(a cura Redazione "Il sismografo")
(Luis Badilla) Da quanto ha precisato il direttore della Sala stampa della Santa Sede p. Federico Lombardi lo scorso 30 maggio, si può dedurre che Papa Francesco continuerà a concelebrare la Messa, ogni mattina a Santa Marta, per gruppi diversi e quindi continueranno le sue riflessioni sul Vangelo del giorno. E' una buona notizia anche perché, per il "come" sono nati questi appuntamenti eucaristici, si poteva pensare ad un possibile cambiamento da un giorno all'altro. Per ora "si va avanti", come piace dire al Papa.
E come sono nati questi appuntamenti? Così, semplicemente, senza pretese né organizzazione. Nessuno ha pianificato nulla a tavolino. Nessuno ebbe un progetto da sottoporre al Santo Padre. Il tutto è nato dal Pontefice in modo spontaneo e molto pastorale. Papa Francesco un giorno ha comunicato che desiderava che alla sua Messa del mattino, per la precisione quella del 22 marzo, potessero prendere parte alcuni fedeli dipendenti della Santa Sede. Ovviamente non fu difficile preparare il piccolo evento anche perché la cappella di Santa Marta offriva buone condizioni per piccoli gruppi. L'Osservatore Romano ricorda la prima Messa così: "Una celebrazione semplice, alla quale il Pontefice ha invitato gli addetti del servizio giardini e nettezza urbana del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, offrendo loro una breve omelia a braccio, incentrata in particolare sul brano del Vangelo di Giovanni che narra l’episodio dei giudei che volevano lapidare Gesù".
Ora è ben noto: le cose sono diverse e non si trattava, come molti pensarono all'inizio, che era "una tantum" o un evento sporadico al punto che non pochi mass-media cattolici sono rimasti, per alcuni giorni, un po' spiazzati. Le Messe e le riflessioni del Papa, battezzate con numerosi nomi da parte di alcuni giornalisti, dopo quasi due mesi sono un "appuntamento fisso" come l'Udienza generale e l'Angelus. In questo contesto, ci stiamo occupando dell'argomento più ricorrente all'interno di queste allocuzioni, e cioè, il vero e buon cristiano.
Il dono delle lacrime. Abbiamo chiuso il post precedente citando stralci delle prime tre omelie (marzo) incentrate sul cuore del cristiano, tema che nelle prime omelie d'aprile Papa Francesco ha ripreso aggiungendo altre riflessioni, in particolare sul messaggio di Maria di Magdala, "disprezzata da quelli che si ritenevano giusti" e su ciò che le sue lacrime insegnano a un buon cristiano. "Il suo amore - ha detto il Papa - non c’è più e piange. È il momento del buio". Eppure essa "non dice 'ho fallito'. Strano no? Piange semplicemente. Vedete, alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita che solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù. E quale è il messaggio di questa donna? 'Ho visto il Signore'». È un esempio "per il cammino della nostra vita. Tutti noi — ha aggiunto il Papa — abbiamo, nella nostra vita, attraversato dei momenti di gioia, dei dolori, delle tristezze, tutti siamo passati per queste cose. Ma, e lascio cadere una domanda, abbiamo pianto? Nei momenti più scuri, abbiamo pianto? Abbiamo avuto quel dono delle lacrime che preparano gli occhi a vedere il Signore?"
Le lamentele fanno male al cuore. Papa Francesco commentando l’episodio dei discepoli di Emmaus e "il loro smarrimento per la morte del Maestro al punto tale che pensarono fosse bene andarsene dalla città", il 3 aprile si è soffermato sulle lamentele pronunciate senza speranza; "lamentele che - ha detto - fanno male al cuore". Sono cattive; e non soltanto quelle contro gli altri "ma anche quelle contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro". "Io penso — ha aggiunto — tante volte che anche noi, quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la Croce, corriamo questo pericolo di rinchiuderci nelle lamentele". Eppure, anche in quel momento il Signore "è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. Cammina con noi. Ma non lo riconosciamo. Ci parla anche, e noi non sentiamo".
