mercoledì 19 febbraio 2014

Domande e risposte sull'aborto

di Stefano Grossi Gondi, 10 febbraio 2014
Il sito Uccr  ha fatto il punto sul dibattito relativo all'aborto, cercando di spiegare gli aspetti  controversi e non messi bene in luce dai media. Un vero e proprio dossier che, in 17 punti, risponde alle questioni più rilevanti, confutando molti luoghi comuni ed errori che hanno condizionato e tuttora influenzano l'opinione pubblica. Presentiamo qui una sintesi del dossier.
 
  
L'embrione è un essere umano?
 
Ormai è la scienza a rispondere di sì a questa domanda. Non si tratta di un grumo di cellule ma di un individuo della specie umana, che già dal concepimento è dotato del patrimonio genetico di un essere umano. Ciò sta scritto nei libri di embriologia, compreso il manuale usato nelle università americane. L'impossibilità di affermare il contrario ha spinto alcuni  a spostarsi sul piano filosofico, distinguendo tra essere umano e persona. Persona sarebbe soltanto chi è dotato di determinati requisiti, fisici o psichici. La determinazione di tali requisiti appare incerta, perché soggetta ad un'arbitrarietà che può negare il diritto alla vita per le ragioni più diverse: eugenetiche, sessuali (vedi l'aborto selettivo in Cina), morali (figlio di persona sgradita). Ribadire che l'essere persona si fonda, appunto, sull'essere e non sull'avere è tra l'altro il caposaldo per resistere a tutti i tentativi di discriminazione sull'uomo.
 
Anche definire il feto una "persona potenziale” è fuorviante, perché confonde "una persona potenziale” con "una persona potenzialmente funzionante”. L'essere è reale, il funzionamento è potenziale.
 
 
Ma come si fa a negare alle donne il diritto di decidere?
 
È l'argomento­ principe di chi sostiene l'aborto, anche di chi è consapevole che il feto sia una persona. Si dice che il corpo è della donna, quindi spetta a lei la decisione. Questo punto di vista introduce un'eccezione ad un principio fondamentale della convivenza umana nelle società moderne, cioè che nessuno può avere il diritto di vita e di morte su un altro essere umano. È dalla fine (ufficiale) del razzismo che questa conquista della civiltà sembrava essere acquisita.  Il diritto alla vita di un essere umano vale più della libertà di scelta di un altro essere umano, altrimenti l'omicidio sarebbe legale.  La legge 194 vieta l'interruzione di gravidanza (quindi obbliga la donna a partorire) dopo i 
90 giorni dal concepimento e anche prima, quando non sussistano particolari circostanze.
  
 
La legalizzazione dell'aborto ha ridotto la piaga degli aborti clandestini?
 
Non esiste alcuna correlazione dimostrata tra aborto illegale e aumento di aborti clandestini. In realtà se una pratica è legalizzata essa aumenta e si diffonde, se è vietata essa diminuisce. In caso contrario, il diritto penale non avrebbe alcun motivo di esistere e si dovrebbero legalizzare riviste e programmi pedopornografici per combattere la pedofilia e la vendita di superalcolici ai minori per evitare l’alcoolismo minorile.  Per quanto riguarda l’Italia, è stato dimostrato che prima dell’entrata in vigore della Legge 194 non esisteva alcuna emergenza di aborti clandestini e tale legge è stata approvata anche sull'onda di questo allarme creato ad arte. Recentemente si è anche saputo che il Guttmacher Institute, il braccio di ricerca di Planned Parenthood, ha mentito e appositamente gonfiato i numeri degli aborti clandestini nei Paesi in via di sviluppo al fine di creare una pressione per l’introduzione di leggi a favore dell’interruzione di gravidanza. 
 
Gli aborti sono diminuiti in Italia grazie alla legge 194?  
 
In realtà dal 1978 al 1982 gli aborti sono aumentati, e di parecchio, passando da 68.000 a 234.377. Poi è iniziato un progressivo calo, del quale abbiamo già parlato su Documentazione. I fattori che hanno determinato una riduzione del numero di aborti sono invece:
 
a) l’ampio accesso alle pillole abortive e del giorno dopo;
b) la diminuzione della fertilità generale;
c) la maggiore consapevolezza della drammaticità dell’aborto, grazie anche all’attività dei consultori familiari;
d) l’aumento costante del numero di medici obiettori di coscienza.
 
 
 L'aborto protegge la salute della madre?
 
Alcuni dati dicono il contrario. Confrontando ad esempio i dati sanitari nazionali di 40 anni di Gran Bretagna e Irlanda, che come è noto hanno politiche opposte sull'aborto, risulta che la salute materna e dei neonati è molto migliore in Irlanda. L'aborto risulta essere una delle cause del peggioramento della salute della donna, visto che aumenta il rischio di mortalità materna, tumore al seno, sindrome depressiva, infezione all'utero.
 
 
L'aborto limita l'esplosione demografica?
 
Il problema della popolazione non è tanto il suo aumento quanto il suo invecchiamento (abbiamo già raccontato come i dati Onu dicono che il mondo va verso la crescita zero e che alcuni economisti occidentali dicono che servono più figli ). L'affermazione risponde inoltre al principio machiavellico de "il fine giustifica i mezzi” che trattandosi di vite umane è inaccettabile.
 
  
L'aborto è un diritto riconosciuto universalmente?
 
È un dato di fatto che nessuno strumento di diritto internazionale sui diritti umani riconosce il diritto all’aborto. Le varie leggi, come quella italiana, cercano di regolare la difficile contrapposizione tra la prosecuzione della gravidanza e la tutela della madre. Nel 2013 il Parlamento europeo ha respinto in via definitiva il rapporto Estrela su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, che avrebbe proposto l’aborto come diritto umano.
 
 
La normalizzazione dell'aborto è inarrestabile?
 
In realtà l'attuale tendenza sembra essere quella di un ripensamento della questione aborto. In tutto il mondo stanno aumentando le leggi restrittive e negli Stati Uniti sta avanzando la posizione dei pro-life. Su Documentazione ne abbiamo parlato qui
  
 
L'aborto è una irrinunciabile conquista femminista?
 
In realtà con l’aborto la pressione passa tutta sulle donne, che spesso vengono spinte dall'ambiente ad abortire, contro la loro autentica volontà. Con l’aborto l’uomo è invece portato ad ignorare le conseguenze dell’attività sessuale, confidando nella possibilità di abortire (e scaricando sulla donna il peso morale, psicologico e sociale di  questa decisione).
 
  
L'aborto è un tema religioso?
 
Il giuramento di Ippocrate, base etica della professione medica, si oppone all'aborto e non è certo un testo religioso, così come si sono opposti all'aborto molti non credenti. D'altra parte la Chiesa condanna reati come l'omicidio, lo stupro, la rapina, ecc. e non per questo si può parlare di ingerenza religiosa o di temi che vincolano solo i credenti.

1 commento:

  1. L' embrione, è un' essere umano, Dio spiega che come avviene il concepimento, l' utero si riempie di luce

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