martedì 4 dicembre 2012

Genitori e figli (1): mamme che amano troppo

 
I vostri figli non sono i vostri figli.
Essi sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa.
Essi arrivano grazie a voi, ma non da voi, e sebbene siano con voi, non vi appartengono affatto.
Potete donare loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi posseggono i loro pensieri.
Potete dare una casa ai loro corpi ma non alle loro anime, perché le loro anime hanno dimora nella casa del domani, che voi nemmeno in sogno potete visitare.
Potete sforzarvi di farvi simili a loro, ma non pretendete di renderli simili a voi.
Poiché la vita non va all’indietro né indugia su ciò che è stato.
(Kahlil Gibran)

Mamme che amano troppo: sette VIRUS da evitare

Dal libro: Mamme che amano troppo. Per non crescere piccoli tiranni e figli bamboccioni di Osvaldo Poli, Paoline, 2011, p.230, 13 euro
Che cosa trasforma un bambino-pulcino in un piccolo tiranno, capace di tenere in scacco la famiglia, e poi – da ragazzo – in un bamboccione insicuro di sé? E’ possibile “amare troppo” un figlio? In questo libro Osvaldo Poli mette in guardia i genitori: anche l’amore di una mamma (ma anche di un papà) verso un figlio può venire snaturato dall’eccesso. Anche in ambito educativo, e quando si vuole bene, è necessario esercitare la virtù della Temperanza. Il testo individua i “virus” psicologici e relazionali che spingono un genitore ad “amare troppo”; analizza le cause che generano tali “virus” (prima tra tutte: l’assenza del padre, imposta dalla madre o cercata dal padre stesso come un rifugio deresponsabilizzante); presenta alcuni “prodotti educativi” di tali “eccessi d’amore” (tra i quali: bambini tiranni, adolescenti insicuri e disadattati, giovani “bamboccioni”...), ma anche le conseguenze (frustrazione, stanchezza, esaurimento e delusione) per le mamme protagoniste di questo “troppo amore”; suggerisce infine strategie, strumenti e metodi per guarire dal “troppo amore”.
 
Osvaldo Poli, psicologo e psicoterapeuta, vive e lavora a Castel Goffredo (Mantova). Si occupa principalmente della formazione dei genitori e della coppia, collaborando con diversi gruppi, istituzioni e riviste. Attraverso incontri formativi e consulenze intende promuovere e sostenere la capacità educativa dei genitori. Fra le pubblicazioni ricordiamo presso San Paolo Non ho paura a dirti di no 2007, Cuore di papà 2008 e Né asino né re 2008; presso Dehoniana: Il genitore equilibrato (1999), Andare d’accordo: la collaborazione fra marito e moglie nell’educazione dei figli (2000), Fratelli e sorelle (2000).

SETTE "VIRUS" DA EVITARE
Il virus «ho paura che non ce la faccia da solo» spinge a pensare che il figlio abbia bisogno di un aiuto, anche quando non lo chiede. Compiti, camere che verrebbero dichiarate inagibili dal servizio di igiene pubblica, fughe nel lettone, richieste di regali... L’idea che il figlio non possa farcela da solo affatica inutilmente la mamma e impedisce al figlio la soddisfazione di sentirsi grande.
Il virus del «poverino» parte dall’affermazione «mi dispiace per lui» ed «è avviato da una profonda emozione di rincrescimento nei confronti del figlio che viene percepito come sfortunato, vittima di una sorte ingiusta a causa di una malattia o di un episodio traumatico». Il genitore lo sente fragile e diventa più arrendevole e più disponibile a sorvolare su aspetti educativi importanti. Ma è dannoso cadere nella trappola di voler «pareggiare i conti» con le presunte o reali avversità della sua vita.
Il virus «ho paura di essere considerata cattiva» colpisce la mamma che vuole essere simpatica a tutti i costi. Fa di tutto e di più per accontentare i figli, persino quello che considera sbagliato o eccessivo. Questo nasconde un desiderio egoistico, a cui si potrebbe far fronte con un po’ di ironia: una mamma emotivamente libera è una vera forza della natura perché sa rispondere a tono con sorprendente franchezza. No dunque a mamme lamentose, estenuanti e facilmente depistabili nelle dispute. Sì a mamme libere, spiritose e intelligenti.
Il virus «forse non sono una brava mamma» vive nascosto nella considerazione che il figlio è lo specchio della famiglia. Ma se ne distorce il significato profondo rendendolo indistinguibile dal «è tutta colpa dei genitori» (se le cose vanno male). Molti vengono trattati da imputati: «L’ideologia oggi imperante del determinismo educativo è il terreno di coltura perfetto per questo virus e sembra creata apposta per alimentare l’industria dell’angoscia materna. Fare della relazione educativa la variabile unica e decisiva significa sovraccaricare di responsabilità il genitore aumentando a dismisura la sua paura di sbagliare».
Il virus del «tutto il mondo intorno a te» è quello dei genitori che crescono figli abituati a considerarsi al centro della vita dell’altro. Ma non fare mai la fatica di rinunciare alla dolce illusione di essere l’unico oggetto d’amore è pericoloso. «Se non si rende conto che la mamma ha una pila di indumenti da stirare che tocca il soffitto, una famiglia da gestire e anche una vita propria, come potrà diventare capace di capire gli altri, di venire loro incontro? Come potrà voler bene a qualcuno?».
Il virus «tu sei tutta la mia vita» è un rischio particolarmente presente nelle coppie separate. Pensando che i figli abbiano già sofferto ingiustamente li si vuole esonerare da altri dolori. I bambini in questione, però, cercheranno di impostare i rapporti con tutte le altre persone da quel piedistallo e andranno incontro a incomprensioni.
Il virus «vivo la sua vita» affligge le mamme che in fondo non hanno mai partorito i figli, ma li tengono perennemente nella propria mente senza che il radar si spenga un solo istante per chiedersi che cosa fanno, come stanno dove sono... Sono quelle che dicono «Mio figlio mi ha portato a casa un bel voto». Tutti i momenti di separazione sono una sofferenza, per cui il distacco diventa traumatico soprattutto quando le figlie accentuano le trasgressioni.
Il virus «tu sei tutta la mia vita»
è un rischio particolarmente presente nelle coppie separate. Pensando che i figli abbiano già sofferto ingiustamente li si vuole esonerare da altri dolori. I bambini in questione, però, cercheranno di impostare i rapporti con tutte le altre persone da quel piedistallo e andranno incontro a incomprensioni.
Il virus «vivo la sua vita»
affligge le mamme che in fondo non hanno mai partorito i figli, ma li tengono perennemente nella propria mente senza che il radar si spenga un solo istante per chiedersi che cosa fanno, come stanno dove sono... Sono quelle che dicono «Mio figlio mi ha portato a casa un bel voto». Tutti i momenti di separazione sono una sofferenza, per cui il distacco diventa traumatico soprattutto quando le figlie accentuano le trasgressioni.

IL PADRE, FIGURA DECISIVA NELLA VITA DI FEDE

Cari genitori vi scrivo. . . (C.M.Martini)

DON MAZZI AI GENITORI. DODICI REGOLE D'ORO PER ALLEVARE UN DELINQUENTE

Se l’educazione è senza argini

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