giovedì 27 settembre 2012

Vocazione

Il Signore chiama solo per rendere felici. E per questo mi stanno a cuore tutte le possibili scelte di vita: il matrimonio e la vita consacrata, la dedizione al ministero del prete e del diacono, l'assunzione della professione come una missione... Tutte possono essere un modo di vivere la vocazione cristiana se sono motivate dall'amore e non dall'egoismo, se comportano una dedizione definitiva, se il criterio e lo stile della vita quotidiana è quello del Vangelo”.
Carlo Maria Martini

La vocazione riguarda qualsiasi individuo e accompagna tutta la vita. E' una chiamata a diventare me stesso: "anche se il fine e il senso della vita umana - realizzare l'unità, vivere la comunione, diventare capaci di stabilire relazioni - è uguale per tutti, tuttavia devo seguire la mia vocazione personale nella sua forma concreta, che mi è assegnata da Dio. Devo ascoltare dove Dio mi colloca e come posso sviluppare e far fruttare le mie doti, i miei carismi, le qualità che ho ricevuto da lui". (G. Greshake, vivere nel mondo),

Scusa, ti posso parlare di vocazione?

Come dire «vocazione» ai giovani d’oggi
di Amedeo Cencini da: www.usmi.pcn.net /(aprile 2008)

mercoledì 26 settembre 2012

Giornata vocazionale (IV domenica dopo Pasqua)

Nella quarta Domenica di Pasqua, domenica del Buon Pastore, si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, proposta alla Chiesa universale con profetica intuizione, da Papa Paolo VI nel 1964.
VOCAZIONI “SPETTACOLARI”
Dio chiama tutti: anche attori, registi e gente dello spettacolo!
Da Koll a Jurgens, calciatori e personaggi della tv riscoprono la fede
Divi e religione, boom di conversioni
Di Alessandra Magliaro su www.ansa.it18 Aprile 2011
Attrici, giornalisti, calciatori, personaggi popolari della tv: ormai è boom di conversioni religiose, con relativa confessione editoriale. A cominciare da Claudia Koll, la musa di Tinto Brass in Così fan tutte, che ormai nove anni fa, folgorata da un incontro con Papa Wojtyla scelse di dedicarsi interamente alla Chiesa, per proseguire con Paolo Brosio, tanti calciatori come Vincenzo Legrottaglie della Juventus, Lucio dell'Inter, 'l'atleta di Cristò Edinson Cavani del Napoli, Daniela Rosati, e ancora il vincitore dell'isola dei famosi Walter Nudo, un elenco non completo evidentemente.

martedì 25 settembre 2012

Divina Misericordia (II domenica dopo Pasqua)

Il disegno essenziale di questo quadro è stato mostrato a suor Faustina nel 1931. "La sera, stando nella mia cella - scrive suor Faustina - vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire mentre l'altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l'uno e l'altro pallido (...) Dopo un istante, Gesù mi disse, Dipingi un'immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te" (Q. I, p. 26). Tre anni dopo a Vilnius Gesù ha spiegato il significato dei raggi: "I due raggi rappresentano il Sangue e l'Acqua" (Q. I, p. 132). Non si tratta qui di un qualche effetto artistico, ma di una simbologia del quadro estremamente profonda.
Agli elementi essenziali del quadro appartengono le parole poste in basso: "Gesù, confido in Te". Gesù parlava di ciò già durante la prima apparizione a P*ock e poi a Vilnius: "Gesù mi ricordò (...) che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza" (Q. I, p. 138). Non si tratta qui del numero delle parole, ma del loro senso integralmente legato al disegno e al contenuto del quadro.

lunedì 24 settembre 2012

Pasqua (citazioni e preghiere)

La resurrezione
(Da Il Vangelo secondo Jonathan)
Signore, Dio della vita,
rimuovi le pietre dei nostri egoismi,
la pietra che soffoca la speranza,
la pietra che schiaccia gli entusiasmi,
la pietra che chiude il cuore al perdono.

Risuscita in noi la gioia
la voglia di vivere,
il desiderio di sognare.
Facci persone di resurrezione
che non si lasciano fiaccare
dalla morte, ma riservano sempre
un germe di vita in cui credere.

