Questa terra, maltrattata e saccheggiata, oggi si lamenta; con essa, tanti dei suoi abitanti. Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e ciascuno a una «conversione ecologica», secondo l’espressione di san Giovanni Paolo II, cioè a «cambiare rotta», assumendo la bellezza e la responsabilità di un impegno per la «cura della casa comune».
Nel testo ci sono denunce molto dure, contro gli egoismi e la miopia alla base di una certa concezione dello sviluppo e contro i danni che ne derivano per l'essere umano e per l'ambiente, ma lo sguardo del Pontefice sembra illuminato anzitutto dalla speranza. «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune» (13); «l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente» (58); «non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi» (205).
Un altro tratto distintivo dell'Enciclica è certamente la costante attenzione a entrare in dialogo con tutti, non solo con i fedeli cattolici. Il dialogo percorre tutto il testo, e nel capitolo 5 diventa lo strumento per affrontare e risolvere i problemi. Tanto che, in non pochi passaggi, il Papa assume esplicitamente il contributo sui temi ambientali offerto da cristiani non cattolici (in particolare il Patriarca ecumenico Bartolomeo I), da altre religioni e da scienziati, filosofi e associazioni che hanno «arricchito il pensiero della Chiesa su tali questioni» (7).
L’itinerario dell’Enciclica è tracciato nel n. 15 e si snoda in sei capitoli, di cui di seguito offriamo una sintesi. A dare unitarietà al tutto sono alcuni assi tematici che percorrono il documento papale, affrontati da una varietà di prospettive diverse: «l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (16)