sabato 31 maggio 2014

Dio (Dizionario)

"Se dicessi che credo in Dio, direi troppo poco perchè gli voglio bene. E voler bene a uno è qualcosa di più che credere nella sua esistenza".
don Lorenzo Milani

"Se si trattasse solo di un Dio del quale fosse possibile parlare, anch'io non crederei; ma dato che si tratta di un Dio al quale si può parlare, per questa ragione io credo in lui".
Martin Buber, filosofo ebreo austriaco

DIALOGO SU DIO
Tu credi in Dio?” domandò repentinamente il giovane agente.
Sejer arricciò le labbra in una smorfia buffa. “Bah…no, immagino di no. Credo piuttosto a una qualche forza”, rispose con un po’ di titubanza.
Skarre sorrise. “Questo l’ho già sentito altre volte. Questa “forza” è evidentemente più accettabile. Però trovo strano che finora non si sia riusciti a darle un nome. Ma si sa, la parola “Dio” ha senza dubbio molte connotazioni. E dove credi che ci conduca , questa forza?”
Ho parlato di forza, non di volontà”.
Credi dunque a una forza priva di volontà?”
Non ho detto nemmeno questo. La definisco semplicemente “forza”; se sia guidata o no da una volontà, resta una questione aperta.”
Ma l’idea di una forza senza volontà è abbastanza scoraggiante, no?”
Non molli, eh? O stai provando goffamente a fare professione di fede?”
Si”, rispose laconicamente il giovane poliziotto.
Però! Quante cose si vengono a sapere.”
Sejer meditò qualche secondo sull’inattesa confessione del collega e infine mormorò: “La fede: ecco una cosa che non sono mai riuscito a comprendere”.
Come mai?”
Non capisco esattamente che cosa comporti.”
Comporta solo una scelta. Si sceglie un criterio con cui affrontare la vita; scelta, questa, che con il tempo ti sorregge e ti procura gioia. Offre un punto di riferimento e dà un senso alla vita e alla morte incredibilmente appagante.”
Fare una scelta? Hai avuto una rivelazione?”
Dalla bocca di Skarre uscì un riso a singhiozzi, che ricordava la regione del Sud dalla quale proveniva, le sue scogliere e il suo mare azzurro.
La gente rende tutto complicato. Invece è semplicissimo: non si deve cercare di comprendere tutto e a ogni costo. Bisogna innanzitutto sentire; la comprensione arriva poco per volta.”
(Da LA RAGAZZA DEL LAGO, di Fossum Karin, 1996, Sperling & Kupfer p.186-187)