La relazione dei Sacramenti con il TRIDUO PASQUALE

Il giovedì santo Gesù nell’ultima cena, istituisce l’EUCARISTIA come MEMORIALE della sua imminente morte e Resurrezione (la vita donata come alimento spirituale).
Affida questo sacramento agli APOSTOLI rendendoli SACERDOTI (fate questo in memoria di me).
Secondo Giovanni l’ultima cena è anticipata dal gesto della LAVANDA dei PIEDI che permette di ricevere il suo corpo (dobbiamo lasciarci purificare).
Alla sua morte emise lo Spirito. Dal suo corpo crocifisso e aperto da una lancia scaturiscono SANGUE e ACQUA, segni del dono che il Crocifisso fa dell’Eucaristia (comunione, sacrificio e alleanza) e del Battesimo come ingresso alla nuova vita.
La sua morte accettata e offerta diventa il passaggio doloroso verso la Resurrezione: Gesù dà la forza di seguire con fede questo passaggio (Unzione degli Infermi).
Il BATTESIMO ci fa morire e vivere con Cristo Crocifisso e Risorto rendendoci nuove creature (“c’è un Battesimo che devo ricevere…”) e inserendoci nella realtà divina trinitaria.
- Il Risorto dona il suo SPIRITO (Cresima) e lo Spirito dona forza di testimonianza.
- Tutta la vita di Cristo può essere letta come atto d’amore verso l’umanità, consumato nel talamo della Croce (Gesù sposo della Chiesa e matrimonio come segno e strumento di tale amore: S.Paolo: “questo mistero è grande, lo dico in riferimento di Cristo e della sua Chiesa”).

domenica 23 settembre 2012

PASQUA

Il nome "Pasqua" deriva dal latino pascha e dall'ebraico pesah e significa passaggio.
E' la massima festività della liturgia cristiana, perché celebra la resurrezione di Gesù Cristo.
La datazione della Pasqua
Il Nuovo Testamento narra che Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica.
Nei primissimi tempi del cristianesimo, i cristiani di origine ebraica celebravano la Resurrezione di Cristo subito dopo la Pasqua ebraica, che veniva calcolata in base al calendario lunare babilonese e cadeva ogni anno in un diverso giorno.
I cristiani di origine pagana celebravano la Pasqua ogni domenica.
Nacquero così gravi controversie all'interno del mondo cristiano, che si risolsero nel 325 con il concilio di Nicea in cui si stabilì definitivamente che la Pasqua doveva essere celebrata da tutta la cristianità la prima domenica dopo la luna piena seguente l'equinozio di primavera. Inoltre nel 525 si stabilì che la data doveva trovarsi fra il 22 marzo e il 25 aprile.
Seguiamo ancora alcuni passi di quanto scrive Enzo Bianchi, questa volta in un articolo pubblicato su La Stampa (Pasqua: bisogna credere l’incredibile, 24.4.11) per cogliere il significato spirituale di questa grande festa:

sabato 22 settembre 2012

LA DOMENICA, giorno del Risorto

Il primo giorno della settimana”, raccontano i Vangeli, Gesù è Resuscitato e più volte, nello stesso giorno (“l’ottavo giorno”), è apparso ai suoi.
Da allora non è più il sabato il giorno della festa, il giorno del Signore, ma la domenica, giorno del Risorto che si fa presente nell’Eucarestia celebrata dai suoi riuniti in assemblea. La domenica, primo giorno della settimana, diventa il primo giorno della nuova era.
“Giorno del Signore” e “signore dei giorni” (come lo definisce un sermone del secolo V), la domenica è il giorno in cui la Chiesa, per una tradizione che “trae origine dallo stesso giorno della risurrezione” (Sacrosanctum Concilium 106) celebra attraverso i secoli il mistero pasquale di Cristo, sorgente e causa di salvezza per l'uomo. (Nota Pastorale CEI 1984)
Dire Domenica significa pronunciare Giorno del Signore (dies Domini). "Questo è il giorno fatto dal Signore". C'è un'unione profonda tra la Pasqua e la domenica. La Domenica è, infatti, la "Pasqua settimanale" secondo la definizione che risale ai primi secoli, molto amata dai Padri della Chiesa e fortemente professata specialmente nelle Chiese d'Oriente.

