mercoledì 27 marzo 2013

Gli occhi di Marthe Robin



Marthe è una straordinaria mistica. Figlia della profonda Francia contadina, questa ragazza di grande forza interiore, dopo ripetuti gravi problemi, dal 1928 resta completamente paralizzata e perfino impossibilitata a deglutire. Vivrà inchiodata al suo letto, senza più poter dormire, senza più poter mangiare né bere alcunché, nutrendosi solo dell’eucaristia che inspiegabilmente poteva deglutire. Non vedeva. Ogni venerdì riviveva le sofferenze della Passione di Gesù del quale portava le stimmate.

Ecco un capitolo del nuovo libro di Antonio Socci “La guerra contro Gesù” (Rizzoli)

La storia di Alessandra (di Rudinì, nda) dimostra che infine dal pantano della cultura nichilista, che genera disperazione, non ci libera un’altra cultura, neanche cattolica, ma un incontro, dove si sperimenta che davvero Gesù è vivo, oggi e opera potentemente (e questa è la prova della sua resurrezione).

Così come i sofismi di certi antichi filosofi greci sull’impossibilità del movimento venivano spazzati via non da altri sofismi contrapposti, ma dalla concretezza di un uomo in movimento. Dal fatto che accade.

Anche i pregiudizi ideologici dell’esegesi razionalista (poiché un pregiudizio è impermeabile agli argomenti altrui) sono spazzati via di colpo solo da un fatto in cui ci si imbatte e che mostra tangibilmente Gesù esistente e vivo, quindi risorto, operante qui e ora.

E’ quanto accadde – secondo Guitton – a uno dei più radicali fra gli esegeti razionalisti: Paul-Louis Couchoud.

Abbiamo già visto il suo pensiero espresso in “Le mystère de Jésus”. Ecco le sue parole: “L’idea che Dio si sia incarnato… ci urta. E’ una concezione prekantiana. Essa è stata accettata da grandi spiriti come sant’Agostino, san Tommaso, Pascal; però oggi è inammissibile”[1].

Couchoud esprimeva con perfetta lucidità il “pregiudizio” dei moderni.

Egli infatti eliminava “a priori” la possibilità dell’incarnazione perché “inconcepibile”, pretesa tipica del razionalismo moderno secondo il quale ciò che supera le possibilità del raziocinio umano non esiste (come se l’Essere fosse stato partorito dagli uomini e quindi dovesse star “dentro” la loro mente, quando è evidente il contrario: gli uomini sono “contenuti” dentro l’Essere e la loro mente è piuttosto una finestra aperta sull’infinito che una scatola contenente il Tutto)[2].

Il suo pensiero si inseriva nel filone “mitico” dell’esegesi, quello che da David Strauss ritiene che Gesù sia stato “inventato”, come Dio incarnato che soffre e redime, per dare concretezza a un pensiero, a un simbolo dell’immaginario collettivo.

Couchoud, filosofo, esegeta, medico, docente universitario, fondatore di un nota collana di libri “anticristiana”, arrivava alle conclusioni estreme.

Jean Guitton, che fu suo amico e ha scritto molto su di lui e la sua parabola umana e intellettuale, sintetizza così il suo caso: “Egli era la persona più estranea al cristianesimo che vi sia stata al mondo (negava l’esistenza storica di Gesù)”[3]

Quella sua negazione a priori dell’esistenza storica di Gesù non aveva il supporto di veri argomenti storici, perché anzi i documenti dimostrano il contrario.

La sua era una paradossale conclusione filosofica ed esegetica che nasceva dal riconoscere che la riduzione di Gesù a semplice rabbi, fatta dagli esegeti alla Loisy e Renan, faceva sorgere un problema ancor più grande di quello che pretendeva di risolvere, perché così diventava assolutamente impossibile spiegare “la nascita del cristianesimo”, che ai suoi occhi appariva “un’incredibile assurdità e il più bizzarro dei miracoli”[4].

Era dunque su posizioni radicalmente anticristiane.

Eppure anche Couchoud capovolge la sua posizione e si converte – secondo la testimonianza di Guitton[5], contestata da alcuni – perché un giorno si imbatte in un fatto, nella presenza evidente di Gesù vivo e operante nel XX secolo.

La clamorosa conversione di Couchoud si verifica grazie al suo incontro con Marthe Robin.

Marthe è una straordinaria mistica. Figlia della profonda Francia contadina, questa ragazza intelligentissima, dolce, semplice, di grande forza interiore, nata nel 1902 e morta il 6 febbraio 1981, dopo ripetuti gravi problemi, dal 1928 resta completamente paralizzata e perfino impossibilitata a deglutire.

Per 50 anni, nel suo villaggio tra il Rodano e le Alpi, vivrà inchiodata al suo letto, senza più poter dormire, senza più poter mangiare né bere alcunché, nutrendosi solo dell’eucaristia che inspiegabilmente poteva deglutire.

Non vedeva. Ogni venerdì riviveva le sofferenze della Passione di Gesù del quale portava le stimmate. Dal suo letto di dolore, tramite le persone che andavano da lei, ha fondato centinaia di centri di preghiera in tutto il mondo, i “Foyers di carità”.

Il 15 ottobre 1925 aveva messo nero su bianco il suo atto di abbandono e offerta al Signore: “una vera e propria lettera d’amore. Ha ventitré anni, è il suo fidanzamento”[6].

Ecco le sue parole:

Signore, mio Dio, hai domandato tutto alla tua piccola serva. Prendi dunque e accogli tutto.

In questo giorno mi affido a Te senza riserve e senza nulla in cambio.

