L'Avvento
costituisce la prima stagione dell'anno liturgico.
Secondo il rito romano, l'Avvento è il periodo di quattro domeniche, seguite dalle relative settimane, che precedono il 25 dicembre e nacque storicamente, in analogia alla quaresima rispetto alla Pasqua, come tempo di purificazione e di attesa del Natale del Signore.
Questa analogia con la quaresima, spiega il coloro viola dei paramenti liturgici, che in occasione della terza domenica di Avvento, possono essere attenuati al colore rosa, ad indicare la gioia per la festa ormai vicina.La parola "Avvento" significa "venuta", "arrivo", e nell'antichità, anche prima del cristianesimo, era utilizzata per indicare il grande evento costituito dall'arrivo in città di un sovrano o di una grande personalità, che richiedeva imponenti preparativi.
Avvento, dunque tempo dell'attesa. La Chiesa rivive l'attesa dei profeti dell'Antico Testamento che annunciavano l'arrivo del Messia Salvatore: il Messia è già venuto, nella persona di Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio di Maria, ma la comunità dei credenti deve mantenere ancora viva l'attesa di Lui, che se da una parte è già presente in mezzo a noi, dall'altra deve ancora manifestare pienamente la sua gloria, quando finalmente Dio sarà tutto in tutti.
Secondo il rito romano, l'Avvento è il periodo di quattro domeniche, seguite dalle relative settimane, che precedono il 25 dicembre e nacque storicamente, in analogia alla quaresima rispetto alla Pasqua, come tempo di purificazione e di attesa del Natale del Signore.
Questa analogia con la quaresima, spiega il coloro viola dei paramenti liturgici, che in occasione della terza domenica di Avvento, possono essere attenuati al colore rosa, ad indicare la gioia per la festa ormai vicina.La parola "Avvento" significa "venuta", "arrivo", e nell'antichità, anche prima del cristianesimo, era utilizzata per indicare il grande evento costituito dall'arrivo in città di un sovrano o di una grande personalità, che richiedeva imponenti preparativi.
Avvento, dunque tempo dell'attesa. La Chiesa rivive l'attesa dei profeti dell'Antico Testamento che annunciavano l'arrivo del Messia Salvatore: il Messia è già venuto, nella persona di Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio di Maria, ma la comunità dei credenti deve mantenere ancora viva l'attesa di Lui, che se da una parte è già presente in mezzo a noi, dall'altra deve ancora manifestare pienamente la sua gloria, quando finalmente Dio sarà tutto in tutti.
Tra i grandi modelli spirituali che la Liturgia propone nell'Avvento troviamo gli
antichi profeti, soprattutto Isaia; san
Giovanni Battista, che additò come presente l'Agnello di Dio che prende su di
se il peccato del mondo; e soprattutto la Vergine Maria, che accolse il Figlio
di Dio prima nel cuore e nella vita, e poi nel suo grembo verginale.
Le 4 domeniche di Avvento rispondono ad uno schema comune: nella prima si contempla la gloriosa manifestazione del Salvatore alla fine dei tempi; nella seconda la persona e la predicazione di Giovanni Battista; nella terza, chiamata anche "domenica della gioia", l'attenzione è ancora sul ministero del Battista. La quarta domenica di Avvento, ripropone gli eventi che precedettero immediatamente la Nascita di Cristo.
I giorni feriali, sono dominati dalle figure del profeta Isaia e di Giovanni Battista. A partire dal 17 dicembre, sono sospese tutte le memorie dei Santi, e l'attenzione è tutta concentrata sull'imminenza del Natale.
Le 4 domeniche di Avvento rispondono ad uno schema comune: nella prima si contempla la gloriosa manifestazione del Salvatore alla fine dei tempi; nella seconda la persona e la predicazione di Giovanni Battista; nella terza, chiamata anche "domenica della gioia", l'attenzione è ancora sul ministero del Battista. La quarta domenica di Avvento, ripropone gli eventi che precedettero immediatamente la Nascita di Cristo.
I giorni feriali, sono dominati dalle figure del profeta Isaia e di Giovanni Battista. A partire dal 17 dicembre, sono sospese tutte le memorie dei Santi, e l'attenzione è tutta concentrata sull'imminenza del Natale.
