martedì 15 gennaio 2013

Libertà


LA LIBERTA' CRISTIANA
 
Sentiamo cosa dice Enzo Bianchi sulla libertà:
Vogliamo parlare della libertà e del suo esercizio. L'esercizio della libertà consiste nella capacità di assumere innanzitutto la cura di se stessi, di scegliere, di prendere delle decisioni e di restarvi fedeli. Decidere significa leggere la realtà con il pensiero per interpretare, valutare, stabilire connessioni, distinguere, astrarre.
L'atto della decisione non può essere lasciato agli altri, ma neanche all'impulso del momento e all'emozione. Esige l'esercizio della riflessione e del discernimento. Solo così potremo evitare il rischio in cui oggi è facile incorrere: di restare degli eterni indecisi che
si bloccano con una infinità serie di possibilità senza alcun "aut-aut" che costringa a scegliere e conduca così ciascuno a dare forma precisa e personale alla propria umanità.
Lo sappiamo bene, anche decidere è un'operazione dolorosa perchè comporta dire dei no, tralasciare delle possibilità, comporta rinunce, riconoscere che il tutto non è alla nostra portata e che i limiti sono l'alveo al cui interno soltanto può avvenire la nostra libertà. Ma chiunque opera delle scelte significative per la propria vita (scegliere un certo tipo di scuola, un certo lavoro, un modo
di vivere) non lo fa pensando agli infiniti "no" (ad altre scuole, ad altri lavori ad altri modi di vivere) che di fatto dice, ma solo al sì che lo porta privilegiare una cosa rispetto ad un'altra.
E qui occorre ricordare che la libertà non è mancanza di vincoli ma è sempre libertà all'interno di legami e di limiti. La liberta non coincide con ciò che è più facile o immediato, ma esige una disciplina, un ordine. L'uomo libero è colui che sa determinarsi in modo libero a certe azioni e che sempre rispetta la libertà
degli altri.
Può forse sembrare difficile tutto questo, ma è il modo con cui si può fare della vita un autentico capolavoro, un'opera d'arte, rifuggendo la tentazione del nichilismo, del ripiegamento su di sè, della cultura della sopravvivenza senza alcuna progettualità. Questo lavoro è umano, è umanissimo e attende tutti noi. Ne dipende la nostra felicità e il nostro futuro, ma anche la nostra capacità di vivere con gli altri.


Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. (Gal 5,1).

A nessuno viene in mente che i cristiani siano esperti in fatto di libertà. Al più si pensa che i cristiani possano essere campione nella carità (almeno perché predicano la fratellanza tra gli uomini). Il guaio più grosso è che anche i cristiani pensano di non essere liberi del tutto, sia perché debbono osservare molti precetti che gli altri non hanno, sia perché ad essi tocca di esercitarsi nell’obbedienza (anche se spesso non si capisce bene in che consista esattamente questa obbedienza).
Paolo, in realtà, è un
grande campione della libertà. Non certo della libertà in senso social-politico, ma della libertà più esistenziale-radicale, cioè della libertà dalla Legge, dal peccato e dalla morte.
L’annuncio di questa libertà è stato sconvolgente e ha radicalmente cambiato il modo di vivere di coloro che hanno deciso di ‘obbedire, con la fede, a Cristo’.
Prima di capire bene in che cosa consista la libertà cristiana è bene riflettere che questa libertà ci viene annunciata come un dono e non come una conquista: ‘Cristo ci ha liberati’. L’immagine ricorrente è quella
di uno schiavo che viene riscattato.
‘Voi siete stati comprati a caro prezzo.
Qual è il prezzo della nostra libertà? E’ la Croce (cioè l’amore) di Gesù. Dunque siamo messi sulla strada giusta: per parlare di libertà bisogna partire dal dono e dall’amore.
Apparentemente è una partenza facile e quasi …in discesa. In realtà sarebbe così se non fosse che il nostro contesto culturale, grazie a Dio, sensibilissimo alla libertà, vede la libertà come uno ‘stato’ naturale dell’uomo che altri possono togliere, oppure come una conquista di personale e collettiva liberazione.
L’intervento di Dio – si pensa - proprio
perché intervento su di me, non può che essere limitativo della mia libertà. Con che diritto Gesù si inserisce nella mia vita? Tutto quello che da fuori entra nella mia vita, in qualche modo, mi crea un sospetto radicale: cosa mi sta per togliere?
E’ il sospetto primitivo che suscita la gelosia verso Dio: se mi dona qualcosa è solo per sottomettermi. In realtà – questa è la tentazione – io posso da solo diventare come Dio senza bisogno del suo intervento.
Dio non può volere la mia libertà; se è
Lui a donarmela non c’è gusto perché non me la sono conquistata, e, poi, in questo modo, sarò per sempre debitore verso di Lui: e, allora, la mia libertà dove va a finire?
Pur con altre parole e, forse, con altri percorsi non c’è dubbio che è questo il cammino della diffidenza moderna verso Dio. A questa diffidenza la Parola della Croce continua a tendere una mano che ama e che, perciò, libera.
Senza la presa di coscienza della mia reale condizione di schiavitù e senza la gioiosa speranza che solo l’amore può donarmi la libertà
è difficile accogliere la libertà cristiana.
 
Dice il Concilio Vaticano II: Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica (GS 4).
Che cos’è la libertà? Ce lo chiediamo perché esiste una concezione deleteria della libertà, che in ultima analisi produce l’opposto di quello che persegue. E nel mondo d’oggi va diffondendosi una libertà distruttiva e irresponsabile, capace di scuotere le fondamenta della società umana.
Dio è libero e vuole che l’uomo, sua immagine, partecipi alla sua libertà. Il Dio della Bibbia non vuole che la libertà sia coartata da altri uomini o dalle forze del male e del peccato: l’uomo per essere uomo deve essere libero.
La libertà di Dio non è libertà di scelta tra il bene e il male (Dio non è tentato dal male) bensì libertà in ordine a un amore infinito. Dio è colui che è libero nel suo amore e ama nella sua libertà. Gli uomini devono partecipare a questa libertà divina che non è arbitrio: la libertà donata loro da Dio è la libertà di amare, la libertà di cooperare a ciò che Dio ha cominciato e sta portando a termine con la sua azione liberatrice. Il vero credente è rispettoso della libertà altrui e gelosissimo della sua. Coloro che accolgono il regno di Dio cominciano a vivere in maniera nuova, cioè senza angoscia, pieni di fiducia e di consolazione, sani e salvi: in una parola, liberi.
Libertà significa sovranità di fronte a tutte le ossessioni che incatenano la volontà, di fronte all’ossessione dell’attività, della mancanza di riguardo, dell’incapsulamento nel proprio io. L’uomo può fare l’esperienza beatificante di una simile libertà solo nella comunione, nella unione con Dio e con gli altri, e quando ha fatto questa esperienza si sente spinto a comunicarla agli altri con convinzione e con insistenza; e l’altro, gli altri, non sono un limite, come l’individualismo occidentale ha sempre pensato, ma la condizione della mia libertà.
L’altruista è l’uomo libero da tutti i condizionamenti e per questo può amare con tutto se stesso. L’egoista, al contrario, è schiavo di sé e imprigionato dalle sue cose, e di conseguenza incapace di amare.
La mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”. Quante volte abbiamo sentito risuonare questo pensiero, tramutatosi ormai in luogo comune? Un modo per esprimere un’idea che oggi pare andare per la maggiore: ogni azione del singolo individuo è lecita fin quando non lede i diritti altrui e non priva il prossimo di ciò che gli appartiene, a prescindere dagli esiti dell’azione stessa.

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