giovedì 8 maggio 2014

Gender? No grazie!

Conferenza Episcopale Polacca
gender
Carissimi in Cristo Signore! Sorelle e fratelli!
Rivolgiamo i nostri pensieri alle famiglie e facciamo una riflessione sulla situazione della famiglia moderna. Il vangelo mostra come la famiglia di Nazareth abbia cercato di leggere e di adempiere la volontà di Dio in situazioni difficili. Questo atteggiamento è diventato per lei fonte di nuova forza. È per noi un indizio importante che ancora oggi l'obbedienza a Dio e alla sua volontà è una garanzia di felicità in famiglia. Il beato Giovanni Paolo II, del quale si prepara la canonizzazione, ricorda che la verità sul matrimonio «trascende la volontà degli individui, i progetti spontanei delle coppie, le decisioni degli organismi sociali e governativi». La verità va cercata in Dio, perché «Dio stesso è l'autore del matrimonio» (Gaudium et spes, 48; Paolo VI, Humanae vitae, 8). Dio ha creato l'uomo maschio e femmina, rendendoli un dono reciproco imprescindibile. Ha poggiato la famiglia sul fondamento del matrimonio indivisibile ed esclusivo. Ha deciso che proprio una tale famiglia sarà l'ambiente giusto per lo sviluppo dei bambini, fornirà loro la vita e garantirà lo sviluppo materiale e spirituale. La visione cristiana rivela il più profondo e interiore significato del matrimonio e della famiglia.
Rifiutare questa visione porta inevitabilmente alla distruzione delle famiglie e al disastro umano.
Come mostrato nella storia dell'umanità, il disprezzo del Creatore è sempre pericoloso e minaccia il futuro felice dell'uomo e del mondo. Il disprezzo della volontà di Dio nella famiglia porta a un indebolimento dei legami tra i suoi membri, alla formazione di varie patologie nelle case, dalla piaga del divorzio fino al cosiddetto «libero» scambio praticato fin dalla giovinezza, spesso con il tacito consenso o l'approvazione dei genitori. Ciò si traduce in una mancanza di apertura della coppia al dono della vita, il cui frutto sono effetti demografici negativi. Con preoccupazione osserviamo la crescente accettazione sociale di questi fenomeni.
È comprensibile, quindi, che deve risvegliare la nostra massima preoccupazione anche il tentativo di cambiare il concetto di matrimonio e di famiglia, imposto oggi soprattutto dai sostenitori dell'ideologia di genere e pubblicizzato dai media. In considerazione dei crescenti attacchi contro i diversi settori della vita familiare e sociale, ci sentiamo in dovere da una parte di difendere fermamente e inequivocabilmente il matrimonio e la famiglia, e i valori fondamentali che la tutelano, dall'altra di mettere in guardia contro i pericoli del promuovere questa nuova visione.
Incontriamo atteggiamenti diversi nei confronti delle attività svolte dai seguaci dell'ideologia di genere. La stragrande maggioranza non sa cosa sia questa ideologia, quindi non percepisce alcun pericolo. Un piccolo gruppo di persone – in particolare insegnanti, genitori ed educatori, compresi i catechisti e gli operatori pastorali – tentano di cercare modi costruttivi di prevenzione. Infine ci sono quelli che, vedendo l'assurdità di questa ideologia, ritengono che i polacchi debbano rifiutare un'offerta di visioni utopiche. Nel frattempo, l'ideologia di genere, all'oscuro e senza il consenso della società polacca, da diversi mesi è entrata nelle varie strutture della vita sociale: educazione, salute, attività di istituzioni culturali ed educative e ONG. I contenuti dei media si concentrano principalmente sulla promozione della parità e la prevenzione della violenza, ignorando gli effetti di vasta portata di questa ideologia pericolosa.
1. Cos'è l'ideologia del genere e perché è così pericolosa?
L'ideologia di genere è il risultato di decenni di trasformazione ideologica e culturale, saldamente radicata nel marxismo e nel neo-marxismo, promossa dal movimento femminista sempre più radicale e dalla rivoluzione sessuale iniziata nel 1968. Essa promuove principi totalmente contrari alla realtà e alla tradizionale comprensione della natura umana; dice che il sesso biologico è puramente culturale, che nel tempo si può scegliere, e che la famiglia tradizionale è fardello sociale obsoleto.
Secondo l'ideologia di genere l'omosessualità è innata, e i gay e le lesbiche hanno il diritto di creare coppie che saranno il fondamento di un nuovo tipo di famiglia, e anche di adottare e crescere figli. I promotori di questa ideologia sostengono che ogni persona ha diritti riproduttivi, compreso il diritto di modificare il sesso, la fecondazione in vitro, la contraccezione e persino l'aborto.
L'ideologia di genere, nella sua forma più radicale, considera il sesso biologico come una sorta di violenza contro la natura umana. Secondo questa ideologia, «l'uomo è imprigionato nel sesso» e dovrebbe liberarsi. Negando il sesso biologico, l'uomo guadagna «la vera libertà senza restrizioni», e può scegliere il sesso culturale, che si rivela solo nel comportamento esterno. L'uomo ha inoltre il diritto naturale di cambiare le scelte entro i cinque sessi, quali quello gay, lesbico, bisessuale, transessuale ed eterosessuale.
Il rischio di ideologia di genere deriva essenzialmente dalla natura profondamente distruttiva sia contro la persona che contro le relazioni interpersonali, e quindi tutta la vita sociale. Un uomo privo di identità di genere perde il senso della sua esistenza, non è in grado di scoprire e svolgere i compiti che incontra nel suo sviluppo personale, familiare e sociale, nonché i compiti relativi alla procreazione.