Andiamo
fino a Betlemme,
come i pastori.
L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver
sbagliato il percorso.
Il volto spurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli
uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.
(don Tonino Bello)
come i pastori.
L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,
ci imbattiamo nella fragilità
di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver
sbagliato il percorso.
Il volto spurito degli oppressi,
la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli
uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.
(don Tonino Bello)
PREGHIERA DI INIZIO AVVENTO (Martini)
Siamo,
Padre, davanti a te
all'inizio
di questo Avvento.
E
siamo davanti a te insieme,
in
rappresentanza anche
di
tutti i nostri fratelli e sorelle
di
ogni parte del mondo.
In
particolare delle persone che conosciamo;
per
loro e con loro, Signore, noi ti preghiamo.
Noi
sappiamo che ogni anno si ricomincia
e
questo ricominciare
per
alcuni è facile, è bello, è entusiasmante,
per
altri è difficile, è pieno di paure, di
terrore.
Pensiamo
a come si inizia questo Avvento
nei
luoghi della grande povertà,
della
grande miseria;
con
quanta paura la gente guarda
al
tempo che viene.
O
Signore, noi ci uniamo a tutti loro;
ti
offriamo la gioia che tu ci dai di incominciarlo,
ti
offriamo anche la fatica,
il
peso che possiamo sentire nel cominciarlo.
Questo
tempo che inizia nel tuo nome santo,
vissuto
sotto la potenza dello Spirito,
sia
accoglienza della tua Parola.
Te
lo chiediamo per Gesù Cristo,
tua
Parola vivente che viene in mezzo a noi
e
viva qui, insieme con Maria, Madre del tuo Figlio,
che
con lo Spirito Santo e con te
vive
e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
(Cfr Carlo Maria Martini in: Quotidianità luogo di Dio, Paoline
2006)
Al
termine della strada
non
c’è la strada, ma il traguardo
Al
termine della scalata
non
c’è la scalata, ma la cima
Al
termine della notte,
non
c’è la notte, ma l’aurora
Al
termine dell’inverno,
non
c’è l’inverno, ma la primavera.
Al
termine della morte
non
c’è la morte, ma la vita
Al
termine della disperazione
non
c’è la disperazione, ma la speranza. Al termine dell’umanità,
non
c’è l’uomo, ma l’Uomo-Dio
Al
termine dell’Avvento c’è il Natale.
(Paul
Hescer )
Marana tha!
Vieni, Signore, nella preghiera della tua chiesa
che ti chiama!
Vieni, nel grido dell’oppresso che domanda giustizia!
Vieni, nella fame del disgraziato che sta morendo!
Vieni, nello sforzo dell’uomo verso la città felice!
Vieni, nella decadenza del peccatore che vuole rivivere!
Vieni, nella parola di coloro che proclamano
la buona notizia!
Vieni, nella carità di coloro che si prendono cura
dei propri fratelli!
Vieni, nella lode delle anime consacrate!
Vieni, nella verginità di Maria!
Vieni, nel mistero della tua incarnazione!
Vieni, nell’eucaristia in cui annunciamo il tuo ritorno!
Vieni, nel soffio del tuo Spirito santo!
(Joseph Gelineau)
che ti chiama!
Vieni, nel grido dell’oppresso che domanda giustizia!
Vieni, nella fame del disgraziato che sta morendo!
Vieni, nello sforzo dell’uomo verso la città felice!
Vieni, nella decadenza del peccatore che vuole rivivere!
Vieni, nella parola di coloro che proclamano
la buona notizia!
Vieni, nella carità di coloro che si prendono cura
dei propri fratelli!
Vieni, nella lode delle anime consacrate!
Vieni, nella verginità di Maria!
Vieni, nel mistero della tua incarnazione!
Vieni, nell’eucaristia in cui annunciamo il tuo ritorno!
Vieni, nel soffio del tuo Spirito santo!