Ø  Chi è per te Dio? Elenco di “definizioni”
Ø  Le immagini di Dio (Padre): uomo anziano con la barba bianca? Occhio scrutatore che tutto e tutti vigila?
E’ l’uomo ad essere stato creato a immagine di Dio e non Dio (Padre) a dover essere rappresentato a somiglianza dell’uomo.
Ø  D-IO o IO?
Ø  I maestri del dubbio[1]:
-          FEUERBACH, filosofo tedesco dell’800: Dio è una PROIEZIONE dell’uomo. Una rappresentazione del suo desiderio di trascendere se stesso.
Risponde Hans Kung, teologo tedesco contemporaneo: “naturalmente una cosa non esiste solo perché io la desidero. Ma vale anche il contrario: non è che una cosa necessariamente non esiste, perché io la desidero.
-          MARX: Dio (e la religione) è l’oppio dei popoli[2].
-          NIETZSCHE: “Dio è morto”[3]: l’agnosticismo/relativismo e l’indifferenza che regna nella nostra società/cultura[4].
-          FREUD: la religione è un’illusione infantile e una fonte di nevrosi[5].
Ø  Dio non è il nome proprio (ma generico) di Dio[6]
“Il termine "dio" deriva dal latino deus (a sua volta collegato ai termini, sempre latini, didivus-"splendente" e dies-"giorno") proveniente dal termine indoeuropeo deiwos che ha il valore di "luminoso, splendente, brillante, accecante". Tale appellativo si spiega con il fatto che in origine l'epiteto di "luminoso" indicava l’apparizione degli dei indoeuropei del cielo che si manifestavano sia con la luce del giorno, sia con la luce del lampo (come più tardi i romani Iuppiter Lucetius e Iuppiter Fulgurator)”. 
Dio, con la maiuscola, è per convenzione l’unico Dio a cui fanno riferimento gli ebrei (Yhwh-Yahvè-Geova[7]), i cristiani (Padre- Amore) e musulmani (Allah, in arabo: “divinità”). E’ per tutti l’Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra…
Per gli ebrei è innominabile (primo comandamento) e non si può farne immagine alcuna[8]. Per i cristiani è il Padre di Gesù Cristo: è lui che ci mostra il volto del Padre. I musulmani hanno nel Corano una lista di 99 “bei nomi” di Dio con cui lo invocano (il Misericordioso, il Pietoso, il Sovrano, il Santo, la Pace…).
Ø  Il Dio dei cristiani è dunque colui che Gesù Cristo, suo Figlio, ci fa conoscere (nello Spirito): una Persona (cioè ha caratteristiche personali, non una forza generica che, come per la New Age- vedi l’Eywa di Avatar-, pervade l’universo e tutte le cose create) che è Padre (ma anche Madre[9]) non solo perché creatore, ma perché come (ma immensamente di più) un padre e una madre ama in maniera gratuita, volta a far crescere l’uomo, a renderlo libero e realizzato.
Ø  Dio è aldilà del tempo e dello spazio (è eterno e onnipresente), ma creando per noi il tempo e lo spazio dell’universo (facendo esplodere la sua energia come la teoria del bing-bang[10]) vi pone dei limiti (quelli che permettono una continua evoluzione) che lui stesso, per amore, cioè per garantire la libertà dell’uomo, rispetta:
E’ onnipotente nell’amore[11]: per amore limita la sua onnipotenza (e ci ha creati limitati, non onnipotenti, perché potessimo sperimentare l’amore nel bisogno/vuoto per spingerci gli uni verso gli altri). E’ come un padre e una madre che non può (sempre per amore) collocare il figlio in una campana di vetro per evitargli i pericoli, ma lo accompagna, sostiene, guida e gli è accanto in maniera particolare nelle difficoltà e nei confronti del figlio più fragile, malato…
Ø  Dio è spirituale, imperscrutabile, misterioso, indicibile, trascendente… Ma è anche immanente, vicino…incarnato in Gesù Cristo: Dio si limita (nello spazio e nel tempo), si fa carne umana, s’immerge nei nostri pensieri e nelle nostre parole, sempre oltrepassandole, mai del tutto com-prensibile (= non si lascia prendere).
Ø  Dio è invisibile[12] (come la luce del sole senza una mediazione), incorporeo, ma si è reso corpo e visibile nel Figlio incarnato: è Lui che ci mostra il volto del padre, oggi, attraverso la mediazione del pane/vino consacrati.
Ø  Dio è parola/Logos/relazione-comunione: nella Bibbia Dio parla attraverso dei mediatori (= angeli), nei sogni e visioni o anche direttamente: Dio si rende comprensibile, è una Persona con cui entrare in relazione: parla e ascolta: invita al dialogo (= preghiera), che chiede di essere accolto (“beati coloro che di Lui sentono il bisogno e l’attrazione”).
Ø  Dio è Trinità d’amore: unica sostanza in 3 persone talmente unite da formare una sola realtà, ma che vivono talmente nell’amore reciproco da rispettare le distinzioni gli uni degli altri (> unità nella distinzione)
Ø  L’uomo è religiosus da tempi immemorabili[13]
Ø  Le domande che ci portano a Dio[14]