O mio amato, è solo Te che voglio…

E per amor tuo  rinuncio a tutto…

O Dio d’amore prendi la mia memoria e tutti i suoi ricordi.

Prendi la mia intelligenza e fa’ che sia a servizio solo della tua massima gloria…

Prendi tutta la mia volontà…

Prendi il mio corpo e tutti i suoi sensi, il mio spirito e tutte le sue facoltà, il mio cuore e tutti i suoi affetti.

Ricevi l’immolazione che ogni giorno e ogni ora io Ti offro in silenzio. Degnati di accoglierla e trasformarla in grazie e benedizioni per tutti coloro che amo, per la conversione dei peccatori e la santificazione delle anime…

Prendi e santifica tutte le mie parole, tutte le mie azioni, tutti i miei desideri.

Sii per l’anima mia il suo bene e il suo tutto. La dono e l’abbandono a Te.

Accetto con amore tutto ciò che viene da Te: dolore, sofferenze, gioia, consolazione, aridità, abbandono, rinuncia, disprezzo, umiliazione, lavoro, prove…

Dio mio, Tu conosci la mia fragilità e l’abisso infinito della mia grande debolezza. Se un giorno dovessi essere infedele alla Tua suprema volontà, se dovessi… disertare il Tuo cammino d’amore, oh!, te ne supplico, fammi la grazia di morire all’istante!

O Dio dell’anima mia, o sole divino, io Ti amo, Ti benedico, Ti lodo, mi abbandono tutta a Te. Mi rifugio in Te.

Nel Tuo seno… Prendimi con Te.

Non voglio vivere che in Te.

 

Riferisce Jean Guitton: “Mi accadde di parlare con de Gaulle di Marthe Robin e di sentirgli dire che la considerava forse la persona più eccezionale di questo secolo. Il cardinale Daniélou condivideva questa opinione”[7].

Il fatto curioso è che Guitton, importante filosofo cattolico, conobbe Marthe proprio su invito di Couchoud che con lei aveva intrecciato una grande amicizia: “un’amicizia che legava il più grande ateo dell’esegesi alla persona mistica più singolare del mondo”[8].

Guitton dà ancora qualche flash su Marthe: “Possedeva un carisma superiore a qualunque altra persona che io abbia mai conosciuto. Non so spiegarlo: quella donna era isolata da tutto; lottava continuamente contro il demonio. Non si poteva entrare nella sua stanza senza che tutti i mobili fossero scagliati a terra, non si sa come”[9].

Il vescovo di Valence incaricò due illustri medici di visitare Marthe ed esprimere il loro parere scientifico. Il dottor André Ricard, chirurgo degli Ospedali di Lione, e il dottor Jean de Chaume, professore alla Facoltà di medicina e primario della Clinica neuropsichiatrica di Lione, la visitarono per un’intera giornata e stilarono un rapporto medico in cui, sotto giuramento, scrissero:

“Non presenta turbe psichiche di rilievo, né segni di affezione clinica: escludiamo la frode, la simulazione e l’origine isterica delle manifestazioni (stigmate, inedia, visioni, estasi); siamo obbligati a riconoscere la nostra impotenza; dichiariamo la presenza di vere stigmate sanguinanti, al di fuori di ogni imbroglio e preferiamo riconoscere che non vediamo né la causa né il meccanismo in base alle nostre attuali conoscenze e le consideriamo di ordine soprannaturale”[10].

L’incontro e l’amicizia con Marthe Robin fu decisivo per Couchoud.

Il grande ateo, lo studioso razionalista, non poteva negare l’evidenza del Mistero, in quella presenza. Le scrisse: “Ignoro quello che ignori. Vorrei sapere quello che sai. Di quello che preghi, mi giunge il profumo. Non dimenticarti di me, o piena di vita!”.

Jean Guitton, che ha conosciuto e seguito questa loro amicizia, testimonia la conversione finale di Couchoud nel libro “Ogni giorno che Dio manda in terra” [11].

Da Antonio Socci, La guerra contro Gesù, Rizzoli

Casella di testo:

[1] Cit in storia esegesi spadafora… p. 228

[2] Quello straordinario maestro di razionalità che è don Luigi Giussani osserva: “Se c’è un delitto che una religione può compiere è quello di dire ‘io sono l’unica strada’. E’ esattamente ciò che pretende il cristianesimo. Non è ingiusto sentirsi ripugnare di fronte a tale affermazione. Ingiusto sarebbe non domandarsi il motivo di tale pretesa” (All’origine della pretesa cristiana, p. 31). Quindi l’atteggiamento razionale, osserva Giussani, è quello di chi si chiede – davanti a simile pretesa – se sia vera oppure no, se sia accaduto oppure no, se Dio si è davvero fatto uomo o no. Perché “se fosse accaduto, questa strada sarebbe l’unica… perché l’avrebbe tracciata Dio” (p. 34).

[3] Guitton, Ritratto di Marthe Robin, p. 19.

[4] Cit. in Messori, Ipotesi su Gesù, p. 152

[5] Guitton, Ogni giorno che Dio manda in terra, cit. pp. 157-159

[6] Così scrive Raymond Peyret, in “Marthe Robin” (Massimo…), p. 24. Da questo libro riprendo anche il testo scritto da Marthe.

[7] Guitton, Ogni giorno che Dio manda in terra, p. 112

[8] Guitton, Ritratto di Marthe Robin, p. 25

[9] Guitton, Ogni giorno che Dio manda in terra, p. 112

[10] Guitton-Antier, Poteri misteriosi della fede, Piemme, p. 206

[11] Guitton riferisce i fatti in “Ogni giorno che Dio manda in terra”, pp. 157-158

 

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