(Joseph Gelineau)
Preghiera
di AVVENTO: Signore, abbiamo bisogno di te.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
È Avvento, di nuovo. Come
ogni anno. Come ogni periodo che precede il Natale. Come ogni tempo in cui
l'uomo attende. E spera. E lavora perché “l'arrivo”, quell'arrivo sia ancora
più importante, più partecipato.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
È Avvento, di nuovo. Un
Avvento - come ce ne sono stati nella storia - contrassegnato da venti di
guerra, da dolori e da sconfitte, da ansie e da paure. Come ai profeti una
volta, anche oggi a noi il Signore, però, torna a dire: “Preparate le mie vie”.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
È Avvento, di nuovo. Ma è
Avvento ogni giorno se l'uomo si impegna perché la giustizia e la pace possono
nascere ancora, come in quella notte nella stalla di Betlemme. È Avvento ogni
momento se il credente combatte per una giustizia per tutti, e non per pochi;
per gli ultimi anziché per i primi.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
È Avvento, di nuovo. È
Avvento ogni giorno se sapremo leggere questo periodo come attesa per
riscoprire la nostra identità di uomini e di cristiani; la nostra spiritualità
di figli di Dio; la nostra verità di custodi di un messaggio di salvezza; la
nostra realtà di battezzati nella Chiesa e per la Chiesa.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
E con te, abbiamo bisogno degli
altri, di tutti gli altri. Nostri fratelli, nel pellegrinaggio comune che ci
conduce al tuo regno, già presente e non ancora goduto; già in noi e non ancora
disgelato.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
Perché attraverso il nostro
impegno in questo Avvento si possa, finalmente, vivere un Natale un po' meno di
guerra, almeno nei nostri cuori.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
Per ridare vigore alla vita,
stupenda e da te donata e salvata. Troppe “ossa aride” abitano i nostri giorni.
Tante sono le malinconie generate da fatue libertà.
Signore, abbiamo bisogno di
te.
Noi ti crediamo anche se ci
viene la tentazione dei primi discepoli di volerti vedere e sappiamo che sei
con noi sempre in attesa di vederti quando tu vorrai e verrai. Qui, ora, ci
custodisca la maternità di Maria e della Chiesa.
Amen!
LA
CORONA DI AVVENTO
Prima
Domenica di Avvento: “E’ ormai tempo di
svegliarvi dal sonno”
La
prima candela si chiama “Candela del Profeta “ ed è la candela
della Speranza!
Accendiamo, Signore, questa luce, come chi accende la
sua lampada per uscire, nella notte, incontro all’amico che viene. In questa
prima settimana di Avvento vogliamo alzarci per aspettarti preparati, per
riceverti con gioia. Molte ombre ci avvolgono. Molte lusinghe ci addormentano.
Vogliamo rimanere svegli e vigilanti, perché tu ci porti la luce più chiara, la
pace più profonda, la gioia più vera.
Seconda
Domenica di Avvento: “Raddrizziamo i
sentieri”
La seconda candela si chiama “Candela di Betlemme” candela
della chiamata universale alla Salvezza!
I profeti tenevano accesa la speranza di Israele. Noi,
come simbolo, accediamo questa seconda candela. Il vecchio tronco sta
germogliando, fiorisce il deserto… L’umanità intera trasale perché Dio é nato
nella nostra carne. Fa’ che ognuno di noi, Signore, ti apra la sua vita perché
germogli, perché fiorisca, perché nasca e si mantenga accesa nel nostro cuore
la speranza.
Terza
Domenica di Avvento: “Coraggio,
non temete!”
La
terza candela si chiama “Candela dei pastori” candela della Gioia, perché
furono i pastori per primi ad adorare il Santo Bambino, e a diffondere la lieta
notizia!
Nelle tenebre si è accesa una luce, nel deserto si è
levata una voce. E’ annunciata la buona notizia: il Signore viene! Preparate le
sue vie, perché ormai è vicino. Ornate la vostra anima come una sposa si adorna
nel giorno delle nozze. E’ arrivato il messaggero. Giovanni Battista non è la
luce, ma uno che annuncia la luce. Mentre accendiamo la terza candela ognuno di
noi vuole essere tua torcia che brilla, fiamma che riscalda.
Quarta
Domenica di Avvento: “Nascerà
un bambino”
La quarta candela si chiama “Candela degli angeli” per
onorare gli angeli e la notizia che portarono all’umanità in quella notte
meravigliosa!
