venerdì 2 novembre 2012

TRINITA’

Sembra una questione difficile, relegata ai teologi, quella di comprendere cosa sia la Trinità così come, del resto, comprendere la definizione che ne è stata data: un solo Dio in tre persone distinte.
Eppure non può essere una cosa da poco conto cercare di capire chi è il Dio in cui crediamo. Da questa ricerca ne consegue la nostra fede e la nostra vita concreta.
Pensiamo alle conseguenze concrete che possono derivarne: essere creati ad immagine di Dio che è uno è trino significa cercare l’unità senza uniformismi, rispettare e valorizzare le diversità di carismi, di ruoli, ma finalizzarli tutti al bene comune. Significa accogliere gli stranieri sentendoli parte di noi: distinti, ma chiamati con tutti all’unità.
Le Scritture non ci offrono definizioni concrete di Dio, se non quella fondamentale di Giovanni che ci ripete più volte che Dio è Amore e quella di Gesù stesso che ci parla di Dio come di un Padre. Le Scritture ci invitano piuttosto a fare esperienza di Dio, a metterci in suo ascolto, a lasciarci guidare da lui per poterlo conoscere.
E’ Dio che si è fatto conoscere entrando nella nostra storia e rendendola storia divina, abitata e guidata da lui: ha scelto un piccolo e insignificante popolo di pastori, quello ebraico.
E’ Dio che ci ha creati a sua immagine e come lui dobbiamo diventare. Un Dio che non possiamo pienamente com-prendere perché ci supera sempre, va sempre oltre alle nostre definizioni. Un Dio che è alterità e mistero, ma insieme un Dio che si fa conoscere, che si sporca le mani, che guida la storia. Un Dio che dà fastidio, che è esigente, che non ci consente di giustificare il nostro tornaconto, che ci chiede di difendere e stare dalla parte dei deboli, degli emarginati, degli stranieri…
Eppure le “leggi” che ci dà non sono fatte per lui, non ha bisogno delle nostre preghiere o dei nostri sacrifici. Sono dettate per noi: “perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te”, una felicità che richiede rispetto per gli altri, per le generazioni che verranno. Non possiamo tranquillamente continuare a depredare e inquinare la terra mettendo a rischio le generazioni future. Solo così l’umanità può restare felice e a lungo “nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre”.
Sono passi in avanti con cui gli uomini di fede comprendono sempre un po’ di più chi sia il Dio che si è fatto loro conoscere.
Ma la rivelazione definitiva è per noi giunta con Gesù Cristo: è lui che ci rivela il volto del Dio invisibile nel suo volto di Figlio, che ci parla di Dio come di un Padre che ci ama immensamente, di un Dio con cui è in rapporto strettissimo e confidenziale. E’ lui che inizia a parlare apertamente e in modo più chiaro dello Spirito Santo. Ed è lui ad inviare gli apostoli nel mondo perché facciano “discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. E lui, infine, l’Emmanuele annunciato dai profeti, cioè il Dio con noi che rimane con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Così l’inizio e la fine del Vangelo secondo Matteo presenta proprio questa inclusione del Dio con noi, in mezzo a noi.
L’accenno sulla Trinità è fissato nel sacramento che ci rende cristiani: il battesimo, parola che significa “immersione”. Gesù vuole che tutti siamo immersi, inseriti nella realtà divina. Che entriamo in questo progetto d’amore di tre persone distinte che si amano reciprocamente a tal punto da formare una sola cosa, un solo cuore.
 
L’ICONA DELLA TRINITA’ di Rublev
Questa icona è considerata il massimo esempio nella rappresentazione dell’episodio biblico de “L’ospitalità di Abramo”.
Icona di modeste dimensioni, venne dipinta su una tavola di legno nel 1411 dal monaco russo Andrej Rublev.
Rublev scelse, per la prima volta nell’iconografia trinitaria, di illustrare le Tre Persone come figure umane. Le dipinse quasi identiche, trascurando la descrizione realistica del paesaggio e dando ad ogni particolare un significato speciale.
Come moltissime icone, anche questa è “scritta” su una struttura geometrica precisa, nella quale ogni elemento ha una proporzione stabilita e trova il suo posto secondo il suo significato e il suo valore, in un equilibrio armonico di tutta la raffigurazione.
La composizione è costruita sulla croce, che costituisce la struttura geometrica principale.

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