La Chiesa: schema generale e citazioni
La Chiesa sta divenendo per molti
l’ostacolo principale alla fede. Non riescono a vedere in essa altro che
l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa
di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il
vero spirito del cristianesimo.
Joseph Ratzinger (1977)
La chiesa è chiesa solo se e in quanto
esiste per gli altri. Per cominciare, deve donare ogni suo avere agli indigenti.
I pastori devono vivere esclusivamente dei contributi volontari della comunità,
eventualmente devono esercitare una professione laica.
Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, 1947 (postumo)
Non c'è salvezza fuori della
Chiesa.
Cipriano di Cartagine, Epistole, III sec.
Non può avere Dio per padre chi non ha
per madre la Chiesa.
Cipriano di Cartagine, Dell'unità della Chiesa cattolica, III sec.
Uomini che cominciano a combattere la
Chiesa per amore della libertà e dell'umanità, finiscono per combattere anche
la libertà e l'umanità pur di combattere la Chiesa.
Gilbert Keith Chesterton, Ortodossia, 1908
LA CHIESA: SCHEMA GENERALE
1. ORIGINE TRINITARIA
a.
che l’ha VOLUTA da sempre, e l’ha PREPARATA nell’A.T.
con l’elezione di Israele
Istituita da Gesù Cristo: che l’ha FONDATA con le sue parole e azioni, in
particolare con la sua morte e resurrezione:
a - ha creato un NUOVO POPOLO (a partire da i 12
apostoli)
b - l’ha nutrito con i SACRAMENTI (dalla Croce
scaturisce il suo sangue e acqua simboli dell’EUCARISTIA e del BATTESIMO)
c - ha INVIATO i suoi apostoli nel mondo (successione
apostolica: “come il Padre mi ha mandato, così io mando voi”).
d - Gesù è suo FONDATORE e CAPO, PRESENTE nella PAROLA,
EUCARISTIA, COMUNITA’ (“dove 2 o più…”) e CARITA’
c. Realizzata e manifestata dallo Spirito Santo: esperienza della PENTECOSTE: dono che fortifica,
guida e trasforma
d. Compimento alla fine
dei tempi: è assemblea in CAMMINO (“Già, ma
non ancora”)
“Credo la Chiesa UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA”
1- La Chiesa è “MISTERO”: nella sua realtà VISIBILE è presente e operante
una realtà SPIRITUALE, DIVINA, che possiamo vedere solo con gli occhi della
fede
2- La Chiesa è UNA: ha
come origine e modello l’UNITA’ di un solo DIO nella Trinità delle Persone. Dio
ristabilisce, in Gesù Cristo, l’unità di tutti i popoli in UN SOLO CORPO. Ha 1
sola FEDE, stessi SACRAMENTI, stessa successione APOSTOLICA, comune speranza e
carità. Dio vuole che i cristiani (e tutti gli uomini) siano uniti.
3- La Chiesa è SANTA: perché
Dio Santissimo è il suo autore e ha mandato il suo Figlio e il suo Spirito per
santificarla (renderla Santa). Santa, ma composta da peccatori, chiamata a
santificarsi.
4- La Chiesa è CATTOLICA: cioè UNIVERSALE (nel tempo e nello spazio, ma anche
nella sua “identità”: totalità e integrità della fede). E’ inviata in missione
a tutti i popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura appartenga.
5- La Chiesa è APOSTOLICA: per sua ORIGINE (è costituita sul fondamento
degli Apostoli), per il suo INSEGNAMENTO (lo stesso degli Apostoli), per la sua
STRUTTURA, in quanto istituita, santificata e governata, fino al ritorno di
Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione col
successore di Pietro.
POPOLO DI DIO, CORPO DI CRISTO, TEMPIO DELLO SPIRITO
SANTO
- Popolo di Dio: Dio
non chiama un singolo, ma un popolo (e ciascuno per il bene comune). Come ogni
popolo essa ha un’ORIGINE (Dio Padre), un CAPO (Gesù Cristo), una LEGGE (il
comandamento nuovo dell’amore), un FINE (la comunione piena con Dio).
a. FAMIGLIA: “Chiesa domestica”
b. PARROCCHIA: “Chiesa locale” (centrata
sull’EUCARISTIA domenicale)
c. DIOCESI e CHIESA UNIVERSALE: Papa, Cardinali e
Vescovi
Gesù
Cristo è il fondatore della Chiesa e la Chiesa è il Corpo di Cristo (che rimane
suo CAPO) fedele al suo fondatore: non può fare scelte contrarie a ciò che
espressamente Gesù ha indicato nei Vangeli.
-
Gesù sceglie 12 apostoli (12 come le tribù d’Israele = nuovo popolo di Dio),
mentre tanti sono i discepoli che lo seguono e prendono parte a questo nuovo
popolo.
-
diede a loro autorità e potere mandandoli a battezzare tutte le genti.
-
si definisce pastore di questo popolo e offre la possibilità di averlo sempre
con loro (Eucaristia, preghiera, poveri…).
-
come ad un popolo offre una legge (morale, il nuovo comandamento), una
preghiera nuova (il padre nostro), il segno del Battesimo e i sacramenti come
strumenti con cui continua ad operare.
-
La sua morte e resurrezione anziché rappresentare la fine segna un vero inizio:
Gesù Risorto conferma i suoi apostoli, li invia e dona il suo Spirito perché
operi in loro al suo posto, consapevoli che lui è VIVO e continua ad essere
presente tra i suoi.
