martedì 2 luglio 2013

La coscienza (Carlo Maria Martini)

Talora abbiamo della coscienza una concezione riduttiva e se ne parla in termini scettici, un po’ deprezzativi, confondendola con il puro soggettivismo: agisco secondo quello che a me sembra giusto, che a me piace o che mi torna utile.
In realtà la coscienza ci fa conoscere quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo. Una legge fondamentale, messa da Dio nei nostri cuori. La coscienza non è ciò che mi viene in mente; è il principio supremo allargato a misura divina (potremmo chiamarlo il principio della solidarietà, il principio del rispetto dell’altro, il principio dell’onore, del dovere, il principio della coerenza). E Dio stesso come amore, come fedeltà, come garante ultimo di ogni verità, che entra nell'intimo dell'uomo e diviene sorgente di azione e di discernimento. Per questo la coscienza è qualcosa di inviolabile, e tuttavia non è qualcosa di fantasioso, di strano, di imprevedibile. E il riconoscimento del grande comandamento dell' amore di Dio e del prossimo, il riconoscimento dei grandi valori - verità, onestà, giustizia, carità - in quanto sono intuiti, compresi e diventano fonte di vita, di giudizio e di azione, in dialogo con Dio e di fronte a Dio.
Scrive il Concilio Vaticano II: “Nella fedeltà alla coscienza, i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale” (Gaudium et spes, 16). La coscienza non soltanto non è fenomeno di dispersione, ma opera l’unità; in nome della stessa coscienza, credenti e non credenti si mettono insieme per cercare come oggi si possono realizzare valori quali il servizio, l'onore, la lealtà, il rispetto del prossimo.
Spesso si interpreta la coscienza semplicemente come la voce che ci ricorda una legge già fatta, che basta applicare. Ci viene invece detto che la vita dell’uomo presenta situazioni inedite, problemi nuovi, per i quali non è sufficiente appellarsi a una legge astratta, bensì occorre cercare, sulla base del principio fondamentale dell’amore di Dio e del prossimo e di tutti i valori che ne derivano, quel modo di agire che meglio promuove la vita, serve l’unità tra i popoli, crea relazioni pacifiche; in una costante armonia e in un costante dialogo e scambio tra tutte le persone di buona volontà.

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