambiamento nell’indicazione del proprio stato sessuale.
Se, tuttavia, si parla per i transessuali di matrimonio con quello che
da loro è ritenuto "l’altro sesso", si deve tenere per fermo che non
si tratta di un vero matrimonio, nel significato proprio del termine, né in
senso naturale né in senso ecclesiale[3].
Tutto ciò rende difficoltoso e problematico l’accesso ai sacramenti.
Prima di passare ad altro argomento, voglio segnalare una triste vicenda
raccontata in un libro: Bruce Brenda e David. Il ragazzo che fu cresciuto come una ragazza[4]. Bruce nacque in Canada nel 1965 da un
parto gemellare. Entrambi i fratelli avevano un problema di fimosi al pene, per
risolvere il quale era necessaria una circoncisione, operazione semplice che,
per un incredibile errore, diede inizio alla sua tragedia: il suo pene rimase bruciato (“si staccò a pezzetti” e
“sparì completamente”).
I genitori, disperati, dopo una serie
di consulti medici, si affidarono a John Money, un medico che avevano sentito
parlare alla tv dei miracoli della «riassegnazione sessuale» in corso al Johns
Hopkins Hospital di Baltimora. Money era già allora uno dei ricercatori in
sessuologia più rispettati al mondo. Eloquio brillante, intelligenza
sofisticata, era l’ideatore della gender identity, basata sull’idea che
l’identità di una persona non si fonda sui dati biologici della nascita, ma
sugli influssi culturali e l’ambiente in cui cresce. Money, che guidava la
pionieristica clinica per la chirurgia transessuale a Baltimora, fu ben felice
di occuparsi del piccolo. Bruce era, infatti, la cavia che egli attendeva per
dimostrare la bontà delle sue teorie. Un piccolo maschio senza pene, da
trasformare in una bambina. Il medico spiegò loro che avrebbe potuto dare al
bambino una vagina perfettamente funzionante, ma che necessitava della loro
collaborazione affinché Bruce diventasse femmina. L’importante era che loro lo
vestissero come una femminuccia, non gli tagliassero i capelli, lo facessero
sentire una lei e non un lui. Così avrebbe avuto una vita felice.
Fu così che Bruce diventò Brenda.
Ma qualcosa non funzionava. La piccola
Brenda ignorava le bambole che le venivano regalate, adorava azzuffarsi coi
suoi amichetti, costruiva fortini anziché pettinarsi davanti allo specchio. In
bagno, faceva la pipì in piedi. I primi anni di scuola peggiorarono notevolmente
la situazione. Brenda iniziò a diventare particolarmente violenta e fu
bocciata. Nel frattempo, nel 1972, Money pubblicò il libro Man & Woman, Boy & Girl, in cui mise al
corrente il mondo dello straordinario «caso dei due gemelli». Il volume
descriveva l’esperimento come un «assoluto successo». Era la «prova conclusiva»
che «non si nasce maschi e femmine, ma lo si diventa». Il fatto ebbe una
risonanza mondiale[5].
Nel frattempo Brenda scopre il suo
passato e decide di tornare ad essere un uomo. Sceglie di chiamarsi David, si
sottopone a iniezioni di testosterone e a diversi interventi chirurgici per la
creazione del pene. Si innamora di una ragazza che sposerà nel 1990.
Il suo caso viene scoperto da alcuni
giornalisti e per il dottor Money inizia il declino. L’epilogo per
Bruce-Brenda-David fu invece tragico: a 38 anni decide di suicidarsi.
Non è chiaro se la decisione del
suicidio (già tentato diverse volte nel passato) dipenda in qualche modo dalla
sua accidentata biografia, sta di fatto che il tasso di suicidi tra i
transgender risulta essere di quasi dieci volte superiore a quello della
popolazione generale.
Indipendentemente dal fatto che ricevano terapie giornaliere iniettabili orali o future, queste richiedono visite mediche per la cura e il monitoraggio della sicurezza e della risposta. Se i pazienti vengono trattati abbastanza precocemente, prima che si verifichi un sacco di danni al sistema immunitario, l'aspettativa di vita è quasi normale, a condizione che rimangano in trattamento con successo. Tuttavia, quando i pazienti interrompono la terapia, il virus rimbalza a livelli elevati nella maggior parte dei pazienti, a volte associati a una malattia grave perché ho attraversato questo e anche un aumento del rischio di morte. L'obiettivo della "cura" è in corso, ma continuo a credere che il mio governo abbia fatto milioni di farmaci ARV invece di trovare una cura. per terapia e monitoraggio continui. L'ARV da solo non può curare l'HIV poiché tra le cellule infette vi sono cellule di memoria CD4 a vita molto lunga e possibilmente altre cellule che fungono da serbatoi a lungo termine. L'HIV può nascondersi in queste cellule senza essere rilevato dal sistema immunitario del corpo. Pertanto, anche quando l'ART blocca completamente i successivi cicli di infezione delle cellule, i reservoir che sono stati infettati prima dell'inizio della terapia persistono e da questi reservoir l'HIV si rimbalza se la terapia viene interrotta. "Cure" potrebbe significare una cura di eradicazione, che significa liberare completamente il corpo del virus del reservoir o una cura funzionale dell'HIV, dove l'HIV può rimanere nelle cellule del reservoir, ma il rimbalzo ad alti livelli è prevenuto dopo l'interruzione della terapia. crede che ci sia una speranza per le persone che soffrono, la malattia di Parkinson, la schizofrenia, il cancro, la scoliosi, la fibromialgia, la tossicità da fluorochinolone
RispondiEliminaSindrome Fibrodisplasia Ossificans Progressiva.Fatal Familial Insomnia Factor V Leiden Mutazione, Epilessia Dupuytren's disease, Desmoplastic small-round tumore Diabete, Celiachia, Creutzfeldt-Jakob disease, Angiopatia amiloide cerebrale, Atassia, Artrite, Sclerosi laterale amiotrofica, Morbo di Alzheimer, Adrenocorticale carcinoma.Astma, Malattie allergiche. Hiv_ Aids, Herpe, Copd, Diabete, Epatite, ho letto di lui online su come curava Tasha e Tara, così l'ho contattato su drituaherbalcenter@gmail.com anche se ho parlato su whatsapps +2348149277967 credimi è stato facile Ho bevuto la sua medicina a base di erbe per due settimane e sono stato curato proprio come quello non è il dottor Itua un uomo prodigio? Si lo è! Lo ringrazio così tanto che ti consiglierò se sei affetto da una di quelle malattie che Pls lo contatta è un uomo gentile.