IL SABATO SANTO

(…) I vangeli tacciono su questo “grande sabato”: il racconto della passione di Gesù si arresta alla sera del venerdì, all’apparire delle prime luci del sabato e riprende solo con l’alba del primo giorno della settimana, il terzo giorno, appunto. Giorno vuoto, dunque? Nella tradizione cristiana occidentale, il sabato santo è l’unico giorno senza celebrazione eucaristica, l’unico “aliturgico”, senza celebrazioni particolari: tacciono le campane, non ci sono fiammelle accese nelle chiese spoglie, né canti… Anche la preghiera dei cristiani si fa silenziosa ed è carica soprattutto di attesa. Sappiamo bene che la Pasqua è un evento avvenuto ephápax , “una volta per tutte” (…). E tuttavia siamo chiamati a vivere questo giorno cogliendone il messaggio proprio: (…) Sabato santo, giorno dopo la morte, tempo in cui davanti ai discepoli c’era solo la fine della speranza, l’insopportabile dolore, la lacerazione di una separazione definitiva, di una ferita mortale: Dov’è Dio? E’ questa la muta domanda del sabato santo. (…) Nell’ora della croce Dio non è intervenuto, a tal punto che Gesù si è sentito abbandonato da lui e glielo ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34). Un giorno intero passa e non c’è intervento di Dio… Eppure Dio non ha abbandonato Gesù: se l’abbandono appare l’amara verità per i discepoli, Dio in realtà ha già chiamato a sé Gesù, anzi, lo ha già risuscitato nel suo Spirito santo e Gesù vivente è agli inferi ad annunciare anche là la liberazione. “Discese agli inferi” confessiamo nel Credo. Ecco ciò che nel nascondimento avviene al sabato santo: giorno in cui il Padre attraverso di lui porta negli inferi la salvezza. (…) Enzo Bianchi (Dare senso al tempo, Quiqajon, 2003)

LE DONNE AL SEPOLCRO: “C’ERANO ANCHE ALCUNE DONNE”

Di P. Raniero Cantalamessa, Predica del Venerdì Santo 2007 nella Basilica di S. Pietro
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala” (Gv 19, 25). Per una volta lasciamo da parte Maria, sua Madre. La sua presenza sul Calvario non ha bisogno di spiegazioni. Era “sua madre” e questo spiega tutto; le madri non abbandonano un figlio, neppure condannato a morte.
Ma perché erano lì le altre donne? (…) Venute con Gesú dalla Galilea, queste donne lo avevano seguito, piangendo, nel viaggio al Calvario (Lc 23, 27-28), ora sul Golgota osservavano “da lontano” (cioè dalla distanza minima loro consentita) e di lì a poco lo accompagnano al sepolcro, con Giuseppe di Arimatea.
Le chiamiamo, con una certa condiscendenza maschile, “le pie donne”, ma esse sono ben più che “pie donne”, sono altrettante “Madri Coraggio”! Hanno sfidato il pericolo che c’era nel mostrarsi così apertamente in favore di un condannato a morte. Gesú aveva detto: “Beato chi non si sarà scandalizzato di me” (Lc 7, 23). Queste donne sono le uniche che non si sono scandalizzate di lui. (…)

venerdì 21 settembre 2012

Il segno della CROCE

E’ il segno che caratterizza l’identità del cristiano e ricorda l’amore di Dio espresso in pienezza nel dono della vita offertaci dal Cristo. Il segno della croce è accompagnato dalla formula trinitaria (“Nel nome del Padre…”) e nei due assi, verticale e orizzontale, indica l’unione tra cielo e terra (asse verticale: “Come in cielo e così in terra”) e la comunione tra gli uomini garantita dallo Spirito santo (asse orizzontale). C’è dunque racchiusa tutta la nostra fede: nel Dio trinitario, nel suo amore per noi, nell’amore che dobbiamo vivere con i nostri fratelli. Con il Figlio c’è sempre il Padre e lo Spirito santo.
Strumento di morte, la croce abbracciata dal Cristo, diventa strumento di salvezza: l’amore trasforma il male in bene, la morte in vita eterna.
Prendere la propria croce” diventa l’invito a vivere ogni difficoltà, ogni umiliazione, continuando ad amare, a perdonare, a sperare che l’amore ha l’ultima parola e vince la morte e il male.
La croce diventa per il Crocifisso il suo trono da dove regna sovrano: la festa di Cristo Re dell’universo ci invita a contemplarlo sulla croce, come colui che è innalzato e che attira a sé ogni persona (“volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”).
E’ dal Crocifisso infine che scaturisce lo Spirito, dono ultimo dell’atto del morire, e il sangue e l’acqua dal costato trafitto (cf. Gv. 19,34), simboli dei sacramenti che dal suo amore, dalla sua vita scaturiscono.