La pace comincia dallo stupore. Papa Francesco parlando ancora sui discepoli di Emmaus davanti ai miracoli di Gesù, della loro sorpresa, commenta: "Sono un po’ fuori di sé, ma non per una malattia mentale: fuori di sé per lo stupore». Ma cos’è questo stupore? «È qualcosa — ha detto il Santo Padre — che fa sì che siamo un po’ fuori di noi, per la gioia: questo è grande, è molto grande. Non è un mero entusiasmo: anche i tifosi nello stadio sono entusiasti quando vince la loro squadra, no? No, non è un entusiasmo, è una cosa più profonda: è lo stupore che viene quando ci incontriamo con Gesù». Questo stupore, ha spiegato il Pontefice, è l’inizio «dello stato abituale del cristiano». "Lo stato del cristiano - ha aggiunto il Papa - deve essere la consolazione spirituale, nonostante i problemi, i dolori, le malattie. «L’ultimo scalino della consolazione - ha proseguito - è la pace: si incomincia con lo stupore, e il tono minore di questo stupore, di questa consolazione è la pace». Il cristiano, pur nelle prove più dolorose, non perde mai "la pace e la presenza di Gesù". La pace, questa, non è nostra: non si vende né si compra». È un dono di Dio che dobbiamo chiedere. La pace è come "l’ultimo scalino di questa consolazione spirituale, che incomincia con lo stupore di gioia".
Ora è ben noto: le cose sono diverse e non si trattava, come molti pensarono all'inizio, che era "una tantum" o un evento sporadico al punto che non pochi mass-media cattolici sono rimasti, per alcuni giorni, un po' spiazzati. Le Messe e le riflessioni del Papa, battezzate con numerosi nomi da parte di alcuni giornalisti, dopo quasi due mesi sono un "appuntamento fisso" come l'Udienza generale e l'Angelus. In questo contesto, ci stiamo occupando dell'argomento più ricorrente all'interno di queste allocuzioni, e cioè, il vero e buon cristiano.
Il dono delle lacrime. Abbiamo chiuso il post precedente citando stralci delle prime tre omelie (marzo) incentrate sul cuore del cristiano, tema che nelle prime omelie d'aprile Papa Francesco ha ripreso aggiungendo altre riflessioni, in particolare sul messaggio di Maria di Magdala, "disprezzata da quelli che si ritenevano giusti" e su ciò che le sue lacrime insegnano a un buon cristiano. "Il suo amore - ha detto il Papa - non c’è più e piange. È il momento del buio". Eppure essa "non dice 'ho fallito'. Strano no? Piange semplicemente. Vedete, alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita che solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù. E quale è il messaggio di questa donna? 'Ho visto il Signore'». È un esempio "per il cammino della nostra vita. Tutti noi — ha aggiunto il Papa — abbiamo, nella nostra vita, attraversato dei momenti di gioia, dei dolori, delle tristezze, tutti siamo passati per queste cose. Ma, e lascio cadere una domanda, abbiamo pianto? Nei momenti più scuri, abbiamo pianto? Abbiamo avuto quel dono delle lacrime che preparano gli occhi a vedere il Signore?"
Le lamentele fanno male al cuore. Papa Francesco commentando l’episodio dei discepoli di Emmaus e "il loro smarrimento per la morte del Maestro al punto tale che pensarono fosse bene andarsene dalla città", il 3 aprile si è soffermato sulle lamentele pronunciate senza speranza; "lamentele che - ha detto - fanno male al cuore". Sono cattive; e non soltanto quelle contro gli altri "ma anche quelle contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro". "Io penso — ha aggiunto — tante volte che anche noi, quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la Croce, corriamo questo pericolo di rinchiuderci nelle lamentele". Eppure, anche in quel momento il Signore "è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. Cammina con noi. Ma non lo riconosciamo. Ci parla anche, e noi non sentiamo".
La pace comincia dallo stupore. Papa Francesco parlando ancora sui discepoli di Emmaus davanti ai miracoli di Gesù, della loro sorpresa, commenta: "Sono un po’ fuori di sé, ma non per una malattia mentale: fuori di sé per lo stupore». Ma cos’è questo stupore? «È qualcosa — ha detto il Santo Padre — che fa sì che siamo un po’ fuori di noi, per la gioia: questo è grande, è molto grande. Non è un mero entusiasmo: anche i tifosi nello stadio sono entusiasti quando vince la loro squadra, no? No, non è un entusiasmo, è una cosa più profonda: è lo stupore che viene quando ci incontriamo con Gesù». Questo stupore, ha spiegato il Pontefice, è l’inizio «dello stato abituale del cristiano». "Lo stato del cristiano - ha aggiunto il Papa - deve essere la consolazione spirituale, nonostante i problemi, i dolori, le malattie. «L’ultimo scalino della consolazione - ha proseguito - è la pace: si incomincia con lo stupore, e il tono minore di questo stupore, di questa consolazione è la pace». Il cristiano, pur nelle prove più dolorose, non perde mai "la pace e la presenza di Gesù". La pace, questa, non è nostra: non si vende né si compra». È un dono di Dio che dobbiamo chiedere. La pace è come "l’ultimo scalino di questa consolazione spirituale, che incomincia con lo stupore di gioia".
GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2013
da www.ilsismografo.it
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