2. In quali settori è stata introdotta l'ideologia di genere?
L'ideologia di genere viene introdotto in Polonia in vari settori della vita sociale. In primo luogo attraverso la legislazione. Vengono creati documenti che apparentemente servono per proteggere la sicurezza e il benessere dei cittadini, ma che hanno un contenuto fortemente distruttivo. Ad esempio, la Convenzione del Consiglio d'Europa contro la violenza nei confronti delle donne che, pur essendo dedicata all'importante questione della violenza contro le donne, promuove invece i cosiddetti «ruoli sessuali non stereotipati», e interferisce profondamente con il sistema educativo richiedendo il dovere di promuovere l'omosessualità e la transessualità. Nell'ultima parte dell'anno è stato creato un nuovo progetto sull'uguaglianza che amplia il catalogo della non discriminazione comprendendo la «identità ed espressione sessuale». L'approvazione di questo progetto riduce la libertà di parola e la capacità di esprimere opinioni religiose. Chiunque in futuro oserà criticare propaganda omosessualista sarà esposto a conseguenze penali. Questa è anche una minaccia per il funzionamento dei media cattolici, e comporta la necessità di auto-censurarsi.
Nell'aprile 2013 sono state pubblicate le norme dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in materia di educazione sessuale, che conducono a una profonda depravazione di bambini e adolescenti. Essi promuovono, tra l'altro, la masturbazione per bambini in età prescolare e la scoperta della gioia e del piacere che provengono dal toccare sia il proprio corpo che il corpo dei loro coetanei. Gli elementi di questi standard sono attualmente in fase di attuazione – lo ripetiamo: per lo più senza la consapevolezza e il consenso dei genitori – come progetto sull'uguaglianza nella scuola materna, co-finanziato dall'Unione Europea. Le autrici di «Uguaglianza nella scuola materna» propongono, tra le altre cose, che i ragazzi giochino vestendosi come ragazze e viceversa, e che il resto dei bambini debba indovinare chi sono e spiegare perché. Questo progetto comprende molte altre controverse simili proposte.
Tali norme sono promosse in laboratori per insegnanti ed educatori, progetti nelle scuole, istituti scolastici e università. In molte università in Polonia, quasi all'improvviso, sono nati corsi di studio sul genere (gender studies). In essi prendono voce nuovi propagandisti di questa ideologia e si proclama che la famiglia è già obsoleta, e non importa se il bambino viene cresciuto da gay e lesbiche, perché anche in tali strutture è ugualmente felice, si sviluppa altrettanto bene che un bambino cresciuto in una famiglia tradizionale. Si tace, tuttavia, sulle ricerche i cui risultati indicano conseguenze negative o addirittura tragiche per le vite delle persone che crescono in questo tipo di ambienti: tendenze suicidarie, problemi di identità, depressione, abusi o molestie sessuali.
L'ideologia di genere raggiunge anche il settore della cultura. Secondo le indicazioni dei suoi ideologi, nel contenuto di film, serie TV, giochi, spettacoli televisivi e mostre, sono usati – con l'aiuto di nuove tecniche di manipolazione – personaggi e immagini che servono a modificare la consapevolezza sociale e la indirizzano verso l'adozione dell'ideologia di genere.
Nel campo della medicina, invece, sono presenti attività che promuovono il diritto all'aborto, alla contraccezione, alla fecondazione in vitro, alla riassegnazione di sesso mediante la chirurgia e la terapia ormonale, così come la graduale introduzione di un «diritto» all'eutanasia e dell'eugenetica, cioè la possibilità di eliminare i malati, i deboli, i portatori di handicap che – secondo ideologi di genere – sono «difettosi». Ne consegue che l'uomo non conta più nulla, e il movente occulto è, in ultima analisi, il vantaggio economico.
Molto abilmente si tace il fatto che lo scopo dell'educazione di genere è l'erotizzazione dei bambini e degli adolescenti. Suscitare la sessualità fin dalla tenera età porta, in verità, alla dipendenza nella sfera sessuale, e nell'età matura alla schiavitù umana. La cultura dell'uso dell'altra persona per soddisfare le proprie esigenze conduce alla degradazione dell'uomo, del matrimonio, della famiglia e, di conseguenza, di tutta la vita sociale. A seguito di tale formazione condotta dagli educatori sessuali dei giovani, quest'ultimo diventa un cliente abituale di aziende farmaceutiche, erotiche, pornografiche, pedofile e abortiste. Inoltre la schiavitù sessuale è spesso associata ad altre dipendenze (alcolismo, tossicodipendenza, gioco d'azzardo) e al danno fatto a se stesso e agli altri (pedofilia, stupro, violenza sessuale). Tale educazione è niente di meno che lo smantellamento della famiglia. Questa depravata opera di sessuali, fondata sulla manipolazione, è possibile perché la maggioranza dei genitori, educatori e insegnanti non ha mai sentito nulla in merito alle attività di questi gruppi, né ha mai visto il materiale didattico da essi usato.
3. Cosa fare contro l'ideologia del genere?
Di fronte all'ideologia di genere è estremamente importante aumentare la consapevolezza delle minacce che da esso scaturiscono, e ricordare i diritti fondamentali e inalienabili della famiglia, adottate, tra l'altro, 30 anni fa dalla Santa Sede nella Carta dei diritti della famiglia. E necessario intervenire per ricollocare il matrimonio e la famiglia nella giusta posizione, consentire ai genitori di esercitare il loro diritto di educare i figli in conformità con le proprie convinzioni e valori, fornire ai bambini l'opportunità di uno sviluppo integrale a casa e a scuola, e consentire ai rappresentanti della scienza la ricerca e la diffusione dei dati scientifici senza pressioni ideologiche.
La Chiesa, che vigila permanentemente su ogni essere umano, non solo ha il diritto ma anche il dovere di difendere i diritti naturali di Dio nella società. Quindi non può tacere contro i tentativi di propagandare una ideologia che distrugge l'antropologia cristiana e la sostituisce con le sue utopie profondamente distruttive, che distruggono non solo l'individuo, ma anche tutta la società. Né possono restare inattivi i cristiani impegnati in politica.
Rivolgiamo, quindi, un appello urgente ai rappresentanti dei movimenti religiosi e delle associazioni ecclesiali di intraprendere con coraggio azioni che serviranno a diffondere la verità sul matrimonio e sulla famiglia. Oggi più che mai c'è bisogno di educare gli ambienti che si occupano di educazione. È necessario educare i genitori, gli insegnanti, i responsabili della scuola polacca sul grande pericolo che va di pari passo con l'ideologia di genere. Bisogna fare queste cose soprattutto perché non si dice direttamente ai genitori che questa ideologia è già inserita nella scuola e che il suo contenuto è rivestito di forme divertenti, apparentemente innocue e interessanti.
Ci appelliamo anche alle istituzioni responsabili della formazione polacca di non cedere alle pressioni di pochi, ma molto rumorosi, ambienti che dispongono di risorse finanziarie non indifferenti e che, in nome dell'educazione moderna, effettuano esperimenti su bambini e giovani. Invitiamo le istituzioni educative ad impegnarsi nella promozione di una visione integrale dell'uomo.
A tutti i credenti chiediamo fervente preghiera per i matrimoni, per le famiglie e per i bambini che in esse crescono. Chiediamo allo Spirito Santo che ci dia continuamente luce per capire e riconoscere i pericoli e le minacce che pesano sulla famiglia oggi. Preghiamo anche per il coraggio di essere persone di fede e valorosi difensori della verità. In questo lavoro ci aiuti spiritualmente la sacra Famiglia di Nazareth, dove è cresciuto il Figlio di Dio, Gesù Cristo.
In questo spirito vi benediciamo.