VENERDI’ SANTO

Enzo Bianchi:
Oggi i cristiani ricordano che il venerdì 7 aprile dell’anno 30 della nostra era a Gerusalemme, città santa e cuore della fede ebraica, Gesù di Nazaret – un rabbi e profeta della Galilea che aveva destato attorno a sé un movimento e che trascinava dietro di sé una piccola comunità itinerante composta di una dozzina di uomini e alcune donne – viene arrestato, condannato e messo a morte mediante il supplizio della crocifissione. Storicamente si può dire che Gesù è stato arrestato su iniziativa di alcuni capi dei sacerdoti di Gerusalemme, a motivo di gesti compiuti e parole pronunciate (…) Catturato di notte nella valle del Cedron da un pugno di guardie del tempio, fu trascinato presso il Gran Sacerdote alla presenza del quale avvenne un confronto che permise di formulare accuse precise da presentare al governatore romano, l’unico cui spettava il potere di emettere una condanna capitale e di disporne l’esecuzione.

giovedì 20 settembre 2012

L’ULTIMA CENA secondo Leonardo

Iconografia eucaristica. Leonardo fu lo spartiacque. Sulla mensa i moti dell’animo
di Francesca Bonazzoli, Corriere della Sera, 31.8.11
Dal IV secolo ad oggi l'iconografia dell'eucarestia si può raccontare attraverso un prima e dopo Leonardo da Vinci. La sua Ultima cena, affrescata nel refettorio dove consumavano i pasti i frati domenicani del convento di Santa Maria delle Grazie, a Milano, è l'icona per eccellenza della storia della pittura, la più riprodotta, reinterpretata e copiata nonostante rappresenti il momento emotivamente più labile e ambiguo dell'istituzione del sacramento. Mai, prima di Leonardo, un artista aveva rappresentato quel preciso attimo della Cena che esclude qualsiasi descrizione concreta e si concentra invece sulla psicologia, sull'incertezza, lo stupore e il turbamento da cui sono presi tutti gli apostoli dopo che Cristo ha annunciato: «Uno di voi mi tradirà». Il genio da Vinci è infatti l'unico che dipinge le parole dell'evangelista Giovanni: «I discepoli si guardavano gli uni gli altri non riuscendo a capire di chi egli parlava»: tutti gli altri pittori si erano limitati a narrare la vicenda attraverso dettagli concreti, per esempio il momento in cui Gesù allunga la mano nello stesso piatto di Giuda annunciando il tradimento. (…)

mercoledì 19 settembre 2012

Giovedì Santo (l'Eucaristia e la lavanda dei piedi)

Il Papa Benedetto XVI ha dedicato diverse udienze a parlare della settimana santa. Nel 2011 (20 aprile) si sofferma in particolare sul Giovedì santo e ricorda:
Nel pomeriggio del Giovedì Santo inizia effettivamente il Triduo pasquale, con la memoria dell’Ultima Cena, nella quale Gesù istituì il Memoriale della sua Pasqua, dando compimento al rito pasquale ebraico. Secondo la tradizione, ogni famiglia ebrea, radunata a mensa nella festa di Pasqua, mangia l’agnello arrostito, facendo memoria della liberazione degli Israeliti dalla schiavitù d’Egitto; così nel cenacolo, consapevole della sua morte imminente, Gesù, vero Agnello pasquale, offre sé stesso per la nostra salvezza (cfr. 1 Cor 5, 7). (…) Sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato. Durante l’Ultima Cena, gli Apostoli vengono costituiti ministri di questo Sacramento di salvezza; ad essi Gesù lava i piedi (cfr Gv 13,1-25), invitandoli ad amarsi gli uni gli altri come Lui li ha amati, dando la vita per loro.
Il Giovedì Santo, infine, si chiude con l’Adorazione eucaristica, nel ricordo dell’agonia del Signore nell’orto del Getsemani. Lasciato il cenacolo, Egli si ritirò a pregare, da solo, al cospetto del Padre. In quel momento di comunione profonda, i Vangeli raccontano che Gesù sperimentò una grande angoscia, una sofferenza tale da fargli sudare sangue (cfr. Mt 26, 38). (…)

TRIDUO PASQUALE

Con il tramonto del giovedì santo ha inizio il triduo pasquale, giorni “santi”, distinti dagli altri, in cui meditiamo, celebriamo, riviviamo il mistero centrale della nostra fede: Gesù entra nella sua passione, conosce la morte e la sepoltura e il terzo giorno è risuscitato dal Padre nella forza di vita che è lo Spirito santo.
Nella Messa nella Cena del Signore si ricorda l'Ultima Cena di Gesù, l’istituzione dell'Eucarestia e del Sacerdozio ministeriale, e si ripete il gesto simbolico della Lavanda dei piedi effettuato da Cristo nell'Ultima Cena. Al termine l'Eucaristia viene riposta nell'Altare della Reposizione, davanti al quale i fedeli permangono in adorazione.
Il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù sulla Croce. La Chiesa celebra la solenne celebrazione della Passione, divisa in tre parti:
2. L'Adorazione della Croce.
3. La santa Comunione con i presantificati (cioè con l’eucarestia consacrata la sera precedente).