Accendendo questa quarta candela, nell’ultima
domenica, pensiamo a Lei, la Vergine, tua e nostra madre. Nessuno ti attese con
maggiore ansia, con maggiore tenerezza, con più amore. Nessuno ti accolse con
più gioia. Tu sbocciasti in Essa, come il chicco di grano germoglia
nel solco. Nelle sue braccia trovasti la culla più bella. Anche noi
vogliamo prepararci così: nella fede, nell’amore, nel lavoro di ogni giorno.
Il presepe realizzato nelle nostre case, in forme
anche molto creative, è essenzialmente la rievocazione del Mistero storico
dell'Incarnazione del Verbo. Aspettando il Natale in famiglia, dinanzi al
presepe, si può puntare lo sguardo interiore a Betlemme per vivere insieme con
gioia, l'attesa di Gesù che viene. L'albero di Natale inserito nel contesto
religioso delle festività è segno di pace e di speranza. L'abete sempreverde
inoltre, simbolicamente ci riconduce al Figlio dell'uomo, "il
Vivente" (Ap 1,18). Gesù è l'autentico "Albero della
vita" (Ap 2,7). Egli, rafforza e rinsalda la comunione tra Dio e
l'uomo infranta da Adamo ed Eva nell'Eden, per aver mangiato i frutti
dell'albero proibito (Cfr Gn 3,6).
Il Papa: simbolo, col presepe, della vita e della pace
che vengono da Dio.
Più volte, nel corso del suo Pontificato, ha ricordato il significato spirituale dell’albero di Natale: un evidente “simbolo del Natale di Cristo, perché con le sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore”:
Più volte, nel corso del suo Pontificato, ha ricordato il significato spirituale dell’albero di Natale: un evidente “simbolo del Natale di Cristo, perché con le sue foglie sempre verdi richiama la vita che non muore”:
“L’albero e il presepio sono elementi di quel clima tipico del Natale che
fa parte del patrimonio spirituale delle nostre comunità. E’ un clima soffuso
di religiosità e di intimità familiare, che dobbiamo conservare anche nelle
odierne società, dove talora sembrano prevalere la corsa al consumismo e la
ricerca dei soli beni materiali”. (Discorso alla delegazione della Val Badia,
14 dicembre 2007)
Il Papa ricorda che nel bosco gli alberi crescono vicini creando un luogo ombreggiato, a volte oscuro. L’abete in Piazza San Pietro sarà addobbato con luminose decorazioni che sono come tanti frutti meravigliosi. “Lasciando il suo abito scuro per una lucentezza scintillante – ha osservato - si trasfigura, diventa portatore di una luce che non è sua, ma che rende testimonianza alla vera Luce che viene in questo mondo”. Anche noi – sottolinea il Papa – “siamo chiamati a dare buoni frutti per dimostrare che il mondo è stato veramente visitato e redento dal Signore”:
“L’albero di Natale arricchisce il valore simbolico del presepe, che è un messaggio di fraternità e di amicizia; un invito all’unità e alla pace; un invito a far posto, nella nostra vita e nella società, a Dio, il quale ci offre il suo amore onnipotente attraverso la fragile figura di un Bimbo, perché vuole che al suo amore rispondiamo liberamente con il nostro amore". (Discorso alla delegazione del Sud Tirolo, 17 dicembre 2010)
14 dicembre 2012: Benedetto XVI: l’albero di Natale è segno della luce di Cristo. Chi tenta di spegnerla rende il mondo buio
Nonostante il tentativo di cancellare il nome di Dio dalla storia, la sua luce continua a risplendere sull’umanità attraverso Cristo.