Il disegno di Dio
sull'uomo e sulla donna
La grande gioia con cui a Milano si sono incontrate famiglie provenienti da tutto il mondo ha mostrato che, nonostante tutte le impressioni contrarie, la famiglia è forte e viva anche oggi. È incontestabile, però, anche la crisi che – particolarmente nel mondo occidentale – la minaccia fino nelle basi. Mi ha colpito che nel Sinodo si sia ripetutamente sottolineata l’importanza della famiglia per la trasmissione della fede come luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell’essere persona umana. Le si impara vivendole e anche soffrendole insieme. Così si è reso evidente che nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell’uomo stesso – della questione di che cosa sia l’uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto. Le sfide in questo contesto sono complesse. C’è anzitutto la questione della capacità dell’uomo di legarsi oppure della sua mancanza di legami. Può l’uomo legarsi per tutta una vita? Corrisponde alla sua natura? Non è forse in contrasto con la sua libertà e con l’ampiezza della sua autorealizzazione? L’uomo diventa se stesso rimanendo autonomo e entrando in contatto con l’altro solo mediante relazioni che può interrompere in ogni momento? Un legame per tutta la vita è in contrasto con la libertà? Il legame merita anche che se ne soffra? Il rifiuto del legame umano, che si diffonde sempre più a causa di un’errata comprensione della libertà e dell’autorealizzazione, come anche a motivo della fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza, significa che l’uomo rimane chiuso in se stesso e, in ultima analisi, conserva il proprio “io” per se stesso, non lo supera veramente. Ma solo nel dono di sé l’uomo raggiunge se stesso, e solo aprendosi all’altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l’ampiezza dell’essere persona umana. Con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana.
Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.
(Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2012)

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