martedì 18 settembre 2012

Settimana Santa

La Settimana santa è quella che precede la Pasqua ed è così chiamata perché è il cuore di tutto l’anno liturgico, il tempo in cui riviviamo il kerigma di Gesù Cristo, cioè il messaggio fondamentale che siamo chiamati ad annunciare: “Gesù è il Cristo, morto e risorto”.
La settimana comincia con la Domenica delle Palme, o meglio, della Passione e culmina nella celebrazione della Pasqua.
Nella Domenica delle Palme, o Domenica di Passione si celebra l'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, acclamato dalla folla (con le Palme, simbolo del trionfo e della regalità) come Messia e figlio di Davide. Viene letto il racconto della Passione secondo l'Evangelista corrispondente all'Anno Liturgico che si sta vivendo (A, B o C). Per motivi pastorali le palme sono in Italia solitamente sostituite dai rami di ulivo che vengono benedetti all’inizio della celebrazione in un luogo a parte dove inizia la processione di ingresso. L’ulivo benedetto, simbolo di pace (vedi il racconto di Noè e del diluvio), viene poi conservato nelle case e quello avanzato viene bruciato e le ceneri utilizzate all’inizio della successiva Quaresima (nel mercoledì delle ceneri).

lunedì 17 settembre 2012

San GIUSEPPE (19 marzo, festa di San Giuseppe)

San Giuseppe è il marito di Maria, il padre “putativo” di Gesù a cui dà la discendenza davidica (realizzando così la profezia di Natan), il “sognatore” (riceve e accoglie prontamente la volontà di Dio espressa nel sogno), l’uomo giusto che non vuol far torto a Maria, l’uomo silenzioso, il lavoratore…
Seguiamo le riflessioni di Michele Dolz che ci parla delle “fatiche di Giuseppe, modello del padre di oggi” (labussolaquotidiana.it, 19.3.11): Molti hanno chiamato san Giuseppe «il santo del silenzio», perché i vangeli non ci riportano nemmeno una parola da lui pronunciata. (…) Lo si invoca come patrono della vita spirituale perché nessuno più di lui è stato in intimità con Gesù e con Maria. (…)
Pio IX (…) nel 1870 nominò san Giuseppe patrono della Chiesa. E Pio XII creò una nuova festa per ricordare san Giuseppe lavoratore, il 1° maggio 1955. (…) Non c’è da meravigliarsi di queste affermazioni «tardive» del culto a Giuseppe. La storia della teologia conosce molti di questi approfondimenti o «scoperte» di alcuni elementi della fede, dalla Madonna fino all’eucaristia. La figura di Giuseppe come «papà» di Gesù ci aiuta indirettamente a comprendere la necessità del padre in famiglia: Gesù ha voluto un padre. Non lo si può pensare solamente come custode della verginità di Maria e della sua stessa persona, come una specie di copertura sociale. Gesù è vero uomo come è vero Dio, e in quanto uomo ha attraversato tutte le tappe della crescita umana, dell’apprendimento, dell’inserimento nella comunità. È stato questo il compito di Giuseppe: crescere il Bambino come un figlio vero.

domenica 16 settembre 2012

Dibattito sul crocifisso nei luoghi pubblici

PRO…
Anche la Corte Europea ha recentemente (marzo 2011) assolto l’Italia di ledere i diritti umani con la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici.
Commenta Alessandro D’Avenia: “Se togliamo il crocifisso dovremmo anche eliminare dal nostro calendario, se non le vacanze di Natale, almeno quelle di Pasqua, andare al lavoro anche la domenica, per non subire la violenza della risurrezione di quel crocifisso che ci obbliga a dormire fino a mezzogiorno, stare con la nostra famiglia e mangiare un dolce, senza avere ragioni particolari per festeggiare...
I crocifissi non ci sono sempre stati. Non già alle pareti delle scuole, ma delle chiese. Solo nel V secolo compaiono i primi. Non si può rappresentare Dio in croce: è scandaloso, sia per gli ebrei sia per i pagani, e quindi anche per i cristiani, che provenivano culturalmente da quelle file. Pochi sono i crocifissi, qualcuno in più in età carolingia, finché Francesco ne fa il baluardo della sua preghiera, a partire da San Damiano. Così fiorisce l’immagine del crocifisso nell’arte e nella devozione privata, e conquista anche le pareti degli edifici pubblici. Sono necessari? Ogni luogo ha i suoi arredi. In chiesa voglio trovare un crocifisso, in classe una lavagna. Non si tratta di mettere crocifissi dove non è necessario che stiano, né toglierli da dove sono sempre stati. (…)