sabato 22 dicembre 2012

Sport e fede

Grazie, Signore

- Grazie, Signore, per il corpo col quale possiamo muoverci, giocare e far festa.
- Grazie per la salute e la pace che ci fanno gustare la vita con gioia ed entusiasmo.
- Grazie per il tempo libero che trascorriamo divertendoci in compagnia degli amici.
- Grazie per le persone e gli spazi che ci consentono di fare sport, di allenarci e di gareggiare.
- Grazie per le vittorie e le sconfitte che rivelano il cammino della vita e fanno maturare.
- Grazie per quanto impariamo dalla disciplina sportiva e dai campioni sul campo e nella vita.
- Grazie per la domenica giorno di riposo e di preghiera, di fraternità e di servizio solidale.
- Grazie, Signore, donaci la tua gloria e resta con noi ogni giorno.Amen.
 
Preghiera dello sportivo
Signore, aiutami ad essere un vero sportivo.
A vincere e restare modesto.
A perdere e conservare il sorriso e la dignità.
Ad accettare le decisioni dell'arbitro,
giuste o ingiuste che siano.
A saper vincere senza stravincere.
Ad essere forte senza essere brutale.
A pensare alla squadra e non solo a me stesso.
Ad apprezzare l'avversario
riconoscendo le sue abilità.
Con te Signore posso vincere.
Se sono sconfitto, donami, o Signore,
la forza di accogliermi perdente,
e di renderti lode.

Dalla Lettera agli Ebrei - 12

Anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.  Parola di Dio

Testimoni di umanità ancor prima che campioni nello sport
Nell'Udienza di qualche giorno fa (dicembre 2012) alla delegazione del C.O.N.I., Benedetto XVI ha esortato gli atleti Olimpionici a non inseguire solo i successi sportivi.
Lealtà, rispetto del proprio corpo, senso di solidarietà, altruismo, ma anche gioia, soddisfazione e festa. Sono questi i requisiti che fanno di un atleta un vero campione e un modello da imitare, secondo Benedetto XVI.
 “In campo - ha detto il Santo Padre ai rappresentanti dell’Italia alle Olimpiadi – avete messo le vostre doti e le vostre capacità, acquisite con l’impegno e il rigore nella preparazione, la costanza nell’allenamento, la consapevolezza dei vostri limiti”.
Non è però l’oro conquistato che edifica lo sportivo: “agli atleti – ammonisce il Papa - non è chiesto solo di competere e ottenere risultati”. Ogni attività sportiva, amatoriale o agonistica, richiede infatti “un cammino di autentica maturazione umana, fatto di rinunce, tenacia, pazienza, e soprattutto umiltà, che non viene applaudita, ma che è il segreto della vittoria”.
Il vero traguardo dell’attività sportiva in questo Anno della fede - ha detto infine il Papa – è educare la persona all’”agonismo spirituale”: vivere, cioè, ogni giorno “cercando di far vincere il bene sul male, la verità sulla menzogna, l’amore sull’odio, e questo prima di tutto in se stessi”.
Benedetto XVI ha terminato il suo discorso ricordando la “luminosa” figura del beato Pier Giorgio Frassati, “un giovane che univa in sé la passione per lo sport e la passione per Dio”. L’esempio del Beato, ha concluso, “ci mostri che essere cristiani significa amare la vita, amare la natura, ma soprattutto amare il prossimo, in particolare le persone in difficoltà”.

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