lunedì 3 ottobre 2016

Giustizia e misericordia


“La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio”[1]
Nell’udienza del 3 febbraio 2016 papa Francesco si è soffermato ad analizzare il rapporto tra giustizia e misericordia, due realtà che appaiono in contrapposizione, ma che sono pienamente unite in Dio che è “giustizia perfetta e insieme misericordia infinita”. Ma – chiarisce il papa - la giustizia di Dio è diversa dalla giustizia umana che tende semplicemente ad arginare il male infliggendo una pena al colpevole. “Questa strada – prosegue il papa - non porta ancora alla vera giustizia perché in realtà non vince il male, ma semplicemente lo argina. È invece solo rispondendo ad esso con il bene che il male può essere veramente vinto”.
Dio Padre fa giustizia perdonando, incoraggiando, sostenendo… Non fa giustizia punendo, ma amandoci con misericordia. Commentando la nota parabola del Padre misericordioso e dei suoi due figli, papa Francesco nel 2013 affermava:
Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti. Perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare[2].
E in un’altra occasione ammonisce: “Se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”[3]. Quante volte in nome della giustizia (“non è giusto!” diciamo) distruggiamo relazioni importanti e dimentichiamo di esercitare l’arte della misericordia. Quante volte appellandoci alla legge, alle regole, alla consuetudine, rischiamo di mettere sul collo dei fratelli pesi insostenibili. Pretendiamo il castigo, la punizione per chi ha compiuto il male e ha infranto delle regole e gli accordiamo “misericordia” solo se è stato sufficientemente umiliato e chiede perdono come un mendicante. Per la nostra mentalità la misericordia deve avere dei confini e dei criteri di merito per non risultare “ingiusta”. E’ quanto recriminano anche gli operai della nota parabola del padrone della vigna[4] che mormorano: “non è giusto che la paga di noi, che abbiamo lavorato tutto il giorno, sia la stessa di coloro che hanno lavorato solo per poche ore”. Non è giusto essere considerati “come loro”: noi valiamo di più e meritiamo di più! La giustizia umana è punitiva, retributiva e meritocratica; quella di Dio è misericordiosa:
Amico – risponde il padrone a chi si lamentava – io non ti faccio torto. Non ti eri accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure il tuo occhio è malvagio perché io sono buono? (vv. 13-15)
Dio vuole che tutti gli operai trovino lavoro e che possano portare a casa il necessario per far mangiare la propria famiglia: la sua giustizia è misericordiosa perché tiene conto del bisogno dell’altro e non solo dei suoi meriti. Perché ama l’altro e ha compassione delle sue sofferenze.
La morale cristiana – ci ricorda ancora papa Francesco - è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura “ingiusta” secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me. La morale cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende[5]. 
D’altra parte essere misericordiosi non significa essere indulgenti, di “manica larga” e, in fondo, conniventi con il male. Ai confessori più volte papa Francesco ha ricordato:
Tante volte si confonde la misericordia con l'essere un confessore di manica larga ma pensate: né il confessore di manica larga né il confessore rigido sono misericordiosi perché nessuno dei due prende per mano il penitente come un fratello, non lo prende per mano, non lo accompagna nel percorso di conversione, (…) invece il misericordioso lo ascolta e lo accompagna perché la conversione incomincia forse oggi, ma deve continuare con la perseveranza aiutando il penitente a camminare nella giustizia[6]. 
Il cardinal Kasper, fine teologo della misericordia e consigliere di papa Francesco, ha chiarito:
Si confonde misericordia con un laissez-faire superficiale, con una pseudo-misericordia, e c’è chi sentendo parlare di misericordia subodora il pericolo che in tal modo si favorisca un’arrendevolezza pastorale e un cristianesimo light, un essere cristiani a prezzo scontato. Si vede così nella misericordia una specie di ammorbidente che erode i dogmi e i comandamenti e svaluta il significato centrale e fondamentale della verità. Siamo però di fronte a un grossolano fraintendimento del senso biblico profondo della misericordia, perché essa è allo stesso tempo una fondamentale verità rivelata e un comandamento di Gesù esigente e provocante[7].              
Riferendosi a Gesù, Albert Camus scrisse: “Nella storia dell’umanità c’è stato un momento in cui si è parlato di perdono e di misericordia, ma è durato poco tempo, più o meno tre anni, e la storia è finita male”[8]. Contestiamo la mancanza di lieto fine (per Camus, probabilmente, la parola Resurrezione significava poco), ma concordiamo sul fatto che è stata proprio la misericordia di Gesù a scandalizzare e far reagire violentemente l’élite del suo popolo. La rivelazione di un Dio che ama in questo modo non poteva piacere a chi ha fatto della legge l’unica misura del valore umano.
Chiamato a scegliere tra la legge e la misericordia, Gesù sceglie la misericordia senza mettersi contro la legge, perché sa distinguere il peccato dal peccatore. La legge è essenziale quale istanza in grado di rivelare il peccato e di farci distinguere il bene dal male; ma una volta infranta la legge, di fronte al peccatore concreto deve regnare la misericordia![9]



[1] Gc 2,13
[2] Papa Francesco, Angelus  del 15 settembre 2013
[3] Papa Francesco, Veglia di preghiera per la famiglia, 3 ottobre 2015
[4] Mt 20,1-16
[6] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al corso promosso  dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica (12 marzo 2015).
[8] A. Camus, La caduta, Bompiani 1956
[9] E. Bianchi, L’amore scandaloso di Dio, San Paolo 2016, pp.77-78.

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