I Vangeli apocrifi hanno sempre catturato l’attenzione di quanti, non soddisfatti del Gesù evangelico, hanno voluto sbizzarrirsi nel trasformare il profilo del Figlio di Dio a proprio piacimento, trovando spunto dalla moltitudine di informazioni bizzarre e storicamente infondate in essi contenuti.
Nascono così, con “legittimazione nelle Scritture” (cioè negli apocrifi) il Gesù femminista, il Gesù comunista, il Gesù omosessuale, il Gesù sobillatore politico, il Gesù sposato con Maria Maddalena ecc. Tutte caratteristiche che non trovano invece alcun sostegno nei Vangeli canonici. In altri casi alcuni dettagli dei racconti apocrifi sono diventati parte integrante della tradizione cristiana, come il bue e l’asino nella mangiatoia di Betlemme.
Anche Mancuso dunque vorrebbe svelare il “vero Gesù”, quello tenuto nascosto fino ad oggi. Lo fa, anche lui, appoggiandosi agli Apocrifi, in particolare al Vangelo di Tommaso. Perché «occorre rivalutare gli apocrifi come fonti almeno parzialmente attendibili, all’interno delle quali, insieme a invenzioni degne del migliore romanziere d’appendice, vi sono tradizioni che meritano la più attenta considerazione, non fosse altro che per la loro antichità». In particolare, ha affermato, il Vangelo di Tommaso «va considerato storicamente attendibile». Occorre sottolineare che nel curriculum di Mancuso non c’è traccia di alcuna competenza sulla storicità del cristianesimo e forse è proprio per questo che ha scritto un libro del genere.
Basterebbe aprire un libro di uno dei più importanti studiosi della storia del cristianesimo per capire come stiano davvero le cose. Mancuso -che ringraziamo per averci dato la possibilità di chiarire questo aspetto- parla di “antichità” come criterio di attendibilità, mentre il celebre Raymond E. Brown -uno dei più importanti biblisti americani degli ultimi decenni- ha mostrato (rivolgendosi in particolare ai sostenitori del Vangelo di Pietro e del Vangelo di Tommaso) che «asserzioni stravaganti su tradizioni molto antiche nei vangeli apocrifi spesso hanno in comune tre dubbie tendenze»: 1) Ad un’analisi accurata risultano fondate su prove piuttosto esili e su un ragionamento discutibile. 2) Trascurano che c’era un messaggio evangelico comune sul quale tutti concordavano nella prima generazioni di cristiani (espressa nei Vangeli), assai diversa dallo sregolato sviluppo presente tra certi cristiani nel II secolo. 3) Fin dalla predicazione di Gesù si sviluppò una spinta biografica che formò la tradizione alla base dei vangeli canonici, non ci fu alcun periodo in cui circolavano parti di tradizione diverse tra loro.
Concentrandosi proprio sul Vangelo di Tommaso, che l’incauto Mancuso (sostenuto dal suo amico Mauro Pesce) considera “storicamente attendibile”, Bart Ehrman, importante studioso statunitense del Nuovo Testamento (e, sopratutto agnostico, il che lo rende un personaggio molto interessante) ha scritto: «A Gesù sono state attribuite molte frasi che probabilmente non pronunciò mai, come per esempio tante massime riportate nel Vangelo di Tommaso e nei vangeli successivi» (“Did Jesus Exist?”, p. 219) L’opinione più diffusa tra gli studiosi è che risalga al II° secolo, tra il 110 e il 120 d.c, ma chiunque abbia letto il Vangelo di Tommaso e i suoi 114 detti -spesso oscuri, misteriosi e ambigui- ne coglie da solo la lontananza dalla sobrietà dei sinottici e la sua similitudine ad aforismi zen piuttosto che a detti storici.
Un’altra autorità internazionale nel campo della storicità dei Vangeli, John P. Meier, ha rilevato inoltre che«probabilmente il Vangelo di Tommaso circolava in più di una forma e passò attraverso vari stadi di redazione. La versione copta che possediamo probabilmente non è identica alla forma dell’opera originale greco, qualunque sia stata, ammesso che si possa parlare della forma originale greca» (“Un ebreo marginale”, volume 1, p. 130). Senza contare l’evidente tentativo dell’autore di imitare lo stile dei sinottici i cui detti «sono giustapposti ad altri di evidente timbro gnostico e a volte sembrano essere stati rielaborati per veicolare un messaggio gnostico». Non a caso Bentley Layton, docente alla Yale University, lo considera tra gli scritti correlati nel più ampio corpus di scritture gnostiche (“The Gnostic Scriptures”, Garden City 1987). Meier studia approfonditamente il messaggio gnostico del Vangelo di Tommaso concludendo che «è solo alla luce di questa strana miscela di misticismo, ascetismo, panteismo e politeismo che molti detti di Gesù possono essere compresi». Si tratta di una «rielaborazione gnostica della tradizione sinottica».
Ma la confutazione plateale della sua attendibilità arriva a pagina 133 del celebre volume “Un ebreo marginale”: «L’orientamento complessivo del redattore del Vangelo di Tommaso è gnostico. Dal momento che una visione del mondo gnostica di questo tipo non fu impiegata per “reinterpretare” il cristianesimo in maniera così approfondita prima del II. secolo d.C., il Vangelo di Tommaso nella sua totalità non può certamente essere un riflesso affidabile del Gesù storico o delle più antiche fonti del cristianesimo del I secolo». Allo stesso modo la pensa la quasi totalità degli studiosi, molti dei quali hanno osservato ladipendenza diretta di tale vangelo ai sinottici, la dipendenza indiretta da predicazione e catechesi e larielaborazione creativa.
Il Vangelo di Tommaso è comunque il più interessante testo della Biblioteca gnostica di Nag Hammadi, scoperta nel 1945. Nel volume 2 di “Un ebreo marginale”, Meier amplia il discorso concludendo in generale che «l’affermazione che i vangeli apocrifi e il materiale di Nag Hammadi siano fonti storiche indipendenti è frutto di fantasia» (p. 13). Se il Vangelo di Tommaso, dal punto di vista dell’attendibilità storica, è quello “messo meno peggio”, il discorso vale ancor di più per tutti gli apocrifi in generale. «Siamo di fronte a prodotti in larga misura delle immaginazioni pie o sfrenate di alcuni cristiani del III secolo» (“Un ebreo marginale”, volume 1, p. 110).
Tutt’altra storia per i vangeli canonici, tema che approfondiremo meglio durante l’estate.
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