Il
battesimo, nella Chiesa primitiva, era un rito che lasciava un'impronta
profonda tanto nei battezzandi quanto in tutti coloro che partecipavano alla
celebrazione, anche perché esso era preceduto da una preparazione che durava
per alcuni anni. Durante questa preparazione i battezzandi venivano introdotti
nel mistero della vita cristiana.
Evidentemente,
la Chiesa dei primi secoli sapeva suscitare nelle persone grande entusiasmo per
una vita con Cristo e in Cristo. In questa nuova vita, infatti, le persone
sperimentavano un'alternativa a quell'affaccendarsi, privo di senso e privo di
Dio, che caratterizzava la fine del mondo antico. Nel battesimo, i battezzandi
operavano un taglio con quella che era stata la loro vita fino a quel momento,
e decidevano di scegliere una vita che non solo trovava il proprio orientamento
nelle parole di Gesù, ma traeva anche nutrimento da un'altra sorgente, una
sorgente divina.
Essi
avevano la sensazione di nascere veramente soltanto attraverso il battesimo,
mentre tutto quello che era accaduto fino a quel momento (come dice la Prima
lettera di Pietro) era mátalos, cioè vuoto e privo di senso, mera
illusione e “parvenza di vita”. Nel battesimo, essi abbandonavano la loro
vecchia identità, per trovarne una nuova in Cristo.
La
vita della tarda antichità era caratterizzata dal grido panem et circenses,
“pane e divertimenti”. Era un'epoca di decadenza, in cui il senso della vita
era andato perduto e tutto ruotava intorno alla curiosità e alle sensazioni, ai
piaceri e ai divertimenti. I battezzandi si sottraevano a questo vuoto
affaccendarsi, per trovare, in Cristo, una nuova identità. La rottura con la
loro vecchia identità trovava la sua espressione nella celebrazione del
battesimo, che avveniva durante una veglia notturna ed era di grande effetto: i
battezzandi scendevano, nudi, nel fonte battesimale e, per tre volte, veniva
versata sul loro capo dell'acqua.
Essi
rinunciavano al male e all'insensatezza di una vita lontana da Dio, e
decidevano di morire al mondo e di non definire più se stessi in base al
successo e alle loro prestazioni personali, ai piaceri e alle trasgressioni, ma
esclusivamente sul fondamento di Cristo.
Nuova
nascita
II
battesimo trasmetteva loro l'esperienza di una nuova vicinanza di Dio,
l'esperienza di un amore in virtù del quale essi si sentivano amati
incondizionatamente. Il battesimo era per loro l'iniziazione al mistero di una
vita redenta e liberata, e al mistero di un Dio che li accoglieva nel circuito
del suo amore divino. Quando i battezzati uscivano, nudi, dal fonte battesimale
e venivano unti dal vescovo (le donne da una donna) con olio profumato, essi si
percepivano realmente come persone nuove, cioè vivevano come persone totalmente
avvolte nell'amore di Dio. Contemporaneamente, si accorgevano di avere, nella
Chiesa, nuovi fratelli e nuove sorelle, e di esser inseriti in una comunità:
una comunità che li accoglieva senza pregiudizi e che, però, li spronava a
vivere una vita piena e ricca di senso.
Partecipi
di Dio
Sicuramente
anche oggi il desiderio di una vita piena e della libertà dalle attese (e dalle
pretese) di questo mondo, muove molte persone. Tanti tuttavia si chiedono che
cosa ha a che fare con Cristo questo desiderio e perché proprio la comunione
con Gesù Cristo dovrebbe donare loro libertà e pienezza di vita: forse potrebbe
essere sufficiente un qualsiasi altro percorso spirituale, anche senza Gesù.
Certo ci vorrebbe un'opera a parte per descrivere il ruolo di Gesù nel nostro
cammino per diventare persone umane; per i primi cristiani, nondimeno,
l'incontro con Cristo era così affascinante che essi accettavano di correre il
rischio della persecuzione, pur di sperimentare personalmente la qualità di
vita che Gesù donava loro. Ma che cosa ammiravano tanto le persone in Gesù e
che cosa le spingeva a mettere in gioco la loro vita?
La Seconda lettera di Pietro, che traduce il
messaggio di Gesù per la situazione dell'ambiente greco antico, vede il
fondamento del fascino di Gesù nel fatto che egli ci dona tutto quello che è
bene per noi e per la nostra vita. In Gesù risplendono la gloria e la potenza
di Dio:
«Con
queste, egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati
promessi, affinché voi sfuggiste al desiderio delle cose corruttibili, che
domina nel mondo a causa della concupiscenza, e diveniste partecipi della
natura divina» (2 Pt 1,4).