- A
Pietro affida la GUIDA della sua Chiesa (a te do le chiavi del regno dei cieli)
-
solennemente gli apostoli ricevono lo SPIRITO SANTO nel Cenacolo il giorno di
Pentecoste: il gruppo impaurito di apostoli diviene un gruppo eroico e
convincente di testimoni che annunciano al mondo il kerigma (Gesù Cristo Figlio
di Dio morto e Risorto per la nostra salvezza, vivo e operante in mezzo a
noi> ICTUS: pesce: Iesous Christos Theoù Uios Soter: G.C., Figlio di Dio
Salvatore).
Il Papa è
il successore di Pietro, scelto da Gesù per guidare la sua Chiesa. Colui che
succede a Pietro, primo Vescovo di Roma, ne diviene a sua volta Vescovo, eletto
dal collegio cardinalizio che rappresenta, in origine, il gruppo dei Parroci
titolari delle Chiese di Roma.
CHIESA (Lumen Gentium)
Promulgata il 21 novembre 1964, la Costituzione dogmatica Lumen Gentium è la seconda in ordine di tempo, la
più dibattuta e probabilmente la più innovativa e rivoluzionaria: ha creato un
vero e proprio spartiacque con le visioni ecclesiologiche del passato. Il
documento conciliare, infatti, ha recuperato le prospettive ecclesiali che
emergono dai testi biblici e da quelli dei padri della Chiesa e ha superato le
visioni unilaterali che avevano dominato il pensiero teologico negli ultimi
secoli, che avevano portato a ridurre la riflessione sulla Chiesa ad una
riflessione sulla gerarchia e sugli aspetti visibili e istituzionali della
comunità cristiana, con la conseguente dimenticanza della dimensione
soprannaturale della Chiesa e del ruolo attivo di tutti i battezzati nella vita
ecclesiale.
PRESENTAZIONE-SCHEMA DELLA
COSTITUZIONE:
Premesse:
- Le obiezioni sulla Chiesa:
oggi le critiche e le difficoltà
che si percepiscono relative alla fede, più che sull’esistenza di Dio o
sull’identità di Gesù Cristo, sono quasi esclusivamente rivolte alla Chiesa[1]: per “crimini” compiuti nei secoli scorsi, per
la morale bioetica e sessuale, per il potere politico ed economico, per la poca
democraticità e tolleranza (verso le donne e i gay)… Risulta dunque
fondamentale comprendere più a fondo l’identità della Chiesa.
- Dalla piramide al cerchio:
la
rivoluzione copernicana che la Costituzione dogmatica LG offre sulla Chiesa può
essere espressa dalle due figure geometriche: il passaggio dal triangolo (o
piramide) dove la Chiesa è letta prevalentemente nella sua dimensione
gerarchica (all’apice il Papa e sotto, in ordine, troviamo i Cardinali, i
Vescovi, i Religiosi e i Laici) al cerchio dove la Chiesa è letta nella sua
dimensione spirituale e comunionale (al centro c’è Dio e attorno, con diversi
ministeri e carismi, il Popolo di Dio, accomunato dallo stesso battesimo)[2].
- Luce delle genti:
In questo senso “Luce delle
genti” (Lumen gentium) è Gesù Cristo, non la Chiesa (LG,1). “La Chiesa è in
Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e
dell’unità di tutto il genere umano” (LG,1). E’ Gesù Cristo, e solo Lui, il
fondatore, il capo e l’anima della Chiesa. Da Lui dobbiamo sempre ripartire e a
Lui giungere.
[1] Scriveva
più di 40 anni fa J.Ratzinger in
“Introduzione al cristianesimo”: “La Chiesa è divenuta per molti l’ostacolo
principale alla fede”.
[2] Secoli di attacchi ed eresie
espresse contro la dottrina ufficiale della Chiesa portarono in primo piano il
drammatico bisogno di difendersi, minandone la sua autorità e il suo fondamento
teologico. Si cominciò così a parlare della Chiesa partendo dal suo aspetto
esteriore e istituzionale per evidenziare il fondamento della sua autorità, per
difendere il ruolo unico del papato che era stato messo in forte discussione
(per questo si parlava di “Società perfetta”). Questo, di conseguenza, comportò
il far passare in secondo piano il suo aspetto misterico e sacramentale, la sua
origine divina e trinitaria.
Accanto ad una ecclesiologia
“ufficiale” di stampo apologetico e giuridico non mancò mai però una
ecclesiologia diversa, minoritaria e spesso vista con sospetto, ma destinata,
in tempi più opportuni, ad imporsi con forza. Tornando alle fonti bibliche e
patristiche, dai più tralasciate, si riprende a parlare con forza dell’origine
divina della Chiesa, del suo carattere misterico e sacramentale. Si torna così
ad allargare lo sguardo ecclesiologico fino alla riscoperta dell’origine
trinitaria della Chiesa, mostrando come la Trinità sia non solo la fonte, ma
anche il modello e il destino della Chiesa.
T. Federici parla di quattro
fiaccole che risplendono nel buio panorama ecclesiologico del tempo: J. A.
Möhler in Germania, J. H. Newman in Inghilterra, A. Rosmini in Italia e A. Grèa in Francia. L’importanza di questo
autore è stata negli ultimi decenni evidenziata da alcuni studiosi che hanno,
in particolare, mostrato il suo contributo ante
litteram nell’elaborare una
teologia della Chiesa particolare.
