La forza del desiderio
Una lettura psicanalista dei suoi paradossi
Di Robert Cheaib
ROMA, 25 Ottobre 2014 (Zenit.org) - Non solo come etimologia, ma anche come esperienza, il desiderio è una parola carica, evocativa e provocativa. Nell’opuscolo La forza del desiderio, Massimo Recalcati, noto psicanalista milanese, esamina alcune note e sfumature del desiderio sul crocevia tra vita mondana e vita spirituale. È proprio grazie a questo intreccio psico-spirituale che il discorso di Recalcati, nutrito anche di cultura lacaniana, risulta affascinante e accattivante.
Il termine desiderio – come spiega Giulio Cesare nel suo De bello gallico - viene da desiderantes. Questi erano i soldati che, sopravvissuti al campo di battaglia, sotto un cielo stellato attendevano i loro compagni di battaglia, a rischio di morire. L’etimologia lessicale è ulteriormente suggestiva: de-sidera indica la manca di una stella, la mancanza di un buon auspicio. «Il desiderio – dice Recalcati – non ha una stella che funzioni come bussola sicura che ci garantisca di non smarrirci».
Il desiderio, insomma, è un’esperienza di una mancanza, di una debolezza. Ma è anche – ed è qui il suo paradosso – un’esperienza di forza: la forza di una spinta che mi sovrasta e mi supera. Il desiderio è, allo stesso tempo, mio e mi porta al di là di me stesso.
Il desiderio – spiega Recalcati – è una forza che ci attraversa, ma la sua umanizzazione passa attraverso una crescita: è quando il desiderio diventa appello all’altro, invocazione dell’altro, quando diventa una preghiera: «La vita umana è vita che si rivolge all’altro».
A partire da queste premesse il libro di Recalcati, che presenta un intervento tenuto con lo psicanalista presso il Monastero di Bose nel marzo del 2013, sviluppa le conseguenze e le manifestazioni pratiche della maturazione del desiderio nei rapporti interpersonali, familiari. Il risultato è la scoperta dell’ordine e della legge positiva e creativa insita nel desiderio, una legge che non opprime la vita, ma la rafforza, la rende generativa.
Il termine desiderio – come spiega Giulio Cesare nel suo De bello gallico - viene da desiderantes. Questi erano i soldati che, sopravvissuti al campo di battaglia, sotto un cielo stellato attendevano i loro compagni di battaglia, a rischio di morire. L’etimologia lessicale è ulteriormente suggestiva: de-sidera indica la manca di una stella, la mancanza di un buon auspicio. «Il desiderio – dice Recalcati – non ha una stella che funzioni come bussola sicura che ci garantisca di non smarrirci».
Il desiderio, insomma, è un’esperienza di una mancanza, di una debolezza. Ma è anche – ed è qui il suo paradosso – un’esperienza di forza: la forza di una spinta che mi sovrasta e mi supera. Il desiderio è, allo stesso tempo, mio e mi porta al di là di me stesso.
Il desiderio – spiega Recalcati – è una forza che ci attraversa, ma la sua umanizzazione passa attraverso una crescita: è quando il desiderio diventa appello all’altro, invocazione dell’altro, quando diventa una preghiera: «La vita umana è vita che si rivolge all’altro».
A partire da queste premesse il libro di Recalcati, che presenta un intervento tenuto con lo psicanalista presso il Monastero di Bose nel marzo del 2013, sviluppa le conseguenze e le manifestazioni pratiche della maturazione del desiderio nei rapporti interpersonali, familiari. Il risultato è la scoperta dell’ordine e della legge positiva e creativa insita nel desiderio, una legge che non opprime la vita, ma la rafforza, la rende generativa.
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