Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli (cfr. Lc 22,32), dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa. » Giovanni Paolo II
La posizione della Chiesa cattolica è che le donne non possono essere sacerdoti o vescovi perché questi sono considerati successori degli Apostoli e nella Celebrazione Eucaristica agiscono in persona Christi, cioè come se fosse Cristo, che essendosi incarnato come uomo non può essere rappresentato da una donna; inoltre, la storia millenaria della Chiesa non ha mai visto l’ordinazione di donne (argomento oggetto di dispute). Le difficoltà incontrate dai fautori delle posizioni "progressiste" sono dovute al fatto che per la Chiesa cattolica la tradizione ripetuta nei secoli (o Magistero universale) ha valore normativo infallibile.
Nel 1994, con la lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis papa Giovanni Paolo II chiuse ogni possibilità di prendere ulteriormente in esame l'ipotesi di sacerdozio femminile:
A tale pronunciamento dottrinale fu opposta la considerazione che per nove secoli le donne furono ordinate diaconi e che, per quanto essa possa essere considerata un’eccezione, smentirebbe comunque il citato pronunciamento secondo il quale la Chiesa non avrebbe avuto alcuna facoltà di dare tali ordini a una donna. Tuttavia bisogna precisare che il Primo concilio di Nicea affermò che quelle donne non ricevevano un'ordinazione, mantenendo così lo stato laicale e che non svolgevano i compiti riservati ai presbiteri ma solo alcuni (come il battesimo alle donne, o il portare l'Eucarestia agli ammalati), che la Chiesa oggi paragona a quelli dei "ministri straordinari dell'Eucaristia".
Anche allo stesso interno della Chiesa cattolica è sorto un dibattito riguardo tale pronunciamento, che parrebbe implicare il ricorso all’infallibilità papale e la dichiarazione di un dogma che chiuderebbe la discussione sul tema (la dichiarazione di dogmi ha spesso rappresentato una conferma della pratica preesistente); tuttavia l’Ufficio Stampa vaticano ha esplicitamente dichiarato che la dichiarazione non è dogmatica.
(Fonte: Wikipedia)
Di parere opposto è don Andrea Gallo (il noto prete di Genova che ama la provocazione e l’anarchia). In Così in terra, come in cielo (2010, Mondadori) scrive:
“Non si può fare una traduzione letterale del Vangelo. Racconto sempre questa storiella. Un importante teologo in un confronto dialettico con Wojtyla suggerì: «Santità, forse sono giunti i tempi per rivedere la posizione della Chiesa sulle ordinazioni femminili. Gli anglicani lo hanno capito».«Io devo rispettare la tradizione» rispose il papa. «Gesù ha ordinato dodici apostoli maschi».
Il teologo puntualizzò: «Allora, se lei sceglie un’interpretazione letterale del Vangelo, mi permetta di ricordarle che i dodici apostoli, oltre ad essere maschi, erano circoncisi, ebrei di Palestina, e non polacchi». (p.25)
Don Tonino Lasconi, noto catecheta, apre uno spiraglio alla possibilità del sacerdozio femminile: dopo aver ribadito le motivazioni storiche e teologiche rileva: Gesù ha scelto come apostoli sono uomini “perché non lo ha ritenuto opportuno data la mentalità del tempo, oppure perché riteneva le donne più idonee a svolgere altri servizi nella sua chiesa? Finché non sarà chiarito questo dubbio, le donne dovranno aspettare. L’importante però è che la chiesa tratti le donne con lo stesso amore, stima, considerazione con cui le ha trattate Gesù. Cosa non sempre avvenuta. E che (te lo dico in un orecchio) non sempre avviene”.
Fonte: Quando la fede diventa difficile, 2008, Elledici
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