La Costituzione dogmatica sulla
Chiesa risulta strutturata in otto capitoli, secondo il seguente schema[1]:
cap.
1: Il mistero della Chiesa (paragrafi 1-8)
cap.
2: Il popolo di Dio (paragrafi 9-17)
cap.
3: La costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare l’episcopato
(paragrafi 18-29)
cap.
4: I laici (paragrafi 30-38)
cap.
5: La vocazione universale alla santità nella Chiesa (paragrafi 39-42)
cap.
6: I religiosi (paragrafi 43-47)
cap.
7: L’indole escatologica della Chiesa pellegrina (paragrafi 48-51)
cap.
8: La Beata vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa
(par. 52-69)
1- LA CHIESA è MISTERO
- “Mistero”: il termine, in ambito
religioso, è sinonimo di “Sacramento”, ed indica una realtà rivelata da Dio per
poterci avvicinare a Lui[2].
- La Chiesa è mistero-sacramento in
quanto istituita da Dio come segno e strumento di comunione e di unità.
- prima di essere un’assemblea di
persone, socialmente organizzata e strutturata, la Chiesa è un mistero, una realtà soprannaturale.
1.1. La Chiesa e la Trinità (LG
2-4)
- L’origine della Chiesa in primo luogo, è più antica della sua
stessa comparsa nella storia degli uomini ed è
radicata nella vita della Trinità.
- Dio-Padre l’ha prefigurata (voluta) da sempre e
gli ha dato inizio a partire dal primo comparire dell’umanità e, in
particolare, nella scelta del popolo di Israele.
- Il Figlio, Gesù Cristo, l’ha
istituita scegliendo i 12
(inizio del nuovo popolo di Israele, innestato su quello precedente),
annunciando la venuta del Regno di Dio[3],
donandole i Sacramenti per perpetuare la sua azione di donazione totale e di
riconciliazione.
- Lo Spirito Santo: la
santificata e la conduce alla comunione; ed è per opera dello Spirito che la
Chiesa testimonia il Vangelo di salvezza che continua ad operare nel mondo.
Se la Trinità è all’origine
della Chiesa, la stessa struttura del popolo di Dio è segnata dal
mistero dell’amore-comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito: Persone
distinte, ma unite nell’amore. La Trinità, infine, oltre che origine e forma
della Chiesa, n’è anche il fine.
1.2. La Chiesa come “corpo di
Cristo” (LG 7)
- quest’immagine di origine biblica
(paolina) rivela il legame tra
Cristo e la Chiesa. Di questo corpo, Cristo è il capo, che provvede,
mediante i sacramenti, a sostenere, a curare, a nutrire.
- In secondo luogo, l’idea che la Chiesa
sia un “corpo” evidenzia la natura
visibile che la caratterizza:
essa non è una vaga entità spirituale, dunque, ma è concretamente presente e
reale nella vita del mondo, come un corpo.
- L’immagine del corpo rivela anche la struttura della Chiesa: composta di tante
membra; ognuna con un ruolo specifico e insostituibile. Ciascuno, per la sua
parte, ha un dono diverso da esercitare per il bene di tutta la Chiesa. Come in
un corpo ciascun membro ha bisogno delle altre membra per sopravvivere.
1.3. La Chiesa è insieme umana
e divina, visibile e invisibile (spirituale), terrestre e
celeste (LG 8)
Non esiste una Chiesa
spirituale contrapposta ad una Chiesa istituzionale. La dimensione visibile ha
tuttavia solo una funzione di strumento a servizio di quella invisibile, ed è
legittimata solo da questo motivo.
2. Il popolo di Dio (LG 9-17)
Altra immagine biblica: la
Chiesa, sin dalle origini, si è riconosciuta erede delle promesse che Dio aveva
fatto al popolo d’Israele e ha compreso se stessa come il “nuovo popolo di
Dio”.
- l’idea che la Chiesa sia un “popolo”
rivela che essa si definisce a partire dallacomunione: i cristiani non
sono individui isolati, che si chiudono semplicemente nella loro esperienza di
fede, per quanto profonda possa essere, né rappresentano una massa indistinta
di persone, in cui la dignità di ciascuno si perde nell’anonimato: essi sono un
popolo, in cui lo Spirito agisce attraverso ogni persona, per il bene di tutti.
- caratteristiche del popolo di Dio:
come ogni popolo, ha un capo,
il Cristo; ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di
Dio; per legge il nuovo comandamento di Gesù; per fine il Regno di Dio
- Il popolo di Dio è chiamato ad essere
presente nel mondo per servirlo e per testimoniare l’amore di Dio per gli
uomini.
2.2. Il popolo di Dio come
popolo regale, profetico, sacerdotale (LG 10-12)
- ad accomunare questo popolo è il sacerdozio comune ricevuto attraverso ilbattesimo:
l’unzione crismale (battesimale) sigillata con il sacramento della cresima, lo
rende membro del corpo di Cristo, che è la Chiesa, e lo fa partecipare alla
triplice unzione (regale, profetica e sacerdotale) del Cristo. Per questo egli
è chiamato a mettersi al servizio del mondo perché sia costruito e
accolto il Regno di Dio nella storia (funzione regale); atestimoniare con la parola e con la vita l’evangelo
di Gesù (funzione profetica[4]);
ad offrire se stesso in comunione con il
sacrificio del Signore per glorificare Dio e presentare la preghiera per la
santificazione del mondo (funzione sacerdotale). Tali considerazioni
hanno permesso di superare la concezione piramidale della Chiesa a favore della
comune dignità del popolo di Dio.
