domenica 26 ottobre 2014

Eucaristia (dizionario)

Eucaristia e liturgia
 
Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Come mantiene Gesù questa promessa? Come è possibile per lui rendersi presente sempre e ovunque?
La risposta l’abbiamo proprio dalla solennità del Ss. Corpo e Sangue di Cristo presente nel pane e nel vino offerti e celebrati in ogni Eucaristia (e dunque in ogni tempo e in ogni luogo).
Gesù con l’ultima cena inventa qualcosa di geniale: trasforma il rito della Pasqua e prende gli elementi più semplici e comuni di questa, il pane e il vino, per rendersi perennemente presente.
L’Eucaristia ha molteplici significati e aspetti che possono essere messi in rilievo e che sono tra loro strettamente intrecciati:
- è un BANCHETTO, una cena a cui sono invitati tutti i familiari stretti, chiamati a condividere nella gioia un pasto che unisca fraternità, comunione, cibo spirituale.
- E’ CIBO spirituale: non viviamo solo alimentando il nostro corpo. Siamo vivi solo apparentemente se non alimentiamo anche la nostra dimensione spirituale che ha bisogno di amicizia, affetto, relazioni… E tutto questo è donato in primo luogo da una comunità unita e da un Dio che è principio e strumento per costituirci comunità d’amore.
- E’ CORPO e SANGUE di CRISTO, presente realmente (anche se non fisicamente) nel pane e vino consacrati e trasformati dallo Spirito Santo. Ciò indica il desiderio di Gesù di essere concretamente parte di noi, di entrare dentro di noi trasformandoci in tabernacoli della sua presenza e così agire con lui, trasformati sempre di più a sua immagine e somiglianza.
- E’ COMUNIONE: strumento di fraternità che ci chiama a condividere il Padre nostro e il Pane nostro, un pane comune che non deve mancare a nessuno e che richiede la riconciliazione continua tra noi, il perdono fraterno, la carità concreta, pena il mangiare indegnamente quel pane (e rischiare, come dice Gesù, di dare perle ai porci). Per questo dobbiamo continuamente convergere verso quel solo corpo che è la sua Chiesa e celebrarlo in comunione con essa.
- E’ MEMORIALE, cioè strumento che rende presente Gesù, che rinnova il suo sacrificio d’amore.
- E’ EUCARISTIA, cioè rendimento di grazie, preghiera di lode che ci rimanda al Dio da cui tutto proviene e a cui tutto deve convergere.
- l’Eucaristia è SACRIFICIO DI COMUNIONE che sigilla l’ALLEANZA tra Dio e il suo popolo per mezzo del Figlio suo che ha rotto ogni muro di separazione che vi era frammezzo. Così come Mosè, per sigillare il patto tra Dio, datore della legge, e il popolo fa sacrificare dei giovenchi e versa il loro sangue metà sull’altare e metà aspergendolo in mezzo al popolo che aderisce solennemente al patto stipulato da Dio, così Gesù verserà il suo sangue per “la nuova ed eterna alleanza, in remissione dei peccati” che ci impediscono di aderire al patto d’amore rinnovato e reso definitivo da Dio.
- L’Eucaristia supera l’antica alleanza e gli antichi riti: Gesù è entrato, una volta per sempre, nel vero santuario, quello costruito da Dio stesso, come vero sommo sacerdote, senza bisogno di purificarsi, per donarci la “redenzione eterna”, cioè la possibilità di liberarci dai peccati e vivere in comunione con Dio e con gli uomini. Cristo ha offerto sé stesso, unico sacrificio gradito a Dio. Il suo sangue, ben più importante e potente di quello degli animali, garantisce per sempre la volontà di Dio di essere nostro alleato e difensore-redentore.
- Nel giorno in cui si immolavano gli agnelli per la Pasqua, racconta l’evangelista Marco, Gesù si prepara ad immolarsi per noi celebrando il banchetto con i suoi discepoli nel quale stipulerà in eterno tale alleanza lasciandoci l’incarico di rinnovare sempre quanto da lui fatto e detto per rendere attuale tale alleanza segnata dalla sua presenza.
- Il pane viene da lui benedetto e spezzato, così come farà con il suo vero corpo, benedetto dal Padre e donato-spezzato per tutti noi, e con il suo sangue, versato per la nuova ed eterna alleanza, nella consapevolezza di quanto sia doloroso e difficile accettare quel che lo aspetta, ma certo nella speranza di poter tornare a far festa con i suoi amici nel regno di Dio, suo e nostro Padre.
- A noi accettare questa offerta, renderci degni con la nostra adesione, senza temere che, usciti dal cenacolo ci possa anche a noi attendere una tappa dolorosa e difficile nel monte degli ulivi, ultima tappa a dividerci dal Paradiso.

