lunedì 19 novembre 2012

Come Gesù educa alla fede

Come Gesù educa alla fede[1]

Guardare a come Gesù educa alla fede è il modo migliore per evitare ansie, posizioni difensive, chiudendoci in una cittadella che si sente assediata e minacciata, o confidare nei metodi, in strategie astute.
In Gesù troviamo l’arte dell’incontrare l’altro, del comunicare con l’altro, del tessere con l’altro una relazione, appunto, di fiducia. E’ questo il metodo la lui usato per suscitare e stimolare la fede. Un metodo che è stile di vita di cui possiamo riscontrare le seguenti caratteristiche:

  1. Gesù, uomo credibile e affidabile: essere autorevole

La prima necessità di colui che inizia alla fede o ad essa vuole generare è quella che riscontriamo, al massimo grado, in Gesù: essere credibile, affidabile[2]. Lo vediamo in particolare nella sua coerenza tra ciò che pensava e diceva e ciò che viveva e operava. Incontrandolo, tutti percepivano che non c’era frattura tra le sue parole e i suoi gesti, i suoi sentimenti, il suo comportamento. E’ da questa sua integrità che nasce la sua autorevolezza (exousìa: Mc 1,27): non lo fa per mestiere, come chi ha solo una competenza tecnica, ma “bastava vederlo” per credere in lui.

  1. Gesù, uomo che si è “spogliato” per entrare in dialogo (si abbassa alla situazione concreata della persona che incontra): essere sullo stesso piano dell’altro
Gesù è un maestro nell’ascoltare l’altro, nel confrontarsi con l’interlocutore. La prima domanda di Gesù rimanda sempre a ciò che l’altro realmente desidera. Si “svuota” di ogni pre-giudizio e della sua stessa superiorità divina (per un educatore: della sua sapienza o del suo essere più grande e dunque necessariamente superiore per esperienza e per scelte morali). Si fa così viandante assetato, pellegrino, commensale con i pubblicani e i peccatori. Con tutti si mette in dialogo (partendo dall’ascolto dell’altro) e si confronta con l’interlocutore. Accetta di “scendere”, di “svuotarsi” per stare accanto all’altro; accetta di rinunciare a certi diritti e privilegi che rischiano di essere un ostacolo, per proporre la fede in modo credibile.

  1. Gesù, uomo capace di accogliere e incontrare tutti: essere senza pre-giudizi

Gesù sapeva incontrare veramente tutti: i poveri (in particolare) così come i ricchi; gli stranieri così come i suoi concittadini; gli uomini giusti così come i peccatori pubblici e le prostitute. Non nutriva per nessuno prevenzioni, ma a tutti offriva uno spazio di fiducia e di libertà in cui l’altro potesse entrare senza provare paura e senza sentirsi giudicato. Non incontrava il povero in quanto povero (rinchiudendo l’altro in una categoria, in un aspetto della sua persona), ma in quanto uomo come lui, anche se segnato dalla povertà, dalla malattia o dal peccato.
Cercava con ciascuno di accogliere il linguaggio di cui l’altro era capace.

  1. Gesù, uomo che cerca e fa emergere la fede dell’altro: essere strumento di Dio

Nel rispondere al bisogno dell’altro, Gesù cercava di far emergere o risvegliare la fede presente in costui. Senza la fiducia dell’altro, Gesù era reso incapace di agire (cf. Mc 6,6). E’ la fede, afferma Gesù, a guarire e salvare l’uomo[3]. “Tutto è possibile a colui che crede” (Mc 9,23).

  1. Gesù, uomo che annuncia il Regno e si decentra rispetto a Dio: essere trasparenza di Dio

Non è mai autoreferenziale Gesù: ciò che mette sempre in evidenza è la sua fiducia, che vuole che diventi anche nostra, in Dio Padre. Gesù è l’evento in cui Dio ha potuto parlare in un uomo senza alcun ostacolo!
Gesù ha annunciato e raccontato (in particolare con parabole vicine all’esperienza di ogni uomo) Dio a partire dalla sua stessa vita: ha mostrato come Dio regnava su di lui e, regnando, combatteva e vinceva la malattia, il male, la sofferenza, la morte.


[1] E.Bianchi, Gesù educa alla fede, Qiqajon 2011.
[2] Cf. C.Theobald, Trasmettere un Vangelo di libertà, EDB 2010.
[3] Gesù non ha mai detto: “Io ti ho salvato”, ma sempre “La tua fede ti ha salvato”. Afferma così di essere un “semplice” strumento della potenza benefica di Dio che richiede primariamente l’accoglienza – la fiducia – in colui che la riceve. La fede è del resto un atto personale, libero: nessuno può credere al posto di un altro! Tutto il Vangelo vuol suscitare in primo luogo la fede nella bontà della vita umana, nel credere all’amore di Dio che si trasmette alle persone perché si amino vicendevolmente.

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