L’indole sacerdotale del popolo
di Dio viene espressa in due modi che differiscono “essenzialmente” tra loro
(LG 10): nel sacerdozio comune
dei fedeli, che è proprio di ogni battezzato, e nel sacerdozio ministeriale, che si
realizza attraverso il sacramento dell’Ordine, nei due gradi dell’episcopato e
del presbiterato, ossia nei vescovi e nei preti.
2.3 La Chiesa, l’ecumenismo e
il dialogo con le altre religioni (LG 14-16, decretoUnitatis
redintegratio, dichiarazione Nostra
aetate)
Nel nostro secolo si è
notevolmente sviluppato il movimento
ecumenico, che esprime tra i cristiani l’esigenza di ristabilire l’unità
della Chiesa primitiva, quell’unità che nel corso della storia si è persa a
causa delle divisioni che permangono ancora oggi tra i seguaci del Cristo.
La Chiesa cattolica, dopo un
iniziale atteggiamento di sospetto e di avversione per l’ecumenismo, negli
ultimi decenni ha pienamente riconosciuto la necessità del dialogo con le altre
confessioni cristiane, proprio grazie al Concilio Vaticano II, che ha
promulgato un importante decreto sull’ecumenismo, l’Unitatis redintegratio (1964). Il Concilio stesso ha, per
la prima volta, affermato anche l’impegno della Chiesa neldialogo
inter-religioso con gli
Ebrei, i Musulmani e con le altre religioni mondiali, nella dichiarazione Nostra aetate (1965). I principi fondamentali
dell’ecumenismo cattolico si ritrovano proprio nella Costituzione dogmatica
sulla Chiesa, la Lumen gentium.
La comunione con la Chiesa di
Cristo è necessaria per ottenere la salvezza;
e ribadisce che la Chiesa fondata da Cristo si realizza pienamente (in LG 8 si
legge “sussiste”) nella Chiesa cattolica (ne è parte, ma non ha la pienezza o
l’esclusiva). Ma, e questa è la novità, riconosce che anche fuori della Chiesa
cattolica si trovino “parecchi elementi di santificazione e di verità, che,
quali doni propri della Chiesa di Cristo, spingono verso l’unità cattolica”
(LG 8).
Tutti gli uomini sono chiamati
alla comunione con la Chiesa, anche se sono concretamente uniti ad essa secondo vari gradi, in maniera più o
meno consapevole (LG 13). I cattolici,
ossia coloro che condividono con tutto il cuore la fede della Chiesa, che
accettano la sua organizzazione gerarchica e vivono l’esperienza dei
sacramenti, sono pienamente
incorporati alla Chiesa (LG
14).
Ad un secondo grado
appartengono i cristiani non
cattolici: gli ortodossi,
che non riconoscono il primato del vescovo di Roma ed alcune affermazioni sullo
Spirito Santo e sulla prassi di alcuni sacramenti, e i protestanti, che in forme
diverse rifiutano l’esistenza dell’episcopato, o, in genere, del sacerdozio,
negano la maggior parte dei sacramenti, e, anche sul piano dottrinale, pongono
alcune obiezioni alla fede cattolica.
I cristiani non cattolici,
secondo il Concilio, sono uniti
alla Chiesa per molteplici ragioni: tutti, infatti, condividono le verità
fondamentali del messaggio cristiano, come la comunione trinitaria,
l’incarnazione del Figlio di Dio, l’ascolto delle Scritture, alcuni sacramenti,
come il battesimo e, in molti casi, l’eucaristia e alcuni altri, vivono una
vita nello Spirito, che agisce in loro e attraverso di loro (LG 15).
Anche coloro che professano una religione non cristiana, come
gli Ebrei e iMusulmani, che credono in un
solo Dio e si riconoscono, come i cristiani, figli di Abramo, o come i fedeli
di tutte le religioni mondiali, che riconoscono una vita soprannaturale, tendono verso la comunione con la
Chiesa (o, come si esprime LG
16, “sono ordinati al Popolo di Dio”). E nemmeno gli atei senza colpa, coloro,
cioè, che, per non averlo conosciuto, negano l’esistenza di Dio, ma che pure
agiscono seguendo anche inconsapevolmente la voce di Dio che parla nella
coscienza, sono esclusi dal disegno di salvezza che Dio realizza attraverso la
Chiesa (LG 16).
- La Chiesa è inoltre per sua natura missionaria (LG 17): chiamata ad annunciare e condividere
quanto ha ricevuto.
3. LA COSTITUZIONE GERARCHICA
DELLA CHIESA (LG III 18-29): carismatica e ministeriale
Se la struttura della Chiesa è
prima di tutto carismatica (è lo Spirito che dona i carismi da
esercitare per il bene comune), è proprio della Chiesa stessa riconoscere tali
carismi in ministeri ossia dei servizi più o meno
permanenti per la comunità.
