di Aristide Fumagalli, Queriniana 2014,
pp. 176, 12 euro
La prima impressione ricevuta dalla
lettura di questo importante saggio, è che l’autore abbia voluto innanzitutto
mostrare il suo equilibrio e “imparzialità” nel ragionare su una questione
ampiamente dibattuta e motivo di una profonda scissione tra i (teologi)
cattolici: ammettere, nel nome della misericordia, i divorziati risposati ai
sacramenti o negare questa possibilità in nome della dottrina?
E’ chiaro che l’autore propenda per la
prima posizione, ma lo fa pacatamente, ragionando dei pro e dei contro,
lasciando che anche i “contrari” possano sentirsi compresi e coinvolti dalle
sue riflessioni.
Se al cuore del libro (in realtà nelle sue
conclusioni) c’è questa questione scottante, l’autore, giovane ma già noto
moralista milanese, parte da più lontano: dalla considerazione paolina di
essere vasi di argilla che contengono un tesoro (cfr. 2 Cor 4,7) all’
“Inquadratura” (primo momento) della situazione presente. Passa poi ad una
“Messa a fuoco” (secondo momento) dello sviluppo della dottrina tradizionale
sul matrimonio, per indicare poi delle “Prospettive” (terzo momento) che
salvaguardino la continuità col passato e, nello stesso tempo, si aprano alle
nuove sfide pastorali.