lunedì 26 agosto 2013

Dio

Ø  Chi è per te Dio? Elenco di “definizioni”
Ø  Le immagini di Dio (Padre): uomo anziano con la barba bianca? Occhio scrutatore che tutto e tutti vigila?
E’ l’uomo ad essere stato creato a immagine di Dio e non Dio (Padre) a dover essere rappresentato a somiglianza dell’uomo.
Ø  D-IO o IO?
Ø  I maestri del dubbio[1]:
-          FEUERBACH, filosofo tedesco dell’800: Dio è una PROIEZIONE dell’uomo. Una rappresentazione del suo desiderio di trascendere se stesso.
Risponde Hans Kung, teologo tedesco contemporaneo: “naturalmente una cosa non esiste solo perché io la desidero. Ma vale anche il contrario: non è che una cosa necessariamente non esiste, perché io la desidero.
-          MARX: Dio (e la religione) è l’oppio dei popoli[2].
-          NIETZSCHE: “Dio è morto”[3]: l’agnosticismo/relativismo e l’indifferenza che regna nella nostra società/cultura[4].
-          FREUD: la religione è un’illusione infantile e una fonte di nevrosi[5].
Ø  Dio non è il nome proprio (ma generico) di Dio[6]

domenica 25 agosto 2013

Pluralismo e relativismo

http://profrel.blogspot.it/2013/08/pluralismo-e-relativismo.html

Il pluralismo, espressione dell’incontro tra culture diverse, è un dato da accogliere e da valorizzare, dal momento che aspira alla convivenza il più possibile armoniosa di istanze e aspirazioni diverse e che non teme di proporsi e di legittimarsi sul terreno della politica, e che richiede certamente l’arte difficile dello scontro dialogico. Lo scontro fra opinioni diverse è l’anima della democrazia, quando non degeneri in conflitto sociale e serva alla causa comune: quella di riproporre nella sfera pubblica la molteplicità dei punti di vista, in ordine alla loro possibile convivenza. Il dialogo, in questo caso, perde il suo carattere retorico e utopista, per rivestire i panni di una pratica difficile e necessaria, rispettosa di tutte le differenti identità culturali e religiose.
Il relativismo, al contrario, punta a un obiettivo più ambizioso: affermando che i valori sono validi all’interno del proprio orizzonte di riferimento, non cerca il confronto o il riconoscimento, quanto piuttosto la battaglia per pretendere legittimità normativa e politica alle proprie istanze. Al relativista non interessa misurarsi con un criterio oggettivo e di natura; l’essenziale per lui è la difesa della propria soggettiva identità e visione. [...] Più lontano dalle autentiche basi comunitarie della democrazia, il relativismo finisce in tal modo per mortificare un sano pluralismo, rifiutando il dialogo, perché questo significherebbe accogliere le altrui verità, sottoponendo le proprie convinzioni a un equilibrato argomentare razionale.


(Tratto da Così il relativismo nega il vero pluralismodi Paola Ricci Sindoni,  Presidente di Scienza&Vita  in Avvenire del 25 luglio 2013)