Attualmente la Chiesa cattolica
riconosce tre tipi di ministeri, che differiscono tra loro per l’origine e per
i compiti che determinano:
- i ministeri
ordinati, ossia quelli che derivano dal sacramento dell’Ordine, nei suoi
tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato;
- i ministeri
istituiti, che la Chiesa ha stabilito nel corso della sua storia per
rispondere alle esigenze che di volta in volta si presentavano, e che sono
riconosciuti mediante riti specifici, come il lettorato e l’accolitato;
- i ministeri
“di fatto”, ossia quelli che, pur non essendo istituiti ufficialmente e
solennemente, sono riconosciuti nell’ambito di una comunità locale, come il
ministero del catechista, dell’animatore liturgico o dei cantori ed altri.
Come si vede, dunque, la
dimensione istituzionale della Chiesa, che deriva proprio dalla sua natura
carismatica e ministeriale, non può essere separata dalla dimensione
spirituale: è solo dallo Spirito che nascono i carismi e i ministeri, e non da
poteri umani o da cariche e privilegi; ed è dal battesimo che proviene l’uguale
dignità di tutti i credenti, pur nelle loro differenti funzioni.
- la scelta di Gesù dei 12 apostoli (=
inviati) tra il gruppo numeroso di discepoli (= alunni) pone inizio al collegio
apostolico di cui i Vescovi sono i successori istituiti sacramentalmente con
l’ordinazione episcopale (da esercitarsi solo se in comunione con il Papa e con
il collegio episcopale).
3.1. I vescovi e la Chiesa
universale: il Collegio episcopale e il Papa (LG 21-24)
Tutti i vescovi del mondo in
comunione tra loro e con il vescovo di Roma formano ilCollegio episcopale.
Il vescovo di Roma, cioè il Papa, è anche il Capo visibile della Chiesa in
quanto successore di
Pietro, colui che tra gli Apostoli ricevette un compito ed un’autorità
particolare da Gesù (Mt 16,18; Lc 22,32; Gv 22,15 ss.), e che proprio a Roma,
sul colle Vaticano, fu martirizzato dopo esserne diventato il primo Vescovo.
Sia il Papa, sia il Collegio
episcopale in comunione col Papa guidano con l’autorità di Cristo la Chiesa
universale, della quale essi sono i massimi “servi”.
Come il Papa, anche il Collegio
episcopale gode dell’infallibilità nell’insegnare, quando definisce
solennemente, in comunione con il Sommo Pontefice, delle verità dottrinali o
morali. Questa potestà su tutta la Chiesa si manifesta in maniera particolare
neiConcili ecumenici, che hanno costellato la storia della Chiesa. Ad
essi partecipano tutti i vescovi del mondo per determinare i principi
dottrinali e pastorali della vita della Chiesa.
Un’altra espressione della
comunione dei vescovi e della loro opera per la Chiesa universale è il Sinodo dei vescovi, riunito
periodicamente dal Papa per trattare temi che riguardano il bene di tutta la
Chiesa o di Chiese particolari[5].
Al Sinodo partecipano, diversamente dal Concilio ecumenico, solo i Vescovi
scelti dalle varie parti del mondo.
I vescovi di una stessa nazione
o di una stesso territorio formano, poi, le Conferenze
episcopali, assemblee deputate a promuovere le attività pastorali della
Chiesa in una determinata regione.
Tra i vescovi, infine, alcuni
vengono eletti Cardinali dal Papa: ad essi è riservato il
compito di aiutare più da vicino il Pontefice nella sua attività; sono essi,
inoltre, che hanno il diritto di eleggere il nuovo Papa. Secondo la Tradizione
essi sono i Titolari delle Parrocchie di Roma.
3.2 Il vescovo e la Chiesa locale (LG 25-27)
Ciascun vescovo esercita le sue
funzioni nella propria Chiesa particolare.
3.3 Il ministero del presbitero (LG 28 e decreto Presbyterorum ordinis)
Il termine “presbitero” deriva
dal greco presbyteros, che
significa “il più anziano”. Quando, a partire dal II sec. il vescovo assunse un
ruolo preminente nelle comunità cristiane, sempre più estese, i presbiteri
divennero i suoi più stretti collaboratori, sostituendolo e rappresentandolo
nelle situazioni in cui egli non poteva essere presente. Dal IV sec. cominciò
ad essere affidata ai presbiteri la cura delle comunità di campagna, che
sorgevano attorno alla città nella quale risiedeva il vescovo. E’ l’inizio
dell’organizzazione parrocchiale della Chiesa, che si svilupperà nei secoli
successivi fino ad oggi.
3.4 Il ministero del diacono (LG 29)
Il terzo grado del sacramento
dell’Ordine è il diaconato, ultimo grado della gerarchia, che tuttavia,
diversamente dall’episcopato e dal presbiterato, non possiede un carattere
sacerdotale. La parola diákonos significa in greco “ministro,
servo”. Negli ultimi secoli il ministero del diacono aveva perso le sue caratteristiche
specifiche ed era diventato solo un passaggio necessario per l’accesso al
sacerdozio. Il Concilio Vaticano II, invece, ha riscoperto il valore originario
di questo ministero, che oggi può essere assunto, come nei primi secoli della
storia della Chiesa, anche in maniera definitiva, da persone sposate o anche da
giovani celibi che non hanno intenzione di essere sacerdoti: in quest’ultimo
caso, tuttavia, essi non possono più sposarsi.
Il diacono esercita la sua
funzione regale nelle diverse attività caritative della comunità; quella
profetica, animando la liturgia della Parola ed occupandosi della catechesi;
quella sacerdotale, nella celebrazione del Battesimo e del Matrimonio, oltre
che di alcuni sacramentali, del rito funebre, nella distribuzione e
conservazione dell’Eucaristia, eccetera.