 

Alcuni pensieri di Francesco di Sales sull’Eucaristia


“Se il mondo vi chiede perché vi comunicate così spesso, rispondete che è per imparare ad amare Dio, per purificarvi dalle vostre imperfezioni, per liberarvi dalle vostre miserie, per trovare forza nelle vostre debolezze e consolazioni nelle vostre afflizioni. Due tipi di persone devono comunicarsi sovente: i perfetti, perché essendo ben disposti farebbero un torno a non accostarsi alla fonte e sorgente della perfezione; e gli imperfetti per poter tendere alla perfezione. I forti per non indebolirsi e deboli per rafforzarsi. I malati per guarire e i sani per non ammalarsi” (OEA III 122)
“Volete diventare parenti della Vergine Maria? Comunicatevi! Infatti ricevendo il Santo Sacramento voi ricevete la carne della sua carne e il sangue del suo sangue, dal momento che il prezioso corpo del Salvatore, che è nella divina Eucaristia, è stato fatto e formato con il suo sangue purissimo e con la collaborazione dello Spirito Santo. Non potendo essere parenti della Madonna allo stesso modo di Elisabetta, siatelo imitando le sue virtù e la sua vita santa” (OEA X 75)
“Questo sacramento non solo ci unisce a Gesù Cristo, ma anche al nostro prossimo, con quelli che partecipano allo stesso cibo e ci rende una cosa sola con loro. E uno dei principali frutti è la mutua carità e la dolcezza di cuore gli uni verso gli altri dal momento che apparteniamo allo stesso Signore e in Lui siamo uniti cuore a cuore gli uni gli altri” (OEA XXVI 223)
“L’esperienza di 25 anni di lavoro pastorale mi ha fatto toccare con mano la straordinaria potenza di questo sacramento per fortificare i cuori nel bene, distoglierli dal male, consolarli: in una parola, divinizzarli in questo mondo a condizione di accedervi con fede, purezza e devozione conveniente” (OEA XVI 57)
“Le notti sono giorni quando Dio è nel nostro cuore e i giorni diventano notti quando Lui non c’è”.
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La Comunione o l'Eucaristia spiegata ai bambini da Benedetto XVI

La prima comunione


Benedetto XVI presiede nel pomeriggio di sabato 15 ottobre 2005, in piazza San Pietro, lo speciale incontro di catechesi con i bambini di prima comunione, al quale partecipano oltre 150.000 persone tra fanciulli, genitori, catechisti e sacerdoti. Dopo la proclamazione della Liturgia della Parola, il Santo Padre risponde alle domande rivoltegli da sette bambini. Questi sono alcuni brani del testo del "dialogo" tra il Papa e i piccoli.

 Andrea: «Caro Papa, quale ricordo hai del giorno della tua prima comunione?».

Innanzitutto vorrei dire grazie per questa festa della fede che mi offrite, per la vostra presenza e la vostra gioia. Ringrazio e saluto per l'abbraccio che ho avuto da alcuni di voi, un abbraccio che simbolicamente vale per voi tutti, naturalmente. Quanto alla domanda, mi ricordo bene del giorno della mia prima comunione. Era una bella domenica di marzo del 1936, quindi 69 anni fa.
Era un giorno di sole, la chiesa molto bella, la musica, erano tante le belle cose delle quali mi ricordo. Eravamo una trentina di ragazzi e di ragazze del nostro piccolo paese, di non più di 500 abitanti.
Ma nel centro dei miei ricordi gioiosi e belli sta questo pensiero - la stessa cosa è già stata detta dal vostro portavoce - che ho capito che Gesù è entrato nel mio cuore, ha fatto visita proprio a me. E con Gesù Dio stesso è con me. E che questo è un dono di amore che realmente vale più di tutto il resto che può essere dato dalla vita; e così sono stato realmente pieno di una grande gioia perché Gesù era venuto da me. E ho capito che adesso cominciava una nuova tappa della mia vita, avevo 9 anni, e che adesso era importante rimanere fedele a questo incontro, a questa Comunione. Ho promesso al Signore, per quanto potevo: «Io vorrei essere sempre con te» e l'ho pregato: «Ma sii soprattutto tu con me». E così sono andato avanti nella mia vita. Grazie a Dio, il Signore mi ha sempre preso per la mano, mi ha guidato anche in situazioni difficili. E così questa gioia della prima comunione era un inizio di un cammino fatto insieme. Spero che, anche per tutti voi, la prima comunione che avete ricevuto in quest'Anno dell'Eucaristia sia l'inizio di un'amicizia per tutta la vita con Gesù. Inizio di un cammino insieme perché andando con Gesù andiamo bene e la vita diventa buona.

Andrea: «La mia catechista, preparandomi al giorno della mia prima comunione, mi ha detto che Gesù è presente nell'Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo!».