Il Papa ricorda che nel bosco gli alberi crescono vicini creando un luogo ombreggiato, a volte oscuro. L’abete in Piazza San Pietro sarà addobbato con luminose decorazioni che sono come tanti frutti meravigliosi. “Lasciando il suo abito scuro per una lucentezza scintillante – ha osservato - si trasfigura, diventa portatore di una luce che non è sua, ma che rende testimonianza alla vera Luce che viene in questo mondo”. Anche noi – sottolinea il Papa – “siamo chiamati a dare buoni frutti per dimostrare che il mondo è stato veramente visitato e redento dal Signore”:
“L’albero di Natale arricchisce il valore simbolico del presepe, che è un messaggio di fraternità e di amicizia; un invito all’unità e alla pace; un invito a far posto, nella nostra vita e nella società, a Dio, il quale ci offre il suo amore onnipotente attraverso la fragile figura di un Bimbo, perché vuole che al suo amore rispondiamo liberamente con il nostro amore". (Discorso alla delegazione del Sud Tirolo, 17 dicembre 2010)
14 dicembre 2012: Benedetto XVI: l’albero di Natale è segno della luce di Cristo. Chi tenta di spegnerla rende il mondo buio
Nonostante il tentativo di cancellare il nome di Dio dalla storia, la sua luce continua a risplendere sull’umanità attraverso Cristo.
Il
Presepe oggi.
San Francesco e la storia di una tradizione natalizia
Chi
ha inventato il Presepe?, Perchè lo ha fatto? Che c’entra San Francesco con la
storia del presepe?
Che c’entra San Francesco con il presepio?Nel 1223, Francesco d'Assisi si avviò verso l'eremo di Greccio dove espresse il suo desiderio di celebrare in quel luogo il Natale. Ad uno del luogo disse che voleva vedere con gli "occhi del corpo" come il bambino Gesù, nella sua scelta di abbassamento, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi stabilì che fossero portati in un luogo stabilito un asino ed un bue - che secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi erano presso il Bambino - e sopra un altare portatile collocato sulla mangiatoia fu celebrata l'Eucaristia. (…) Nella notte di Natale a Greccio non c'erano ne statue e neppure raffigurazioni, ma unicamente una celebrazione eucaristica sopra una magiatoia, tra il bue e l'asinello. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante immagini, ossia il presepio in senso moderno.
Che c’entra San Francesco con il presepio?Nel 1223, Francesco d'Assisi si avviò verso l'eremo di Greccio dove espresse il suo desiderio di celebrare in quel luogo il Natale. Ad uno del luogo disse che voleva vedere con gli "occhi del corpo" come il bambino Gesù, nella sua scelta di abbassamento, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi stabilì che fossero portati in un luogo stabilito un asino ed un bue - che secondo la tradizione dei Vangeli apocrifi erano presso il Bambino - e sopra un altare portatile collocato sulla mangiatoia fu celebrata l'Eucaristia. (…) Nella notte di Natale a Greccio non c'erano ne statue e neppure raffigurazioni, ma unicamente una celebrazione eucaristica sopra una magiatoia, tra il bue e l'asinello. Solo più tardi tale avvenimento ispirò la rappresentazione della Natività mediante immagini, ossia il presepio in senso moderno.
Perchè lo ha fatto?Francesco
era un uomo molto concreto e per lui era molto importante l'Incarnazione, ossia
il fatto che il Signore fosse incontrabile mediante segni e gesti, prima di
tutto i Sacramenti. La celebrazione di Greccio si colloca proprio in questo contesto.Come
si spiega la popolarità e la diffusione dei presepi ?Francesco morì nel
1226 e nel 1228 fu canonizzato da papa Gregorio IX; fin da quel momento la sua
vicenda fu narrata evidenziandone la novità e, grazie anche all'opera dei frati
Minori, la devozione verso il Santo d'Assisi si diffuse sempre più e in modo
capillare. Di conseguenza anche l'avvenimento del Natale di Greccio fu
conosciuto da molte persone che desiderarono raffigurarlo e replicarlo. Che
significato ha e perchè la Chiesa invita i fedeli a rappresentare, costruire,
tenere presepi in casa e in luoghi pubblici?La Chiesa ha sempre dato
importanza ai segni, soprattutto liturgico sacramentali, sorvegliando però che
non sconfinassero in una sorta di superstizione. Alcuni gesti furono incentivati
perché ritenuti adatti per la diffusione dell'annuncio evangelico e tra questi
si segnala proprio il presepio nella cui semplicità indirizza tutto alla
centralità di Gesù. (…)
Vedi anche:
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