Il Concilio Vaticano II è stato
il primo Concilio che nella bimillenaria storia della Chiesa ha dedicato una
specifica attenzione ai laici.
- Il vocabolo “laico” deriva dal greco laós, che significa “popolo”.
Laico è, dunque, colui che appartiene al popolo.
- i laici nella Chiesa si distinguono
dai membri della gerarchia non tanto, in negativo, perché a loro manca il
sacramento dell’Ordine, ma, in positivo, perché essi sono caratterizzati dalla
cosiddetta “indole secolare” (LG 31), ossia dalla particolare predisposizione
a vivere immersi nelle realtà del mondo (saeculum, in latino, vuol dire
anche “mondo”). Solo i laici possono giungere ad evangelizzare i luoghi di vita
quotidiana (casa, scuola, lavoro…). Attraverso i laici, infatti, l’annuncio
della fede esce dai luoghi del culto e si diffonde in tutti gli ambiti della
vita degli uomini “perché la forza del vangelo risplenda nella vita
quotidiana, familiare e sociale” (LG 35).
5. Universale vocazione alla
santità nella Chiesa (LG V 39-42)
La Chiesa è Santa in quanto
abitata e guidata da Dio che è Santo e che santifica. E’ composta poi di
peccatori, i cristiani, chiamati tutti alla santità. Un diffuso pregiudizio
considerava la santità come prerogativa di uno specifico stato di perfezione,
nella fattispecie quello religioso-monastico. Il monito del Signore: «Siate
dunque perfetti come perfetto è il Padre vostro celeste» (Mt 5,48), vale
incondizionatamente per ogni credente. Se il metro e il culmine della
perfezione è l’amore, che in pienezza si realizza nel sacrificio in croce del
Figlio, allora consegue che «il vero discepolo di Cristo si caratterizza per
la carità sia verso Dio che verso il prossimo» (LG 42).
6. La vita consacrata (LG VI 43-47)
Tra i membri del popolo di Dio
una particolare configurazione è quella di quegli uomini e di quelle donne che
consacrano solennemente la loro vita a Dio nella professione dei “consigli
evangelici”. Il Concilio Vaticano II ha dedicato ai “religiosi” il VI capitolo
della Lumen gentium e il decreto sul “rinnovamento
della vita religiosa”, Perfectae
caritatis.
I consigli evangelici, che Gesù
ha proposto a chiunque lo voglia seguire, nella tradizione cristiana sono
espressi specificamente nell’invito alla povertà, alla castità e
all’obbedienza. Benché ogni cristiano sia chiamato a seguire i consigli
evangelici e a consacrare a Dio la propria esistenza, nelle forme adeguate alla
propria situazione di vita, alcuni sono scelti da Dio per realizzare tale
consacrazione in una forma radicale e stabile, mediante una “professione solenne“,
con la quale vengono emessi pubblicamente i “voti“, che impegnano
definitivamente la persona nell’osservanza della povertà, della castità e
dell’obbedienza, e che la Chiesa riconosce ufficialmente: in questo modo la
persona entra nello stato del “religioso”, che è una delle forme della “vita
consacrata”. Il voto, tuttavia, può essere anche fatto in forma privata, senza
un intervento diretto e ufficiale della Chiesa; o, anche in forma temporanea[7].
Essi testimoniano, innanzi
tutto, che è possibile vivere in maniera radicale il Vangelo, con il distacco
anche esteriore da sé stessi e dal mondo; esprimono, inoltre, il primato dei
beni interiori su quelli materiali e la volontà di “cercare prima il Regno di
Dio”, secondo la parola di Gesù; scommettono tutta la loro vita per una vita
soprannaturale, che dà senso ai sacrifici quotidiani.
Tutto questo, però, non
significa che la vita consacrata nasce dal disprezzo dei valori umani e
terreni, quasi da una “fuga dal mondo”, da una paura di fronte ai mali della
società. Anzi, entrando in questo stato i credenti dichiarano apertamente la
loro disponibilità al servizio totale per la salvezza del mondo: la povertà è
vissuta per essere più liberi nel donarsi, la castità è praticata perché si
possa amare senza limiti ogni persona, l’obbedienza è seguita per ascoltare
meglio la volontà di Dio anziché i “desideri del proprio egoismo”.
7. Indole escatologica della Chiesa
pellegrinante (LG VII 48-51)
Se da un lato si è riconosciuto
il valore della presenza della Spirito al di fuori della Chiesa cattolica,
dall’altro è stato ribadito con forza il carattere escatologico della Chiesa,
che la proietta in una dimensione eterna.
La vita della Chiesa tende
costantemente all’incontro finale con il Padre, il Figlio e lo Spirito, che si
realizzerà alla fine della storia per tutti i salvati. La dimensione escatologica, ossia
l’aspetto che proietta la vita dell’uomo e del mondo al di là del tempo e dello
spazio, verso la gloria celeste, caratterizza l’essenza intima della Chiesa che
è già in Dio, ma non ancora in pienezza.
- I credenti sono chiamati a vivere nel
mondo come stranieri in cerca
della patria celeste, impegnandosi per la costruzione delle realtà
temporali, ma anche tenendo sempre presente la provvisorietà di ogni soluzione
terrena ai problemi, aspettando la manifestazione finale del Regno di Dio.
