DIALOGO EBREI-CRISTIANI (17 gennaio) e giornata della
memoria della Shoah (27 gennaio)
Altro
tema dettato dalle ricorrenze del mese di gennaio: il 17 si celebra la giornata
del dialogo tra ebrei e cristiani, mentre il 27 si ricorda la tragedia della
Shoah.
E’,
quello tra ebrei e cristiani, un dialogo quasi unilaterale, voluto e
organizzato dai cristiani, non soltanto per mitigate il senso di colpa rispetto
un antigiudaismo ben radicato nel cristianesimo, ma soprattutto per la
consapevolezza di avere con loro un legame fondamentale. Sia gli ebrei che i
cristiani credono nello stesso Dio, con la differenza che i cristiani
considerano Gesù come figlio di Dio, mandato da Dio Padre sulla terra. Gli
ebrei, invece, attendono ancora il Messia che salvi il popolo di Israele.
Entrambi tuttavia considerano la Bibbia come il testo sacro.
Gesù
e gli apostoli erano ebrei osservanti anche se apparivano come una setta
detestabile all’interno dell’ebraismo e questo diede motivo alle prime
persecuzioni anticristiane. Le parti si invertiranno presto con i cristiani
ormai dimentichi del loro passato e preda di pregiudizi antigiudaici.
Scrive Enzo
Bianchi:
(E. Bianchi, Cristiani ed ebrei fratelli
divisi, La Stampa, 17.1.09)
In un altro articolo lo stesso autore ci ricorda che:
“Se vi è stato nei secoli un
antigiudaismo cristiano teologico e pratico che, pur distinto dall’antisemitismo,
di fatto ha finito per favorire il silenzio, l’indifferenza e la passività
della quasi totalità dei cristiani e delle Chiese nell’ora dellashoah,
dobbiamo anche ricordare l’inatteso mutamento del rapporto tra Chiesa cattolica
ed ebrei sopraggiunto con Giovanni XXIII (…)
Sarà la dichiarazione conciliare Nostra
aetate: autentica svolta storica e teologica, avvenuta con
l’autorevolezza massima per la Chiesa cattolica, quella di un concilio. Così
recita quel documento: “quanto è stato commesso
durante la passione (di Cristo) non può essere imputato né indistintamente a
tutti gli ebrei allora viventi, né agli ebrei del nostro tempo. E se è vero che
la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli ebrei tuttavia non devono essere
presentati come rigettati da Dio, né come maledetti… La Chiesa inoltre deplora
gli odii, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette
contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque” (NA 4, 28). (…) Trascorsero
poi quasi vent’anni dal Concilio senza novità significative, durante i quali
tuttavia la svolta fu confermata e mai smentita, finché Giovanni Paolo
II, testimone diretto della barbarie antisemita, il 17 novembre 1980 a
Magonza pronuncia una formula inedita, anzi contraddittoria a diciannove secoli
di esegesi e teologia cristiana, in cui gli ebrei sono definiti «il popolo
di Dio dell’antica alleanza che non è mai stata revocata » e in cui si
afferma che «ebrei e cristiani, quali figli di Abramo, sono chiamati a
essere benedizione per il mondo». Si può notare la novità e l’audacia
rispetto a tutto il magistero ecclesiastico precedente: il popolo di Dio
comprende sia Israele che la Chiesa (popolo di Dio dell’antica e della nuova
alleanza): la teologia della 'sostituzione' è così abbandonata per sempre. Sigillo
alla confessione delle colpe dei cristiani nei confronti di Israele sarà la
liturgia penitenziale officiata da Giovanni Paolo II e dai cardinali della
curia romana in occasione del Giubileo del 2000, in cui verrà proclamato con
forza: «Noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti
nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli e, chiedendoti
perdono, vogliamo impegnarci in un’autentica fraternità con il popolo
dell’alleanza». Dalla prece ' pro perfidis judaeis' alla richiesta del
perdono; dal disprezzo e dall’odio al gesto di Giovanni Paolo II che infila un
biglietto, contenente la richiesta a Dio di perdono, tra le fessure del Muro
del pianto, quasi a scolpire nella pietra questa invocazione. E gesti di
portata analoga sono proseguiti con Benedetto XVI: si pensi al
pellegrinaggio ad Auschwitz o alla visita alla sinagoga di Roma. Il Giorno
della memoria ci ricorda allora che non siamo immuni dalla tentazione di
ridestare quella logica di inimicizia che crea il nemico, o quella pretesa
di possedere la verità contro l’altro o senza l’altro. Nessun cristiano però
potrà più invocare l’ignoranza a propria scusante: ciascuno è e sarà
responsabile in prima persona di una conferma o di una contraddizione a questa
svolta”.
Enzo Bianchi, Ebrei e cristiani: e pace fu,
Avvenire, 26.1.11
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GLOSSARIO
SHOAH: Il
termine è ebraico e significa “catastrofe”, “distruzione” e fa riferimento
all’olocausto ovvero al genocidio perpetrato dalla Germania nazista nei
confronti di circa 5 o 6 milioni di ebrei europei sterminati nei campi di
concentramento.
NOSTRA AETATAE: dichiarazione del Concilio Vaticano II
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