[1] Nell’800, alcuni filosofi tedeschi atei, divengono “maestri del sospetto” nei confronti della religione accusata di essere responsabile di molti problemi dell’uomo. Negando l’esistenza di Dio e della vita oltre la morte aprono la via della secolarizzazione: un graduale passaggio da una società per lo più religiosa a una società che vanta una sua autonomia dalla concezione sacrale della vita.
[2] Marx, preoccupato della condizione operaia, sostiene che la religione è la falsa consolazione degli uomini oppressi; per lui è una fuga dai problemi reali, una realtà pensata e costruita per tenere tranquille le classi sociali più povere.
[3] Nietzsche sostiene che la religione cristiana e Dio sono solo un’invenzione degli uomini deboli che temono quelli più forti. Egli considera la morale cristiana una limitazione dell’uomo forte, uno stile di vita per schiavi. Egli annuncia la morte di Dio, cioè della morale cristiana, e l’avvento del superuomo: l’essere libero da ogni morale e capace di autoaffermazione.
[4] Diverso è il caso di diversi uomini di cultura che, pur ritenendosi senza fede, sono cercatori che rifiutano di ritenersi atei o agnostici. Vedi ad esempio Norberto Bobbio che scrive: “Non mi considero né ateo né agnostico. Come uomo di ragione non di fede, so di essere immerso nel mistero che la ragione non riesce a penetrare fino in fondo, e le varie religioni interpretano in vari modi”.
Pare inoltre, secondo diversi studi sociologici, che oggi l’interesse verso Dio e la religiosità (non sempre coincidente con l’interesse per la Chiesa e per la religione istituita), contrariamente a quanto si pensava qualche decennio fa, stia decisamente aumentando.
[5] Per Freud Dio non esiste, è solo un’idealizzazione del padre naturale. La religione è fonte di nevrosi perché proibisce l’uso libero della sessualità. Egli dichiara la liberazione dell’uomo da ogni “inibizione religiosa”: divieti che impedirebbero la libera realizzazione dell’uomo.
[6] “Padre, Dio, creatore, signore non sono nomi, ma attributi…La denominazione “Dio” non è un nome” (Giustino)
[7] Dio ha un nome proprio, Yhwh, tetragramma sacro rivelato a Mosè: “Io sono colui che E’”: nome impronunciabile (formato da sole consonanti, diverrà Yahvè, o per i Testimoni di Geova, Geova, sostituito da Signore-Adonai-Kyrios), che indica la sua natura dinamica, la sua presenza continua, la pienezza dell’essere e il suo rapporto con la storia della salvezza (“Io sono il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe”).  Dio è il misericordioso, il pietoso, il fedele. Dio è Verità e Amore.
[8] L’antico testamento parla di Dio nascosto dietro una nube, o come brezza leggera…
[9] Vedi DIO, PADRE e MADRE
[10] Vedi SCIENZA e FEDE: La teoria del “Big Bang” contraddice la Bibbia? Fonte: www.aleteia.org 
[11]  Vedi Dio onnipotente
[12] i pensieri li vedi? L’amore della mamma, l’amore del papà, lo vedi? Le realtà più profonde della vita, quelle che muovono il mondo, che danno sapore e colore ai nostri giorni, non si vedono con gli occhi, ma ci sono, e hanno un nome. C’ è una canzoncina che cantavamo quando da ragazzo facevo lo scout. Diceva che «le cose trasparenti sono le più resistenti». I pensieri sono la cosa più importante, eppure non si vedono. Allora diciamo che Dio è così resistente che è necessariamente trasparente, e non si può vedere! Perché non posso vedere Dio? http://www.credere.it/numero-3/la-fede-raccontata-ai-ragazzi.html
[13] Perché l’essere umano è homo religiosus? Perché i popoli da sempre hanno avuto una religione? Perché ogni religione è il tentativo di dare risposta al mistero della vita nella sua globalità, alla meraviglia dell’universo che ci circonda e di non venire schiacciati dalla sua imponderabilità: perché l’uomo, da sempre, si ritrova circondato, assediato, quasi oppresso, dal mistero della vita, che lo affascina e che insieme lo angoscia, in un intreccio di meraviglia e di dolore. (Cf. VITO MANCUSO, Io e Dio, 2012, p.49).
L’uomo percepisce di essere dipendente da qualcosa di più grande, e questo suo sentimento di dipendenza si eplicita in due diverse e opposte percezioni: come mysterium tremendum che genera paura e ripulsa, e come mysterium fascinans che genera fascino e attrazione. (cf, Rudolf Otto, Il sacro, 1917).
Le religioni nascono dalla contraddizione tra meraviglia e turbamento che la vita produce sugli esseri umani. In particolare nascono dallo scacco, dalla crisi, dal disagio, dalla problematicità: quando gli uomini stanno bene di solito pensano ad altro che ai valori spirituali (vedi in particolare nella giovinezza) e se arrivano a pensarvi è solo perché giungono a essere incalzati dal negativo dell’esistenza. (cf Mancuso, p.152).
[14] Elenco delle possibili domande la cui risposta può essere Dio:
Qual è il senso della vita? Chi ha creato il mondo? Chi è all’origine della perfetta sintonizzazione tra le costanti dell’universo che ha permesso l’origine della vita? Chi governa il mondo facendo procedere la natura e la storia in modo evolutivo? Dove andiamo? Dopo la nostra morte finisce tutto? Da dove viene la vita?
Vedi SCIENZA e FEDE: “Figli di Dio o figli del caso?”
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Dio mi parla? Come posso ascoltare la sua voce?
Alcune persone affermano di poter parlare con Dio. Posso parlare con Dio?    

La formula Parola di Dio di per sé, in senso proprio, indica l’azione o la forza creatrice che alimenta la storia, “quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana” (Concilio Vaticano II, Nostra Aetate, n. 2). Per chi crede in Dio infatti, la sua azione sostiene il processo cosmico, la sua Parola creatrice alimenta continuamente la storia umana.

Ma l’azione di Dio e la sua parola si esprimono sempre ed esclusivamente attraverso strutture create cioè attraverso il pensiero, la sensibilità, il sentimento delle creature coinvolte. Così nei confronti di Dio possiamo percepire solo messaggi interiori filtrati attraverso le nostre strutture cerebrali o possiamo interpretare gli eventi come espressione di quella forza arcana che alimenta i processi cosmici e regge gli eventi della storia umana.