- Per questo la Chiesa è chiamata a
fuggire due tentazioni opposte che possono intralciare il suo
cammino verso la salvezza: da un lato, la tentazionedi confondersi con le
realtà mondane, nello sforzo di realizzarsi nell’attività di promozione
umana, dimenticando, appunto, la sua vocazione escatologica che la orienta
verso la “vita del mondo che verrà”; d’altra parte, la tentazione
- nella storia, che la condurrebbe a
dimenticare il servizio ai poveri del mondo e la missione evangelizzatrice, per
realizzare una falsa attenzione alle realtà ultime.
- Essa, del resto, non è formata
semplicemente da coloro che vivono e lottano sulla terra (che costituiscono la
“Chiesa pellegrina sulla terra”); suoi membri sono anche coloro che,
passati attraverso la morte, sono già in una situazione di salvezza: alcuni
sono già davanti a Dio (la Chiesa dei giusti, con Maria e i santi), altri,
invece, bisognosi di continuare la loro purificazione oltre la morte, vivono
nell’attesa dell’incontro definitivo con la Trinità (è questa la situazione di
coloro che vivono in una situazione di “purgatorio”).
- Tra queste tre dimensioni della Chiesa
esiste una comunione piena, in virtù della presenza dello stesso Spirito di Dio
fra i credenti, che continua a tenerli uniti anche dopo la morte. Tale
comunione si esprime in diversi atteggiamenti fondamentali: da un lato, coloro
che sono già davanti a Dio esercitano il loro ministero di intercessione in favore dei cristiani che sono
ancora immersi nella lotta contro il peccato, pregando continuamente per loro e
comunicando nello Spirito l’unica intercessione del Cristo risorto presso il
Padre. Ma anche la Chiesa diffusa sulla terra agisce nei confronti di coloro
che hanno vinto la morte. Essa infatti offre il suffragio (con la preghiera, le azioni e,
soprattutto, con l’offerta del sacrificio eucaristico) per i defunti che devono
essere ancora purificati; nei confronti dei santi, inoltre, i credenti sono
chiamati allavenerazione dell’opera
che Dio ha compiuto in loro e all’imitazione delle loro virtù. In questo modo
si rivela la “comunione dei santi”, l’amore attivo che è il frutto dello
Spirito del Risorto che unisce tutti coloro che da Lui sono stati santificati o
che stanno santificandosi.
8. Maria e la Chiesa (LG VIII 52-69)
8.1 Maria è membro della Chiesa
Il Concilio ha sottolineato,
innanzi tutto, l’appartenenza di Maria alla Chiesa, contro quelle tendenze che
miravano a considerare solo la superiorità della Vergine sulle creature. Maria,
sulla scia di quanto sostenevano i Padri della Chiesa, viene definita come un
“membro” della Chiesa - quindi totalmente dentro la Chiesa -, seppure “eminente e
del tutto singolare” (LG 53), a motivo del ruolo che Dio le ha affidato nella
storia della salvezza. Anch’ella, infatti, partecipa della stessa natura delle
creature ed ha avuto bisogno di essere salvata da Dio: per lei, tuttavia, la
salvezza si è realizzata in maniera diversa dalla nostra, poiché mentre noi
siamo stati liberati dal peccato mediante il sacrificio di Gesù Cristo, la
Vergine, in vista dello stesso sacrificio, è stata preservata dal peccato e
resa totalmente santa dallo Spirito sin dal suo concepimento, come la Chiesa
riconosce nel dogma dell’Immacolata concezione, proclamato da papa Pio IX nel
1854.
8.2 Maria è madre della Chiesa
Il Concilio ha riconosciuto
anche la funzione materna che la Vergine, oramai Assuntanella gloria celeste,
secondo la fede della Chiesa espressa nel dogma proclamato da papa Pio XII nel
1950, continua a svolgere nei confronti di ogni uomo, con la sua “molteplice
intercessione” (LG 62). Benché nel testo conciliare sia attribuito a Maria il
titolo di origine agostiniana di “madre delle membra di Cristo”, non vi compare
il titolo di “madre della Chiesa”, che i padri conciliari rifiutarono perché
temevano che esso avrebbe potuto indurre a credere che la Chiesa ha in Maria un
altro principio generatore oltre al Dio trinitario, il che è inesatto. Fu,
invece, papa Paolo VI, che nel discorso di chiusura della III sessione del
Concilio (21 novembre 1964) proclamò Maria “madre della Chiesa”, spiegando che
tale titolo doveva essere inteso come un prolungamento del dogma della Maternità divina della Vergine: se Maria è,
infatti, madre del Cristo, lo è sia del Cristo capo, sia del Corpo di Cristo,
che è la Chiesa, di cui i fedeli formano le membra.
8.3 Maria è immagine della Chiesa
La relazione di Maria con la
Chiesa, secondo il Concilio, si esprime anche in un terzo modo: in lei,
infatti, il popolo di Dio contempla la realizzazione di ciò che la Chiesa è e
deve essere. Maria è l’immagine della Chiesa in quanto Vergine e Madre: anche la Chiesa,
infatti, è madre quando “con la predicazione e il battesimo genera ad una vita
nuova e immortale i figli, concepiti per opera dello Spirito Santo e nati da
Dio” (LG 64); ed è vergine, poiché “conserva verginalmente integra la fede,
solida la speranza, sincera la carità” (LG 64). La vita della Chiesa, dunque,
si attua in conformità alla figura di Maria, nella quale essa si rispecchia.