Il
battesimo ci libera da quel sentiero che non porta da nessuna parte se non alla
perdizione, e ci rende partecipi della natura divina. Nell'antichità classica,
essere partecipi della natura stessa di Dio era il sommo desiderio delle
persone che avevano intrapreso un cammino di ricerca. Soltanto se l'essere
umano partecipa della natura di Dio, diventa veramente se stesso: questo era
ciò che si credeva nella tarda antichità. Nel battesimo noi diventiamo
partecipi della vita divina. Compito della Chiesa dovrebbe essere, oggi, quello
di celebrare il battesimo in modo tale che, attraverso di esso, le persone
intuiscano il segreto della loro vita e sappiano chi esse sono veramente.
L'acqua,
fonte di vita
Il
simbolo centrale, nel battesimo, è senza ombra di dubbio l'acqua. Per i primi
cristiani, che s'immergevano nudi nel fonte battesimale, questo simbolo doveva
avere un significato più incisivo di quanto esso non abbia per noi oggi, che ci
limitiamo a versare un goccio d'acqua sul capo del bambino.
E’ giusto battezzare i
neonati?
Quante volte mi è capitato di ascoltare l’obiezione, sempre più comune,
circa il Battesimo dei bambini: non è giusto imporre al neonato una religione
che non ha scelto lui, deciderà da grande se e cosa credere!
“Su questo non c’è dubbio”, ho sempre risposto, facendo notare come ai
battezzati non venga tolta né la libertà religiosa né la responsabilità delle
proprie scelte. Il rito celebrato in tenerissima età non risparmia affatto dal
compiere opzioni consapevoli in età matura.
Alla stessa domanda ha risposto tempo addietro Benedetto XVI:
“La vita stessa ci viene data necessariamente senza consenso previo, ci
viene donata così e non possiamo decidere prima: sì o no, voglio vivere o no”.
Di conseguenza, potremmo anche chiederci: è giusto donare la vita in questo
mondo senza avere avuto il consenso dell’interessato, senza avergli chiesto:vuoi
vivere o no? Risponde Benedetto: “Io direi: è possibile ed è giusto soltanto
se, con la vita, possiamo dare anche la garanzia che la vita, con tutti i
problemi del mondo, sia buona, che sia bene vivere, che ci sia una garanzia
che questa vita sia buona, sia protetta da Dio e che sia un vero dono”.
Altrimenti, chi ha il diritto di mettere al mondo un essere umano, vincolandolo
a non pochi elementi che non ha certo potuto scegliere?
“Solo l’anticipazione del senso – ha concluso – giustifica l’anticipazione della vita”. Solo la certezza che la vita sia un bene in sé legittima il dono di essa. Lo stesso vale per il Battesimo: la coscienza che esso sia un bene in sé per chi lo riceve non solo assolve i genitori dall’accusa di lesa libertà, ma li giudicherebbe se ne privassero coloro che amano così tanto.
“Solo l’anticipazione del senso – ha concluso – giustifica l’anticipazione della vita”. Solo la certezza che la vita sia un bene in sé legittima il dono di essa. Lo stesso vale per il Battesimo: la coscienza che esso sia un bene in sé per chi lo riceve non solo assolve i genitori dall’accusa di lesa libertà, ma li giudicherebbe se ne privassero coloro che amano così tanto.
Perché battezzare i
bambini quando non sono capaci di scegliere da loro stessi e se non hanno mai
commesso alcun peccato?
L’argomento a favore del battesimo di un neonato è
simile a quello favorevole al concepimento stesso. Un bambino non può,
dopotutto, scegliere di essere concepito, ma molte persone da adulte dicono di
essere felici di essere state messe al mondo. Allo stesso modo, il Battesimo è
una seconda nascita che rende possibile la vita cristiana. Coloro che diventano
santi diranno sicuramente che sono contenti di essere stati battezzati in
passato. Inoltre, conviene che il bambino riceva il Battesimo il più presto
possibile in modo che questa grazia possa maturare. Nel caso di un neonato, certamente
il Battesimo non lava via peccati reali, in quanto il bambino non ha commesso
alcun peccato. Eppure, come tutti noi, il bambino necessita comunque la grazia
del Battesimo, la seconda nascita, “dall’acqua e dallo spirito”(Gv 3,5),
che ci libera dal peccato originale e ci rende figli di Dio.
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