Un modo privilegiato per ascoltare la Parola di Dio è leggere la Sacra Scrittura. Essa è detta parola di Dio solo in senso analogico non proprio, perché raccoglie le tradizioni orali di uomini che hanno raccontato con parole umane e secondo modelli culturali del loro tempo eventi vissuti nella fede in Dio e redatti poi per ispirazione divina.

In ogni caso per cogliere l’azione (la parola) divina in noi o nella storia è necessario raffinare la nostra sensibilità interiore coltivare il silenzio, praticare la preghiera e leggere i segni dei tempi.

Coltivare il silenzio significa imparare a gestire i nostri pensieri e stati d’animo in modo da essere sempre consapevoli di ciò che stiamo vivendo e non subire passivamente tutto ciò che i meccanismi celebrali istintivamente ci impongono.

Praticare la preghiera significa restare nella lunghezza d’onda dell’azione di Dio in noi così da sviluppare pensieri, sentimenti, desideri corrispondenti al bene e alla giustizia, cioè alla volontà divina.

Leggere i segni dei tempi significa cogliere l'azione di Dio in ordine alla venuta del suo Regno espressa nella storia attraverso i suoi testimoni. In questa prospettiva i segni dei tempi sono spesso marginali, scarsamente visibili, non apprezzati anzi spesso ridicolizzati perché non sintonizzati con le mode correnti. Nel senso teologico la formula “segni dei tempi” indica quelle novità di vita che, nel turbine della storia, l'azione di Dio riesce a suscitare, là dove trova persone fedeli pronte ad accoglierla. Sono segni del Bene che si apre strade nella storia attraverso i santi, della Verità che cerca formulazioni nuove, della Giustizia che tenta progetti di fraternità: segni del Regno che viene, ragioni della speranza messianica.

Se Dio esiste, dov'è? Dove vive Dio?
Sentiamo dire che Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. Ma dov'è che ha stabilito la sua dimora? Si tratta di un luogo spirituale distinto dall’universo fisico?
14 mar 2013 

Le dimensioni temporali e spaziali sono caratteristiche della nostra attuale condizione di creature materiali. Per quello che di Dio riusciamo a capire Egli non è limitato nel tempo né circoscritto nello spazio per cui non si può parlare di un ‘luogo’ dove Dio risiede. Per noi creature Dio è dove noi possiamo cogliere la sua azione che si esprime come forza di vita, come rivelazione di verità o fascio del bene. Lì dove Dio opera esiste per noi. E dove le creature esprimono la sua azione lì è Dio. Il modo di concepire la presenza di Dio è quindi collegato alla modalità di interpretare la sua azione.

Ora vi sono vari modi di concepire l’azione di Dio e quindi la sua presenza nella creazione e nella storia. Il primo considera il creatore come colui che avvia il processo, imprime l’impulso per lo sviluppo completo, ma lascia la creatura nella sua autonomia in modo che essa possa gestire il suo divenire fino al compimento, senza dovere mai intervenire. A questo modello si può ricondurre l’opinione dei filosofi e teologi medievali che parlavano dell’impulso divino (impetus lo chiamava Giovanni Buridano 1290-1358), come di una determinata quantità di forza immessa da Dio nella creazione che le consente di procedere nel movimento senza alcun aiuto esterno. Riconducibile a questo quadro è pure l’opinione dello tzimtzum, sviluppata dalla cabala ebraica che suppone il ritrarsi di Dio da un ambito della sua immensità, per lasciare spazio alle creature. Esse, una volta immesse nell’esistenza, procedono in modo autonomo sino alla fine. Dio ritirandosi crea lo spazio per l’esistenza delle creature.

Il secondo modello, più tradizionale, oltre all’azione iniziale di Dio che offre un quadro di azione alle creature e determina le leggi che lo regolano, attribuisce a Dio anche una assidua attenzione al loro divenire, intervenendo con azioni puntuali e gesti circostanziati quando il processo deve superare una soglia entitativa (dall’esistenza inanimata alla vita, dalla vita vegetale alla sensibilità, alla consapevolezza ecc.).

Un terzo modello invece considera la creatura continuamente dipendente dall’azione divina ma in modo fontale, aperto e non deterministico. È il modello della creazione continua. La creatura è sostenuta da una forza arcana, che dal di dentro ne alimenta il divenire, offrendo molte possibilità. Non si tratta di interventi successivi di Dio, ma di un’azione fondante che sostiene il divenire cosmico e dei viventi. La creatura però può accogliere il dono solo a piccoli frammenti successivi, che la strutturano e la conducono al suo compimento.


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