Sì, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e sono essenziali. Per esempio, non vediamo la nostra ragione, tuttavia abbiamo la ragione. Non vediamo la nostra intelligenza e l'abbiamo. Non vediamo, in una parola, la nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perché possiamo parlare, pensare, decidere, ecc... Così pure non vediamo, per esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste, vediamo questo microfono come funziona; vediamo le luci. In una parola, proprio le cose più profonde, che sostengono realmente la vita e il mondo, non le vediamo, ma possiamo vedere, sentire gli effetti. L'elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce la vediamo. E così via. E così anche il Signore risorto non lo vediamo con i nostri occhi, ma vediamo che dove è Gesù, gli uomini cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore capacità di pace, di riconciliazione, ecc... Quindi, non vediamo il Signore stesso, ma vediamo gli effetti: così possiamo capire che Gesù è presente. Come ho detto, proprio le cose invisibili sono le più profonde e importanti. Andiamo dunque incontro a questo Signore invisibile, ma forte, che ci aiuta a vivere bene.

Alessandro: «A cosa serve andare alla santa Messa e ricevere la comunione per la vita di tutti i giorni?».                

Serve per trovare il centro della vita. Noi la viviamo in mezzo a tante cose. E le persone che non vanno in chiesa non sanno che a loro manca proprio Gesù. Sentono però che manca qualcosa nella loro vita. Se Dio resta assente nella mia vita, se Gesù è assente dalla mia vita, mi manca una guida, mi manca un'amicizia essenziale, mi manca anche una gioia che è importante per la vita. La forza anche di crescere come uomo, di superare i miei vizi e di maturare umanamente. Quindi, non vediamo subito l'effetto dell'essere con Gesù quando andiamo alla comunione; lo si vede col tempo. Come anche, nel corso delle settimane, degli anni, si sente sempre più l'assenza di Dio, l'assenza di Gesù. È una lacuna fondamentale e distruttiva. Potrei adesso facilmente parlare dei Paesi dove l'ateismo ha governato per anni; come ne sono risultate distrutte le anime, e anche la terra; e così possiamo vedere che è importante, anzi, direi, fondamentale, nutrirsi di Gesù nella comunione. È Lui che ci da la luce, ci offre la guida per la nostra vita, una guida della quale abbiamo bisogno.

Anna: «Caro Papa, ci puoi spiegare cosa voleva dire Gesù quando ha detto alla gente che lo seguiva: "lo sono il pane della vita?».

Allora, dobbiamo forse innanzitutto chiarire che cos'è il pane. Noi abbiamo oggi una cucina raffinata e ricca di diversissimi cibi, ma nelle situazioni più semplici il pane è il fondamento della nutrizione e se Gesù si chiama il pane della vita, il pane è, diciamo, la sigla, un'abbreviazione per tutto il nutrimento. E come abbiamo bisogno di nutrirci corporalmente per vivere, così anche lo spirito, l'anima in noi, la volontà, ha bisogno di nutrirsi. Noi, come persone umane, non abbiamo solo un corpo, ma anche un'anima; siamo persone pensanti con una volontà, un'intelligenza, e dobbiamo nutrire anche lo spirito, l'anima, perché possa maturare, perché possa realmente arrivare alla sua pienezza. E, quindi, se Gesù dice: «Io sono il pane della vita», vuol dire che Gesù stesso è questo nutrimento della nostra anima, dell'uomo interiore del quale abbiamo bisogno, perché anche l'anima deve nutrirsi. E non bastano le cose tecniche, pur tanto importanti. Abbiamo bisogno proprio di questa amicizia di Dio, che ci aiuta a prendere le decisioni giuste. Abbiamo bisogno di maturare umanamente. Con altre parole. Gesù ci nutre così che diventiamo realmente persone mature e la nostra vita diventa buona.
                                                              
Adriano: «Santo Padre, ci hanno detto che oggi faremo l'adorazione eucaristica. Che cosa è? Come si fa? Ce lo puoi spiegare? Grazie».

Allora, che cos'è l'adorazione, come si fa, lo vedremo subito, perché tutto è ben preparato: faremo delle preghiere, dei canti, la genuflessione e siamo così davanti a Gesù. Ma, naturalmente, la tua domanda esige una risposta più profonda: non solo come fare, ma che cosa è l'adorazione. Io direi: adorazione è riconoscere che Gesù è mio Signore, che Gesù mi mostra la via da prendere, mi fa capire che vivo bene soltanto se conosco la strada indicata da Lui, solo se seguo la via che Lui mi mostra. Quindi, adorare è dire: «Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te». Potrei anche dire che l'adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: «Io sono tuo e, ti prego, sii anche tu sempre con me».

(J. RATZINGER [Benedetto XVI], Imparare ad amare. Il cammino di una famiglia cristiana, Milano/Cinisello Balsamo/Città del Vaticano, San Paolo/Libreria Editrice Vaticana, 2007, 91-96).


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