E’ una delle tradizioni più antiche legate al tempo quaresimale: la Via Crucis, la Via della Croce, il rivivere il cammino della passione e morte di nostro Signore facendoci accompagnare da immagini plastiche oltre che (e spesso più che) dai racconti evangelici. Questa tradizione può essere fatta risalire dalla Spagna del 1400 ed è da allora giunta ovunque e in tante forme rivissuta.
La narrazione della passione e morte di Gesù è, forse, il testo più antico del Nuovo Testamento. I vangeli, come scrive M. Kähler, sono «racconti della passione preceduti da un'ampia introduzione». La croce non è un evento isolato, «ma l'evento al quale è orientata la storia della sua vita e dal quale ricevono il loro significato tutti gli altri eventi» (Von Balthasar).
Seguiamo alcuni brani di quanto scrive il grande cardinale Gianfranco Ravasi in un articolo per Avvenire (Domande della Via Crucis, 22.4.11):
“Nella memoria visiva di tutti la Via Crucis ha, come riferimento emblematico, l’evento serale che, ormai da anni, il Venerdì santo si celebra al Colosseo, con la presenza del Papa, sotto i riflettori della televisione. Pochi, però, sono a conoscenza del fatto che le «stazioni» che costellano quell’anfiteatro romano furono insediate nel 1750 da un frate minore francescano, il ligure san Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Egli era stato per oltre quarant’anni il predicatore più acclamato d’Italia, che percorreva in lungo e in largo con le sue «missioni» (ne tenne 343), e spesso suggellava questi corsi di predicazione popolare con l’erezione di una Via Crucis (ne istituì ben 572!) dando impulso a una pratica devozionale che risaliva ai secoli precedenti.
Il primo a codificare in senso stretto questa sequenza di soste oranti o «stazioni» che rappresentavano i vari eventi (evangelici o apocrifi) delle ultime ore della vita di Cristo pare sia stato il beato domenicano spagnolo quattrocentesco Alvaro di Cordova che, al ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta, volle perpetuare il ricordo di quella sua esperienza spirituale-topografica. (…) Fu così che progressivamente quasi tutte le chiese furono marcate da raffigurazioni o da croci lignee che riproponevano quelle scene, dapprima in un numero variabile (di solito sette), poi codificate nelle classiche quattordici «stazioni».
(…) In realtà il condannato procedeva, già stremato dalla tortura delle flagellazioni precedenti, reggendo solo il patibulum, ossia il braccio trasversale di quella croce il cui palo verticale era già piantato lassù, tra le pietre di un piccolo promontorio roccioso, sito fuori le mura di Gerusalemme e denominato in aramaico Golgota e in latino Calvario, cioè «Cranio», forse per la sua configurazione esteriore.
(…) La Via Crucis rimane, comunque, il simbolo non solo di una storia passata, ma anche di un’esperienza universale e perenne di dolore e di morte, di fede e di speranza. (…) In questa luce la Via Crucis, pur nella sua sacralità devozionale e nell’identità cristiana della sua trama, può diventare una parabola che parla a tutti, evocando la prevaricazione del potere e l’ingiustizia, l’odio e l’amore, la vita e la morte, il dolore e la speranza, la storia e la trascendenza.
(…) In realtà il condannato procedeva, già stremato dalla tortura delle flagellazioni precedenti, reggendo solo il patibulum, ossia il braccio trasversale di quella croce il cui palo verticale era già piantato lassù, tra le pietre di un piccolo promontorio roccioso, sito fuori le mura di Gerusalemme e denominato in aramaico Golgota e in latino Calvario, cioè «Cranio», forse per la sua configurazione esteriore.
(…) La Via Crucis rimane, comunque, il simbolo non solo di una storia passata, ma anche di un’esperienza universale e perenne di dolore e di morte, di fede e di speranza. (…) In questa luce la Via Crucis, pur nella sua sacralità devozionale e nell’identità cristiana della sua trama, può diventare una parabola che parla a tutti, evocando la prevaricazione del potere e l’ingiustizia, l’odio e l’amore, la vita e la morte, il dolore e la speranza, la storia e la trascendenza.
Gianfranco Ravasi
LE 14 STAZIONI della Via Crucis
Le Stazioni della Via Crucis che è arrivata a noi come tradizionale sono le seguenti:
2. Gesù è caricato della croce
3. Gesù cade per la prima volta
7. Gesù cade per la seconda volta
9. Gesù cade per la terza volta
Il carattere devozionale di alcune delle stazioni tradizionali, da una parte, e l'assenza di momenti significativi dei racconti evangelici, dall'altra, hanno portato a elaborare schemi alternativi di Via Crucis, articolate secondo il Vangelo.
Nel 1991 la tradizionale Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo fu così fatta secondo lo schema seguente:
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