o DECALOGO = le 10 parole
scritte, secondo la tradizione, sulle tavole della legge (di pietra) da Dio
stesso sul monte Sinai e consegnate a Mosè e conservate nell’Arca
dell’Alleanza.
Due versioni: Esodo 20,2-17
e Deuteronomio 5,6-21 (con poche varianti).
Due parti: relazione con Dio
(1-3) e relazione con gli altri (4-10)
Contesto: Mosè (circa 2000
anni prima di Cristo), libro dell’Esodo: racconta il cammino di LIBERAZIONE
dalla schiavitù d’Egitto (dove avevano tutto e che, a momenti alterni,
rimpiangono mormorando contro Dio e contro Mosè), cammino che richiede di
passare per 40 anni (una vita!) nel deserto (luogo delle tentazioni, dei
bisogni, delle privazioni, ma anche luogo dell’intimità, della scoperta di sé,
dove assaporano la prima esperienza di libertà e di protezione da parte di Dio
che li guida verso la Terra Promessa.
Introduzione: “Io sono il
Signore tuo Dio che ti fece uscire dalla terra d’Egitto, dalla casa degli
schiavi”
1° lezione: I NO CHE AIUTANO A
CRESCERE e a diventare liberi: non tutto ciò che vogliamo fa bene e ci fa
bene. Non tutto ciò che vogliono i vostri figli fa loro bene. E’ gratificante
farli contenti accogliendo le loro inesauribili richieste (un pedagogo parla di
“piccoli tiranni” che sanno come ottenere tutto giocando spesso sui sensi di
colpa dei genitori)
Ma quanti no dobbiamo dire per il loro bene, e che fatica!
“Oggi non voglio andare a scuola”. “NO, ci vai per il tuo bene, è il
tuo dovere!”
“Esco e non so quando torno”. “NO, per il tuo bene devo sapere cosa
fai, con chi ti vedi e devo darti un orario”
“A Messa non ci voglio andare perché mi annoio e preferisco dormire”.
“NO, per il tuo bene tu ci vai e noi con te. Ci sono cose importanti che è
giusto fare (perché ci fanno bene) anche se a volte sembrano noiose. Quando
sarai indipendente allora sceglierai da solo cosa è bene per te. Fino a quel
momento sono chiamato ad aiutarti a scegliere”.
Esempio del TIRO ALLA FUNE dove dobbiamo fare la nostra parte (e loro
la loro) e mai lasciare di botto la presa, altrimenti dall’altra parte si fa un
capitombolo.
Dobbiamo essere coerenti e costanti: fare ciò che si dice. Per il loro
bene! Non alternare giornate di inflessibilità con altre in cui gli si permette
tutto.
Il figlio cerca di capire qual è il limite e tenderà a spingere sempre
di più per vedere se può andare oltre. Vi sfida, vi prova: è il mestiere
dell’adolescente (fragile e spavaldo).
La libertà si conquista un po’ alla volta, con la maturazione che ci
rende padroni dei nostri stessi capricci, emozioni, desideri, istinti, ma che
sia il frutto ragionato di ciò che realmente voglio, credo, ritengo sia il mio
bene (e quello degli altri).
Ci ricorda San Paolo: quante volte “non compio il bene che voglio, ma
faccio il male che non voglio” (Rm 7,19).
Per essere liberi non occorre emanciparsi (“liberarsi”) dall’autorità
di Dio, dei genitori, degli altri. Non sono loro a limitare la mia libertà, ma
IO STESSO: sono io che, nell’illusione di vivere meglio senza Dio e senza gli
altri, mi ritrovo più debole, in balia dei capricci e delle voglie, incapace di
fare ciò che voglio, dipendente dai vizi e da sostanze che mi inebriano e che,
per pochi istanti, sembrano liberarmi dal peso della vita.
Senza Dio mi ritrovo senza forze e in balia degli IDOLI: al posto di
Dio metto il denaro, il potere, la carriera…il cellulare, lo sport, il
computer… e divento schiavo loro, loro adulatore.
Dio ci invita ad un cammino di libertà e di umanizzazione, cioè capace
di renderci più umani (e l’uomo vive in relazione con gli altri: con Dio, con i
familiari, con chi ci sta accanto).
Ma devo avere di Dio una fede purificato: non credere in un Dio padrone
che mi controlla dall’alto e che mi offre doni se faccio il buono, punizioni se
faccio il cattivo. Dio non mi spadroneggia, ma mi ama come un padre buono; non
cerca di servirsi di me (e del resto cosa potrei offrirgli che lui non ha?), ma
si mette al mio servizio; non vuole nulla, ma mi dona tutto; non vuole limitare
la mia libertà, ma desidera fare di me un figlio felice, libero, autentico.
Tutto questo ci ha mostrato e insegnato, in parole ed opere, Gesù Cristo. E la
solennità di Cristo Re dell’universo è proprio la dimostrazione lampante di
questo discorso.
Tuttavia per avere relazioni autentiche e buone c’è bisogno di saper
dire dei no, c’è bisogno di cura, fatica, perdono, sopportazione…
Non c’è spazio per vivere relazioni autentiche se rinneghiamo i nostri
genitori (e il nostro passato), se uccidiamo (anche solo con la lingua e col
disprezzo), se non rispettiamo la fedeltà promessa al coniuge, se usiamo
dell’altro come fosse un oggetto a nostra disposizione, se rubiamo o inganniamo
(o accusiamo) mentendo, se bramo di toglierti ciò che ti appartiene, prima di
tutto il tuo coniuge..
Come posso in tutti questi casi fidarmi di te? E senza fede non c’è
relazione.
Gesù indicherà i comandamenti relativi al rapporto con gli altri
dicendo: “fai questo e vivrai”: sono comandamenti necessari per vivere
umanamente. Per vivere da Figli di Dio (divinamente!), Gesù ci chiederà di
andare ancora oltre e ci affiderà il COMANDAMENTO NUOVO (che, se vissuto,
garantisce di vivere una esperienza di paradiso in terra): “Amatevi gli uni gli
altri come io ho amato voi”, comandamento che parte dalla REGOLA D’ORO che solo
lui pone in positivo (“Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”).
TESTO classico (di facile
memorizzazione)
Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:
1. Non avrai altro Dio all'infuori di
me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
TESTO biblico (Esodo):
[2] Io
sono il Signore, tuo Dio, che ti fece uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa
degli schiavi.
[3] non
avrai altro Dio all'infuori di me.
[4] Non
ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è
quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.
[5] Non
ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il
tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla
terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,
[6] ma
che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e
osservano i miei comandamenti.
[7] Non
pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio,
perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
[8] Ricordati
del giorno di sabato per santificarlo:
[9] sei
giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
[10] ma
il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun
lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua
schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.
[11] Perché
in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in
essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il
giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
[12] Onora
tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i
tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
[13] Non
uccidere.
[14] Non
commettere adulterio.
[15] Non
rubare.
[16] Non
pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
[17] Non
desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo,
né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il
suo asino, né alcuna cosa che appartenga
al tuo prossimo.
Per approfondire:
CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica):
2052-2557
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