mercoledì 7 agosto 2013

Donne innamorate di Dio

© 2013 Edizioni QiqajonIl Sole 24 Ore, 4 agosto 2013
di GIANFRANCO RAVASI
vai al libro:
LISA CREMASCHI
 Donne di comunione
Vite di monache d'oriente e d'occidente
Incastonato nella mente di molti c'è lo stereotipo di un cristianesimo antifemminile. Come tutti i luoghi comuni, anche questo pregiudizio ha una sua verità che non regge, però, in equilibrio al confronto con l'altro piatto ove troviamo la vivace presenza della donna come protagonista. Non si dimentichi, infatti, che il Cristo risorto appare innanzitutto a un gruppo di donne - una classe "inferiore" nello statuto sociale dell'antico Vicino Oriente - affidando loro l'incarico di "evangelizzare" gli apostoli maschi, tant'è vero che l'antica tradizione cristiana orientale non esiterà a chiamare Maria Maddalena «apostola degli apostoli». Lo stesso san Paolo giunge al punto di definire, nel finale della Lettera ai Romani, una tale Giunia «apostola» con suo marito Andronico (16,7), accanto a una piccola folla di altre donne, a partire dalla «diaconessa» Febe, per continuare con Prisca, Maria, Trifena, Trifosa, «la carissima Pèrside», la madre di Rufo, finendo con Pàtroba, Giulia, la sorella di Nereo e Olimpas. Si provi poi a scorrere le altre Lettere paoline per sfatare il mito di un Paolo misogino, fermamente convinto invece della pari dignità dei due sessi agli occhi della fede: «Non c'è più né giudeo né greco, non c'è schiavo né libero, non c'è maschio e femmina perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3, 28). Certo, il contesto socio-culturale non era quello odierno, né nell'orizzonte giudaico, né in quello grecoromano. Basti solo evocare la sconcertante preghiera mattutina suggerita dal Talmud babilonese all'ebreo maschio perché ringrazi Dio di non averlo fatto nascere né pagano, né donna, né ignorante. E, tanto per scegliere fior da fiore nell'altro settore, quello classico, un raffinato autore latino come Aulo Gellio (II sec.), nelle sue popolarissime Notti Attiche, era lapidario: Mulier, malum necessarium!

giovedì 1 agosto 2013

Quali sono i criteri per un giusto rapporto con il denaro?

Il denaro serve in primo luogo a sostenere le spese necessarie per mantenersi. Infatti, serve ad assicurarsi il sostentamento anche per il futuro. È quindi sensato mettere da parte dei soldi e investirli bene, in modo da poter vivere nella vecchiaia senza paura della povertà e della miseria. Ma nei confronti del denaro dobbiamo sempre essere consapevoli che è a servizio degli uomini e non viceversa.
Il denaro può dispiegare anche una dinamica propria. Ci sono persone che non ne hanno mai abbastanza. Vogliono averne sempre di più. Ed eccedono nel preoccuparsi per la vecchiaia. In ultima analisi diventano dipendenti dal denaro. Nel rapporto con il denaro dobbiamo rimanere liberi interiormente e non lasciarci definire sulla base del denaro e nemmeno lasciarci dominare da esso. Se giustamente si dice che il denaro è al servizio dell'uomo, allora non dovrebbe essere solo al mio servizio, ma anche a quello degli altri. Con il mio denaro ho sempre una responsabilità nei confronti degli altri. Le donazioni a favore di una causa buona sono solo una possibilità di concretizzare questa responsabilità. Da dirigente d'azienda posso creare posti di lavoro sicuri mediante investimenti e, in questo modo, essere al servizio degli altri. O sostengo progetti che aiutano a vivere in modo più umano. Importante è l'aspetto del servizio agli altri e della solidarietà: soprattutto l'evangelista Luca ci ammonisce a tenere un atteggiamento di condivisione reciproca.
Ci sono risposte diverse relative al modo di investire bene denaro per il futuro. Non da ultimo la decisione dipende dalla psiche del singolo. Uno accetta più rischi, l'altro meno, perché preferisce dormire sonni tranquilli. Ma anche qui si tratta di utilizzare i soldi in modo intelligente. Tuttavia, è necessaria sempre la giusta misura, che argina la nostra avidità. E sono  necessari criteri etici. Non dovremmo depositare i soldi solo dove ottengono gli utili maggiori, ma piuttosto dove vengono tenuti in considerazione criteri etici. Oramai molte banche offrono fondi etici, che investono solo in aziende che corrispondono alle norme della sostenibilità, del rispetto delle dignità umana e dell'ecologia. Decisivo per il rapporto, con il denaro: non dobbiamo soccombere all’avidità. È necessaria soprattutto la libertà interiore.

(Anselm GRÜN, Il libro delle risposte, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2008, 157-158).