Le
persecuzioni contro i cristiani non sono solo quelle avvenute nei primi tre
secoli della vita della Chiesa. E’ stato calcolato che il secolo più
sanguinario è stato quello appena concluso, il XX, e il nuovo secolo non offre
grandi speranze di essere più clemente. Ancora oggi tre quarti delle persone
perseguitate e discriminate per la loro fede sono cristiani. Massimo
Introvigne, prolifico sociologo e scrittore, presentando un recente
intervento del Papa, nota come “le
persecuzioni e discriminazioni dei cristiani sono da una parte le violazioni
della libertà religiosa più diffuse e gravi nel mondo, dall'altra quelle di cui
si parla meno e che sono meno conosciute”. C’è,
da una parte, una “vera e propria persecuzione sanguinosa dei cristiani in
numerosi Paesi con omicidi, stupri, torture. Certamente di questi orrori non
sono responsabili i Paesi occidentali, ma essi possono fare di più
coordinandosi fra loro per esercitare pressioni più efficaci sui governi che
perseguitano le minoranze cristiane”. Dall’altra parte non bisogna neanche
dimenticare altre forme non violente, ma non per questo tollerabili, di
intolleranza e discriminazione che i cristiani subiscono nel mondo (compreso
l’evoluto occidente).
“Benedetto
XVI ha indicato tre modi di violare la libertà religiosa e i diritti dei
cristiani. Il primo è
quello della vera e propria persecuzione, talora con numeri da genocidio. Ogni
anno muoiono circa 105.000 cristiani, un morto ogni cinque minuti.
Un
secondo aspetto della persecuzione dei cristiani è la cosiddetta pulizia
religiosa, oggi più grave della pulizia etnica. In Paesi dove le minoranze cristiane sono troppo
numerose per essere semplicemente sterminate, esse «subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e
le loro abitazioni». Lo scopo non è uccidere tutti i cristiani - sono
troppi - ma terrorizzarli in modo che siano «costretti ad abbandonare
Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e
di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita
nazionale». Antiche cristianità come quella dell'Iraq rischiano di
morire per un'emigrazione indotta dal terrore degli attentati.
Ma
c'è anche una terza dimensione dell'intolleranza e discriminazione contro i cristiani, che coinvolge molti
Paesi del nostro Occidente. «In
altre parti del mondo, si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo
della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa di intolleranza,
piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità
umana, alla giustizia e alla pace». In Europa, in particolare, la
Chiesa è attaccata attraverso l'emarginazione, il dileggio e il ridicolo che
colpisce soprattutto il suo insegnamento morale. Il Pontefice ha ricordato
ancora una volta il diritto e il dovere della Chiesa di proclamare i tre
principi non negoziabili - vita, famiglia e libertà di educazione - senza
essere dileggiata, emarginata o impropriamente accusata d'ingerenza negli
affari degli Stati.
Un
esempio esplicativo: “una volta ogni due giorni in Francia è
attaccata una chiesa cattolica o un cimitero con profanazioni, distruzioni o
gesti vandalici. Di soliti questi attacchi sono attribuiti dalla stampa a
"giovani balordi" ma sempre più spesso sono rinvenute scritte con
slogan contro la Chiesa o i preti che portano a inserire questi attacchi nella
categoria dei crimini di odio. E le teorie criminologiche sui crimini di odio
insegnano che dalle violenze sulle cose a quelle sulle persone non c'è che un
passo”.
(Massimo
Introvigne, Cristiani perseguitati, un’emergenza
umanitaria, labussolaquotidiana.it, 13.9.11)
IL
FILM: UOMINI DI DIO
Raccomandabile/poetico/dibattiti
regia :Xavier Beauvois (2010)
regia :Xavier Beauvois (2010)
Algeria,
1996. Otto monaci cistercensi francesi vivono da tempo in un monastero a
Tibhirine, tra i monti del Maghreb. Circondati dalla popolazione musulmana,
trascorrono una esistenza serena, dividendo la giornata tra la preghiera, il
lavoro nei campi, l'aiuto offerto con medicinali e generi di vestiario ai più
bisognosi che arrivano anche da luoghi lontani. Tuttavia la conferma di un
clima di tensione e di incertezza arriva alla notizia dell'uccisione di un
gruppo di operai stranieri. Da quel momento le minacce provenienti da un gruppo
integralista si fanno veramente serie. Più volte i monaci si riuniscono per
valutare se restare o andare via. La decisione finale é quella di rimanere
laddove la loro missione li ha chiamati. ino al giorno in cui i terroristi non
li prendono e li portano via sotto la neve. Due riescono a rimanere al
monastero. Gli altri non sono più tornati.
CRISTIANI
PERSEGUITATI: ASIA BIBI e SHAHBAZ BHATTI
DAL TESTAMENTO SPIRITUALE DEL MINISTRO CATTOLICO
SHAHBAZ BHATTI
Non
voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai
piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino
per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me
che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia
battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del
Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere
per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.
