mercoledì 21 novembre 2012

La vita eterna (raccontata a scuola)


C’erano due gemellini, un maschietto e una femminuccia, così intelligenti e precoci che, ancora nel grembo della madre, parlavano già tra di loro. La bambina domandava al fratellino: “Secondo te, ci sarà una vita dopo la nascita?”. Lui rispondeva: “Non essere ridicola. Cosa ti fa pensare che ci sia qualcosa al di fuori di questo spazio angusto e buio nel quale ci troviamo? La bimba, facendosi coraggio: “Chissà, forse esiste una madre, qualcuno insomma che ci ha messi qui e che si prenderà cura di noi.”. E lui: “Vedi forse una madre tu da qualche parte? Quello che vedi è tutto quello che c’è”. Lei di nuovo: “Ma non senti anche tu a volte come una pressione sul petto che aumenta di giorno in giorno e ci spinge in avanti?”. “A pensarci bene, rispondeva lui, è vero; la sento tutto il tempo”. “Vedi, concludeva trionfante la sorellina, questo dolore non può essere per nulla. Io penso che ci sta preparando per qualcosa di più grande di questo piccolo spazio”.

Il test sulla resurrezione
di Gilberto Borghi | 17 11 2010
È una parola che manca del tutto dal vocabolario dei nostri ragazzi. E credo che questo dica molto su come sentono la vita e il suo epilogo.

C'è una parola che, insieme ad altre, qualifica la fede cristiana rispetto a religioni diverse. È una parola strana, la cui formulazione in italiano non è del tutto definita, può essere detta e scritta in due modi. «Scommettiamo ragazzi che oggi parleremo di un argomento assolutamente fuori dai vostri schemi?». Tra gioco e provocazione, un po' ironico e un po' serio mi sono avventurato, qualche giorno fa, a parlare della morte con i miei studenti e soprattutto di ciò che loro pensano ci sia dopo la morte: l'aldilà.
«Non è vero prof. Io a volte ci penso, non è una roba fuori dal mio schema!». «No prof., per favore, possiamo parlare di altro? Mi mette tristezza». «Beh lo sa, prof., che mi sono immaginato come sarebbe dopo la morte?...». Le reazioni sono molto varie, ma basta dare a loro un po' di tempo e la sensazione di non essere giudicati su quello che possono dire: allora le risposte fioriscono e la discussione decolla. (…)
«Mi piacerebbe rivivere in un altro corpo, avere una seconda vita e poter essere di nuovo bambino». «Io penso che non ci sia proprio niente dopo la morte. Click, si spegne la luce e tutto è finito». «Per me diventiamo spiriti e restiamo qui tra i vivi, per dare fastidio a chi ci ha fatto del male, o per proteggere quelli che ci hanno voluto bene». «No no, io penso che chi ha fatto del male deve andare all'inferno, se no non è giusto». «Sì, però per me non ci restano sempre all'inferno, quando hanno pagato, anche loro andranno in paradiso». «Ma dai, stai ancora a pensare al paradiso... Pensa che noia stare li per sempre a pregare e fare nulla... no, no, non mi piace». Ma ci sono anche soluzioni molto più fantasiose: «Per me ci clonano e ritorniamo sulla terra per rifare la stessa vita, ma stavolta senza fare più errori». «Io penso che dopo la morte siamo sparati su un altro pianeta e lì da vecchi che eravamo viviamo una vita al contrario, ritornando piano piano bambini e quando lì si muore si torna a vivere qui ricominciando come bambini... e così per sempre».
Comunque sia, tra tutte queste idee e fantasie la parola fatidica non compare ancora in classe. Spesso arriva dopo quasi tutta l'ora. Ma anche quando qualcuno la nomina si scopre che il suo significato è inteso in modo distorto o capovolto. A volta non arriva proprio e devo metterla li io. «Che cosa è successo a Gesù Cristo dopo la morte?», l'altro giorno l'ho buttata li come una domanda casuale. «Ah sì prof! È scappato dalla tomba», ha risposto il più istintivo della classe. «Ma dai non è scappato - ribatte una sua compagna - si è incarnato... no prof... come si dice... si è ...reincarnato ecco...». «Veramente mi pare che nella Bibbia si dica un altra cosa», faccio io. Ci abbiamo messo quasi tre quarti d'ora a farla venir fuori, ma finalmente la parola è comparsa: resurrezione.
Siamo abituati a pensare che l'Italia sia un Paese a cultura cattolica, e nella legge che stabilisce la presenza dell'insegnamento della religione a scuola si specifica che esso è «confessionale» perché i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Ora, non mi pare che la resurrezione sia fuori da questi principi, ma la sua assenza tra le parole dei miei studenti sull'aldilà, brilla come una contraddizione interessante. E da questa contraddizione mi chiedo come mai sia più facile e più diffuso tra di loro credere alla reincarnazione? E al secondo posto della classifica si trova l'idea che l'aldilà non ci sia proprio. (…)
Questi ragazzi ci dicono molto su come oggi loro sentono la vita e il suo epilogo e su come l'adulto di domani potrebbe sentire la sua. E le idee che oggi primeggiano in loro, su questo tema, ci dicono come sentono sé stessi come persone: quando va bene il corpo è un accessorio, uno strumento da usare, ma mai parte di sé, tanto che si può cambiarlo in un altra vita. Oppure l'anima ha lo stesso esito del corpo, la decomposizione, e non si distingue sostanzialmente più, fino a pensare che la persona non è più qualcosa di eterno e di non negoziabile, ma è a tempo e di valore contrattabile.
Credo che il problema sia aiutarli a recuperare il senso di sé, della loro persona, se no anche la resurrezione non è più percepibile come evento di salvezza e resta solo un concetto vuoto.


VIDEO: Speciale Voyager: LA VITA OLTRE LA VITA
Nel 2009 la trasmissione Voyager di Rai2 trasmise uno speciale sulla “Vita oltre la vita”: diverse testimonianze di uomini di scienza  hanno raccolto elementi sulle esperienze di pre-morte e/o morte apparente (NDE, Near Death Experience, una esperienza di quasi-morte e di ritorno). Una breve fiction racconta le nove fasi ricorrenti in ogni esperienza di pre-morte.
Si può recuperare l’intera trasmissione su youtube:

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