8.4 Maria è modello della Chiesa
In forza di quest’intimo rapporto
tra la madre di Gesù e la Chiesa è possibile, per il Concilio, guardare a Maria
come al “modello” per la vita dei credenti (LG 65). Tutta la vita di Maria è
esemplare per chi vuole porsi alla sequela del suo Figlio: nella sua fede e
nella sua disponibilità all’azione dello Spirito nell’Annunciazione (Lc
1,26-38), nel suo amore servizievole mostrato nella visita ad Elisabetta (Lc
1,39-45), nella sua preghiera gioiosa e riconoscente (Lc 1,46-55), nel suo
ascolto silenzioso (Lc 2,16-51), nel suo coraggio di proclamare Dio vendicatore
dei poveri (Lc 1,51-54), Maria ha realizzato ciò che ogni discepolo di Gesù
deve realizzare.
[1] Gli otto capitoli potrebbero essere raggruppati in
quattro coppie, che descrivono i diversi aspetti della comunità dei credenti.
La prima coppia (capp.1 e 2), infatti, sottolinea soprattutto la dimensione
soprannaturale e comunionale della Chiesa; la seconda (capp. 3 e 4) descrive la
struttura della Chiesa visibile; la terza coppia (capp. 5 e 6) è centrata sulla
santità alla quale sono chiamati tutti i credenti, di cui i religiosi
rappresentano una particolare espressione; la quarta ed ultima coppia (capp. 7
e 8), infine, afferma la comunione che esiste tra i credenti che sono
pellegrini sulla terra e coloro che sono già in Dio, tra i quali Maria è la
primizia.
[2] La parola Mistero, compromessa
da secoli di razionalismo moderno, non designa qui ciò che non si può
razionalmente spiegare o quanto è momentaneamente inaccessibile alla nostra
conoscenza logica. Mistero indica invece il disegno salvifico di Dio per
l’umanità; e, in tal senso, il mistero per eccellenza è Gesù Cristo stesso.
Affermando che la Chiesa è mistero, il Concilio invita pertanto a scorgerne la
natura profonda nella sua relazione con Cristo, rivelatore del Padre e
con-datore dello Spirito. È in quanto convocata e abitata dal Padre, dal Figlio
e dallo Spirito Santo e perché a servizio del disegno divino di portare a
salvezza in Cristo l’umanità e il mondo, che la Chiesa è mistero. Commentava
Henri de Lubac: «Il Cristo è il sole di giustizia, sorgente unica di luce. La
Chiesa, come la luna, riceve da lui, ad ogni istante, tutto il suo splendore».
[3] La Chiesa non si identifica con
il Regno di Dio:
ne è Sacramento, ciò segno e strumento per realizzare il Regno: “la Chiesa
di questo Regno costituisce in terra il germe e l’inizio” (LG,5).
[4] Da non dimenticare anche il
concetto di “sensum fidei”: “l’universalità dei fedeli…non può
sbagliarsi nel credere” (LG 12) in cose di fede e di morale
[5] Così sarà ad ottobre prossimo
con il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (all’interno dell’anno sulla fede).
[6] fondamentali acquisizioni: la
pari dignità dei laici nella
Chiesa («Il popolo di Dio
è unico, come unico è il Signore, unica è la fede e il battesimo. Comune è la
dignità di tutte le membra derivante dalla loro rigenerazione in Cristo»,
LG 32);, la loro partecipazione al sacerdozio di Cristo, la caratteristica
della secolarità. L’accento posto
sulla dignità dei laici nella Chiesa va inquadrato e compreso a partire dalla
plurisecolare egemonia clericale, che di fatto (e di diritto) riconosceva
l’inferiorità e la passività del comune fedele, cioè del laico. L’impostazione
del Vaticano II assume perciò un carattere decisamente innovativo, invitando a
cogliere la distinzione clero-laicato come successiva e solo conseguente a ciò
che primariamente unifica tutti i credenti, precisamente all’essere in Cristo.
[7] Diverse sono le forme di vita consacrata, che nella
Chiesa si sono affermate sin dai primi secoli. Il Nuovo Testamento conosce già
la figura di vergini dedite al servizio del Vangelo (At 21,8-9; 1 Cor 7,34-36).
Nei primi secoli del Cristianesimo, poi, dopo che alcuni Padri avevano
sperimentato la vita eremitica, a volte ritirandosi nel deserto, nella
solitudine e nella rinuncia del mondo (S. Antonio abate, III sec.), il
monachesimo cominciò a manifestarsi in una forma comunitaria e più
istituzionalizzata, secondo le “regole” promulgate dai diversi fondatori dei
gruppi monastici (S. Basilio, IV sec.; S. Benedetto da Norcia, V-VI sec.). Nel
medioevo sorsero i cosiddetti “ordini mendicanti” (come i domenicani, i
francescani, i carmelitani, ecc.), che compresero al loro interno laici e
sacerdoti, e gli istituti dei “canonici regolari”, ossia di gruppi di sacerdoti
dediti alla pastorale e praticanti la vita in comune, ispirata ad una regola
monastica. Più recentemente sono sorti gli “istituti secolari” e le “società di
vita apostolica”, in cui i fedeli, vivendo nel mondo, seguono i consigli
evangelici, senza professare i voti, ma legandosi alla vita consacrata con
altre forme di vincoli. La presenza di cristiani consacrati a questo tipo di
vita rappresenta un valore importante per la Chiesa.
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