ASIA BIBI
“Il mio torto? Solo quello di avere bevuto
dell’acqua proveniente da un pozzo di alcune donne musulmane usando il «loro»
bicchiere, quando c’erano 40 gradi al sole. Io, Asia Bibi, sono condannata a
morte perché avevo sete. Sono in carcere perché ho usato lo stesso bicchiere di
quelle donne musulmane. Perché io, una cristiana, cioè una che quelle sciocche
compagne di lavoro ritengono impura, ho offerto dell’acqua a un’altra
donna”. E’ il caso drammatico di questa giovane donna pakistana
condannata a morte per blasfemia nel 2010 e da allora in carcere in attesa
della condanna. Molte sono state le richieste di liberazione (compresa quella
del Papa) e nel frattempo, con l’aiuto di una giornalista, Anne-Isabelle Tollet, ha pubblicato una autobiografia
dal titolo: Blasfema. Condannata a morte per un sorso d’acqua,
(Mondadori, 2011) da cui è tratto il brano presentato. Prosegue scrivendo:
“Non sono musulmana, ma sono una buona pakistana, cattolica e patriota, devota al mio Paese come a Dio. Abbiamo amici musulmani. Non ci sono mai stati problemi. E anche se non abbiamo avuto sempre vita facile, abbiamo il nostro posto. Un posto di cui ci siamo sempre accontentati. Quando si è cristiani in Pakistan, ovviamente bisogna tenere gli occhi un po’ più bassi. Certi ci considerano cittadini di seconda categoria. A noi sono riservati lavori ingrati, mansioni umili. Ma il mio destino non mi dispiaceva. Prima di tutta questa storia ero felice...Oggi sono come tutti i condannati per blasfemia del Pakistan. Che siano colpevoli o no, la loro vita viene stravolta. Nel migliore dei casi stroncata dagli anni di carcere. Ma il più delle volte chi è condannato per l’oltraggio supremo, che sia cristiano, indù o musulmano, viene ucciso in cella da un compagno di prigionia o da un secondino. E quando è giudicato innocente, cosa che capita assai di rado, viene immancabilmente assassinato appena lascia il penitenziario. Nel mio Paese l’accusa di bestemmiatore è indelebile. Essere sospettati è già un crimine agli occhi dei fanatici religiosi che giudicano, condannano e uccidono in nome di Dio. Eppure Allah è solo amore. Non capisco perché gli uomini usino la religione per fare il male. Mi piacerebbe credere che prima di essere esponenti di questa o quella religione siamo anzitutto uomini e donne… Secondo i giornalisti, 10 milioni di pakistani sarebbero pronti a uccidermi con le loro mani. A chi mi eliminerà, un mullah di Peshawar ha addirittura promesso una fortuna: 500.000 rupie. Da queste parti è il prezzo di una bella casa di almeno tre stanze, con tutti i comfort”.
Scrive ancora Asia Bibi: “Solo il governatore del
Punjab, Salman Taseer, e il ministro cristiano per le
Minoranze, Shahbaz Bhatti, hanno avuto il coraggio di sostenermi
pubblicamente e di opporsi a questa legge antiquata. (…) Per avere denunciato
tanta ingiustizia questi due uomini coraggiosi sono stati assassinati in mezzo
alla strada. Uno era musulmano, l’altro cristiano. Tutti e due sapevano che
stavano rischiando la vita, perché i fanatici religiosi avevano minacciato di
ucciderli. Malgrado ciò, questi uomini pieni di virtù e di umanità non hanno
rinunciato a battersi per la libertà religiosa, affinché in terra islamica
cristiani, musulmani e indù possano vivere in pace, mano nella mano. Un
musulmano e un cristiano che versano il loro sangue per la stessa causa: forse
in questo c’è un messaggio di speranza”.
La mattina del 2 marzo 2011, lasciata la
casa della madre per recarsi al lavoro, il veicolo su cui viaggiava (privo di
scorta) fu attaccato da un gruppo di uomini armati, che aprì il fuoco sul
ministro, ferendolo gravemente. L'autista riuscì a salvarsi, mentre Bhatti morì
nel trasferimento in ospedale. Secondo alcune fonti, Bhatti, consapevole dei
rischi che correva, aveva chiesto al governo una scorta, che non gli era mai
stata data.
LA
GEOGRAFIA DELLE PIU’ RECENTI PERSECUZIONI
In Africa è
particolarmente pericolo essere cristiani in paesi come la Nigeria dove
decine di cristiani sono morti in attacchi bomba da parte di Islamisti, che
hanno preso di mira le preghiere per il Natale. Ma non è semplice la vita
neanche in Sudan e Sud Sudan, ora indipendente, dove si sono
registrati diversi casi di violenza. Da non dimenticare neanchegli strascichi
della guerra civile in Costa d'Avorio e l'instabilità
della Somalia, dove in assenza di un vero governo bande
ultra-fondamentaliste islamiche attaccano spesso i cristiani.
In Asia sono molti i paesi ostili al cristianesimo.
In Iran e Pakistan diversi cristiani sono nel
braccio della morte per "apostasia" - l'abbandono
dell'Islamismo - o blasfemia. Dozzine di chiese in Indonesia sono
state attaccate o chiuse.
Non
tutti i guai del cristianesimo sono dovuti, però, a gruppi estremisti musulmani. La fede affronta persecuzioni nei gruppi
formalmente comunisti della Cina e del Vietnam. In India i
nazionalisti hindu perseguitano i correligionari che vogliono
diventare cristiani. In Terra Santa le chiese locali sono
strette tra l'invasione della loro proprietà da parte di Israele e
le offerte da parte degli Islamisti di monopolizzare la vita della Palestina. I
seguaci di Gesù possono ancora divenire una minoranza nella sua terra natia.
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